Scuola: sabato in aula e meno ore
La circolare prevede anche tre metri quadri a studente e il pasto in classe. Riapertura materne, si sta lavorando su una decina di asili Elementari e medie, il piano post Covid della Provincia. Maturità, mancano presidenti di commissione
Con una circolare il dirigente Ceccato ha diffuso le prime ipotesi per il rientro in aula: meno ore, 3 metri a bimbo e in classe di sabato. Intanto però bisogna risolvere il nodo maturità: mancano presidenti di commissione.
TRENTO Il mondo della scuola incalza la politica. Il consiglio del sistema educativo manda in via Gilli un decalogo di domande e proposte. E dal dipartimento arrivano «le prime indicazioni per l’organizzazione dell’attività didattica per la scuola primaria e secondaria di primo grado»: in classe per 6 giorni, gruppi di 10-12 bambini e ragazzi, 3 metri quadri a individuo.
Il dipartimento
L’ipotesi è contenuta in una «nota informativa — come spiega il dirigente Roberto Ceccato— che ho inviato a dirigenti affinché provassero a calarla nelle loro scuole». L’idea è quella di mandare i bimbi in classe per 24-26 ore alle elementari sabato incluso, quindi per massimo 4 ore e 20 al giorno e 5 ore alle medie (30 settimanali). Tre i metri quadri in media di cui ogni piccolo dovrà disporre e 10-12 i bimbi e ragazzi per classe. Bimbi di prima e seconda elementare e di prima media e bimbi con bisogni educativi speciali dovranno avere la priorità sul tempo passato a scuola. Il servizio mensa ci sarà ma i pasti saranno consumati in classe. «È una cornice — prosegue —che abbiamo esposto alle scuole affinché ci dicano, prima che noi avviamo i dialoghi con i Comuni, quali sono le varie criticità e fin dove riescono a fare, in termini di personale, con quello che hanno». Insomma i doppi turni, la didattica a distanza («soprattutto alle superiori») non sono stati scartati. «È anche possibile che alcune scuole possano organizzarsi su 5 giorni: dopodiché dovremo garantire una certa omogeneità». Nel documento infatti si legge che «laddove l’attività didattica non possa essere assicurata a tutti per la carenza di spazi si dovrà elaborare una programmazione alternativa» che per le medie diventa «settimanale da casa. Nelle classi terze l’impianto didattico potrà avvalersi in misura maggiore di una didattica a distanza, con un gruppo classe impegnato nel medesimo tempo in parte in classe e in parte da remoto».
Le proposte
Uno schema questo che, in caso di carenza di spazi (e nella circolare Ceccato parla anche di recupero di plessi dismessi e di spazi chiesti ai Comuni) potrebbe valere anche per le superiori. Un tema al centro del documento licenziato all’unanimità lo scorso fine settimana dal Consiglio del sistema educativo presieduto da Giovanni Ceschi che si articola in 10 punti. «Il consiglio — si legge — concorda sull’urgenza di ricevere dalla giunta provinciale e dall’amministrazione linee guida e protocolli sanitari per l’inizio della “fase 2”». Il completamento dell’anno scolastico è il primo punto, con il nodo esami e la valutazione: su questo «l’amministrazione intende allinearsi alle indicazioni ministeriali o mantenere spazi per proposte in autonomia?». Quindi la definizione degli organici: viene contestata «le rigidità sugli organici di diritto». Quindi la proposta di «essenzializzare i curricula per consentire» un’eventuale «rimodulazione dell’offerta formativa». Il Consiglio esprime poi le sue preoccupazioni per la scuola dell’infanzia e passa in rassegna i problemi dell’alternanza scuola lavoro, rimasta bloccata, della formazione professionale e, sesto punto , dei bisogni educativi speciali «per i quali è necessario prevedere una ripresa dell’attività in presenza con modalità di accesso prioritarie». Il punto 7 è «una priorità assoluta» ossia «mense e trasporti», quindi si parla di potenziamento della «dotazione informatica», di formazione dei docenti e infine di edilizia scolastica.Il consiglio suggerisce «investimenti straordinari» per «creare nelle scuole ambienti modulari, recuperare eventuali plessi dismessi» e «inventariare immobili disponibili». E ancora utilizzare moduli prefabbricati in prossimità delle scuole.
Gli esami
Uno dei primi nodi da risolvere però è quello degli esami. Mancano in tutta Italia presidenti delle commissioni, di solito reclutati tra febbraio e marzo. E un po’ per la paura del Covid un po’ per i timori di non sapere bene che esame si andrà a gestire pochi si sono fatti avanti. Anche in Trentino: c’è tempo fino a fine mese e il dirigente Ceccato ha scritto alle scuole per incentivare la messa a disposizione. Se ancora mancheranno persone si dovranno o ampliare i requisiti o pescare tra recenti pensionati.
Gli asili
Fa discutere anche il protocollo della giunta per la riapertura delle materne. Giuliano Baldessari, presidente della Federazione delle scuole materne che lavora al progetto da mesi, frena: «Deve essere chiaro che si sta lavorando su una decina di scuole, forse qualcuna in più. Noi siamo per fare scuola e non servizio ludico; in quel caso si dovrà andare almeno fino al 15 luglio, ma di certo non sarà come prima».