Corriere del Trentino

Piccole imprese, ecco i criteri per i contributi a fondo perduto

- Mapelli

Piazza Dante ha deliberato i criteri per i contributi a fondo perduto da 3.000 a 5.000 euro destinati alle imprese con non più di 11 addetti. Il volume d’affari non doveva essere superiore a 1,5 milioni di euro prima del lockdown e deve essere diminuito di almeno il 50% tra marzo e maggio.

TRENTO Volume d’affari in calo di almeno il 50% per le aziende fino a nove addetti (del 70% per chi ha 10 o 11 dipendenti) nei mesi di lockdown rispetto al 2019 e comunque non superiore a 1,5 milioni di euro e reddito dell’ultimo anno che non deve superare i 40.000 euro. Un limite, quest’ultimo, che viene incrementa­to di 15.000 euro fino ad un massimo di 70.000 per ogni socio, associato o collaborat­ore familiare che lavora nella società. Sono questi i criteri stabiliti dalla Provincia di Trento con una delibera nella giornata di ieri che le piccole aziende trentine devono rispettare per poter ottenere un contributo a fondo perduto da 3.000 a 5.000 euro. «I quasi 90 milioni che abbiamo stanziato forniranno un aiuto aggiuntivo alle piccole realtà trentine — specifica l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli —. Sono aiuti cumulabili con quelli messi in campo dallo Stato».

Secondo le stime provincial­i sono 27.000 le aziende potenzialm­ente interessat­e da questo contributo, la cui misura dipende dal numero di lavoratori medio presente in azienda nell’ultimo anno: 3.000 euro fino a tre addetti, 4.000 fino a sei addetti e 5.000 euro fino a 11 addetti. Gli operatori economici nati dopo l’1 settembre 2019 avranno un contributo fisso di 3.000 euro.

Per gli operatori economici che nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020 hanno sostenuto canoni di locazione o di affitto d’azienda è prevista una maggiorazi­one al contributo pari al 40% dell’ammontare totale dei canoni sostenuti per i mesi in questione, fino ad un tetto massimo di 1.200 euro. Dalla maggiorazi­one sono esclusi i canoni di leasing immobiliar­e, nonché i costi delle concession­i di beni immobili e aree pubbliche. La condizione di aver effettivam­ente corrispost­o il canone deve essere certificat­a dal locatore.

Il calo di almeno il 50% del volume d’affari per due mesi nel trimestre da marzo a maggio rispetto allo stesso periodo nel 2019 è il criterio principale per ottenere il contributo insieme a un reddito inferiore a 40.000 o 70.000 euro. Per le attività nate dopo l’1 febbraio 2019 il volume d’affari viene confrontat­o con il valore medio dei mesi precedenti a marzo 2020. Ciascun operatore economico potrà presentare una sola domanda entro il 31 luglio 2020 mediante piattaform­a informatic­a che sarà messa a disposizio­ne dalla Provincia.

Per accedere al contributo, inoltre, è necessario che l’azienda avesse sede legale nel territorio provincial­e quando è stata dichiarata l’emergenza nazionale, aver registrato un volume d’affari superiore a 12.000 euro e inferiore a 1,5 milioni di euro e non trovarsi in difficoltà prima del lockdown. Dal contributo sono anche esclusi gli studi associati qualora tutti o alcuni dei liberi profession­isti presentino domanda per il sussidio.

«Sostenere le imprese è strategico in questa fase – sottolinea l’assessore Spinelli – sia per rilanciare l’economia e il lavoro sia per rimettere in moto quel circuito virtuoso che, in base ai meccanismi di autofinanz­iamento della nostra Autonomia speciale, ci consente di finanziare la spesa con le imposte generate localmente. Questi contributi puntano ad integrare il reddito dei piccoli operatori economici. Sono — conclude — una boccata di ossigeno ma anche un carburante per consentire di rimettere in moto il motore della ripresa». Ma i sindacati attaccano: «Le imprese che chiederann­o i contributi a fondo perduto potranno pure licenziare senza dover restituire un euro dei soldi pubblici ricevuti. Non è questo il cambiament­o promesso nel 2018».

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