Direttore Mart, la scelta interna non convince
N on c’è pace sotto la cupola del Mart. Dopo le accese querelle delle scorse settimane, un nuovo intervento arriva ora a disturbare la precaria quiete che si respira nell’istituzione museale roveretana da quando l’ormai ex direttore Gianfranco Maraniello ha annunciato il suo ritiro, senza che il presidente Vittorio Sgarbi decidesse a procedere con una nuova nomina ufficiale tramite concorso.
A prendere la parola sono ora alcuni professionisti e intellettuali trentini, che rivolgono alla giunta provinciale preseduta da Maurizio Fugatti la richiesta di intervenire a difesa del Museo di arte moderna e contemporanea.
«Il Trentino ospita artisti di grande rilievo, impegnati, riconosciuti - recita la lettera inviata in Piazza Dante -. Alcuni operano a livello internazionale, hanno partecipato alle Biennali nel mondo, vinto premi di prestigio, sono stati riconosciuti e collezionati da istituzioni estere, e molti di questi hanno collaborato negli anni in modo proficuo con il Mart, il quale sicuramente ha contribuito alla nascita e allo sviluppo di questi artisti professionisti. Al museo è legato anche un folto gruppo di lavoratori professionisti che ruotano attorno al mondo della cultura artistica e di fruitori, collezionisti, studiosi e mecenati» ricordano i firmatari.
Tra i nomi, ricorrono quelli di Vincenzo Calì, studioso e storico, già docente di storia contemporanea all’Università degli Studi di Trento e direttore per due decenni del Museo storico, il senatore Marco Boato e il presidente dell’Anpi del Trentino Mario Cossali, accanto alla fotografa Luisella Savorelli e all’imprenditrice Chiara Moser.
L’attacco è rivolto direttamente contro il presidente Sgarbi: «Ora, invece, è un rappresentante dello stesso Museo a negare e screditare palesemente l’operato di un folto gruppo di artisti, tra i più importanti del territorio, e il saldo legame reciproco con la struttura museale, offendendo anche chi in Trentino ha sostenuto nel tempo e continua giustamente a sostenere questi artisti. Il museo giace in un limbo senza nessuna visione né del territorio né per il futuro. Con un ritardo ingiustificabile e irresponsabile, vediamo oggi annunciare un’inaccettabile soluzione ad interim (Diego Ferretti, ndr). Auspichiamo che d’urgenza si provveda all’individuazione del direttore in una figura con le adeguate competenze, esperienza e titoli, come da regolamento. È dovere della Giunta assicurare la prosecuzione della condotta del Mart, essendo interesse della Giunta stessa tutelare, valorizzare e soprattutto difendere le eccellenze del territorio».
La lettera fa seguito a quella inviata due settimane fa alla giunta provinciale da parte di un gruppo di artisti contemporanei nella quale si chiedeva allo stesso modo la nomina di un direttore e alla quale Sgarbi aveva risposto denigrando gli artisti («non ne conosco la larga parte») e le mansioni del direttore stesso («puramente amministrative») e aprendo la strada alla possibilità che i sette curatori attualmente in carica tra la sede centrale, la Casa Depero e la Galleria Civica di Trento, possano essere «tutti direttori. Ognuno di loro avrà responsabilità dirette senza essere sottomesso a un direttore capo. Altrimenti, chiedendo a tutti di concorrere, come pretendono i 15 artisti, agirò con il presidente Fugatti perché uno di loro, e non un estraneo, sia il prossimo direttore».
Anche negli uffici la polemica non si ferma. È di lunedì la protesta di un gruppo di professionisti precari che lavorano sia in realtà museali come Mart, Muse e Fondazione Museo Storico del Trentino, sia nell’ambito dello spettacolo, che denunciano la preoccupante situazione in cui normalmente sono costretti a lavorare, condizione che è ulteriormente aggravata dall’emergenza nazionale causata dal Covid19. «Siamo professionisti laureati e qualificati senza stabilità né riconoscimento professionale - protestano -. Non abbiamo un monte ore stabilito né stipendio costante, né malattia, né maternità o paternità. Occorre ripensare radicalmente l’approccio alla cultura valorizzando i lavoratori».