«Ora si deve solo lavorare E i costi sono aumentati»
«Fateci aprire», hanno gridato in coro barbieri, estetiste e parrucchiere nei giorni del lockdown, polemizzando contro i decreti e le ordinanze che non contemplavano il ritorno alla normalità per queste attività. Ma da ieri, con il via libera all’apertura, le polemiche sono state abbandonate: «Ora l’importante è lavorare, lavorare e lavorare. Non chiedevamo altro».
Aurora Hysa riceve il primo cliente nel suo atelier di via S.Vigilio. «In questi mesi non ho pagato l’affitto, ho sentito la proprietà e ci siamo accordati per la sospensione che poi dovrò recuperare. Ma questo non mi preoccupa perché stringendo i denti so che posso farcela, magari facendo alcuni sacrifici, saltando le vacanze ad esempio. Sono felice di avere già l’agenda piena per le prossime settimana, anche perché i miei clienti non li ho mia lasciati soli». Clienti che in questi mesi con le serrande abbassate hanno chiesto consigli: «In molti avrebbero anche voluto che andassi a casa loro, ma ho sempre rifiutato. Mi limitavo a dare qualche dritta sulle tinte da acquistare al supermercato, su come non combinare disastri».
«Disastri veri e propri», conferma Monica Sartori, responsabile della punto Jean Louis David di via Santa Croce: «All’arrivo di qualche cliente abbiamo dovuto trattenere qualche risata — ammette — perché le tinte fai-da-te in alcune occasioni hanno prodotto risultati catastrofici». Ma si ricomincia, allungando l’orario di due ore al giorno e arrivando fino alle 21: «Seguiamo tutte le norme dell’Inail, le indicazioni che ci hanno fornito le associazioni di categoria e la Jean Louis David. Devo dire — continua — che i clienti sono bravissimi, capiscono la situazione e si adeguano alle nuove disposizioni». Come l’introduzione degli effetti personali in apposite buste da consegnare all’entrata, la misurazione della temperatura, la distanza di sicurezza, la detersione delle mani, l’uso della mascherina e l’obbligo di prenotazione.
Sulla stessa via anche Clemente Covi, parrucchiere: «Le spese per i dispositivi di sicurezza, considerando i kit usa-e-getta e l’organizzazione
Seguiamo tutte le direttive. I clienti sono bravissimi, capiscono la situazione e rispettano tutte le precauzioni
Covi Le spese per garantire la sicurezza non sono poche, ma l’agenda è piena e ci rende un po’ più ottimisti
per garantire le distanze, sono elevate e dobbiamo farcene carico. Io sono fortunato perché ho a disposizione un locale grande, ma le difficoltà rimangono». Anche Covi, però, guarda avanti: «La gente chiama e si prenota, i clienti non mancano e questo ci tranquillizza per il futuro». Anche perché la tinta per coprire la ricrescita e il taglio per accorciare la frangia che in questi mesi si è allungata sono operazioni indispensabili, ma questo non sempre vale per i servizi estetici, come manicure o depilazione: «Tra chi si faceva le ciglia o i servizi più costosi — spiega Lia Giordani, titolare del Nagua Beauty&Hair di piazza Silvio Pellico — viene solo chi se lo può permettere.
Sta diventando un servizio di lusso, la crisi si sente. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi». Giordani ha dovuto ritoccare al rialzo i prezzi: «I costi organizzativi, i tempi dilatati per ogni cliente e le spese per essere a norma non sono trascurabili». Nel quartiere di San Martino anche il barbiere Michele Pedot indossa la mascherina. «E pure la visiera plastificata quando devo radere i clienti, che per farsi fare la barba la mascherina devono per forza toglierla». I clienti arrivano un po’ scapigliati: «Ma con la voglia di tornare a prendersi cura di loro stessi e di normalità».