Corriere del Trentino

Latte e ghiaccio

Due grotte da scoprire e una guida: Manzoni L’ultimo libro di Motta

- Di Silvia Vernaccini

Èappassion­ato di montagna Stefano Motta, scrittore e saggista milanese, ma è anche un profondo conoscitor­e di Alessandro Manzoni e quest’ultimo libro, Latte e Ghiaccio per le Edizioni del Faro, lo conferma.

Due racconti che narrano in forma letteraria l’esplorazio­ne di due grotte: una in Lombardia nel cuore della Grigna, sopra il lago di Como, e l’altra in Trentino, in val di Gresta. A guidare, nei sottesi delle storie, appunto, lo scrittore, poeta e drammaturg­o Alessandro Manzoni che compare nel disegno in copertina tratto dalla famosa Edizione Quarantana de I Promessi Sposi.

«Dopo aver divagato con pubblicazi­oni di altro tipo, avevo voglia di tornare al “mio” Manzoni – dichiara l’autore, curatore tra le altre di un’edizione de I Promessi Sposi adottata da numerosi istituti superiori –. Ero stanco di essere citato sempre e solo in quanto “studioso di Manzoni”, ma ho però capito che la mia, col Manzoni, è un’amicizia più che un’etichetta, e come tutte le amicizie vere va tenuta viva».

E del Manzoni, leggendo queste pagine, si recuperano il realismo storico e alcuni personaggi che fanno da collante tra i capitoli e le due realtà geografich­e. Su tutti quel Menico che, accompagna­ndo gli esplorator­i alla grotta di Moncodeno, esclama: «Quel ramo del lago di Como d’onde esce l’Adda giace fra due catene non interrotte di monti, da settentrio­ne a mezzogiorn­o, e si allarga tutto a un tratto, offrendosi alla vista del viaggiator­e, una volta che la carrozza abbia oltrepassa­to i declivi boscosi del Monte di Brianza». Due racconti, dunque, il cui intento/desiderio dell’autore è che possano «essere scambiati come due apocrifi del Manzoni».

Di certo si ha l’impression­e, nel leggerlo, che Motta si sia proprio divertito nel raccoglier­e i diversi spunti storici e letterari che accompagna­no il geologo e medico danese Niels Stensen, italianizz­ato in Nicolò Stenone, chiamato in Italia nel 1671 dall’amico e mecenate Cosimo III dei Medici per seguire la raccolta mineralogi­ca e paleontolo­gica di Palazzo Pitti a Firenze. Esplorando la grotta, oggi in suo onore «dello Stenone», e le buche di ghiaccio che caratteriz­zano l’ambiente circostant­e, quando è ospite di Francesco di Castelbarc­o nel suo castello in val di Gresta, viene consigliat­o ad andare a scoprire un’analoga grotta, la giazzera di Moncodeno: «Sento che sopra il Lago di Como sia una grotta dell’istessa natura e giacché mi vi trovo così vicino, ho stimato bene di valermi della congiuntur­a...». Della ghiacciaia di Moncodeno esistono i disegni di Stenone, ma sono andati perduti quelli della grotta di ghiaccio di Gresta; sono rimaste alla storia le due lettere che il geologo danese scrisse al Granduca Cosimo III.

Nel racconto si rincorrono i riferiment­i alla peste del 1630, quella de I Promessi Sposi, ma anche gli stupori di fronte alle mirabilia, le collezioni di scienze naturali come quella dello scienziato Manfredo Settala di Milano che accompagne­rà Stenone nella spedizione: «Quattro coste di Pesce Sirena, o Pesce Muglier, e una mano di pesce sirena, una pelle di Tigre e una di Leone, un’Icuana, che nel capo tiene una pietra molto stimata contro veleno».

Diversi gli accenni al poeta Dante come quando, cercando spiegazion­e nell’inversione termica delle buche di ghiaccio in val di Gresta scrive: «Nessun drago a soffiare ghiaccio dalle narici, nessun lago sul fondo, nessun Lucifero a sbattere ali giganti come l’Alighieri aveva ficcato tra il ghiaccio eterno di Cocito. Cosa provocava allora quelle correnti d’aria?». In Lombardia non poteva mancare l’aggancio a Leonardo da Vinci, quando i nostri esplorator­i cercano la sorgente del Fiumelatte, un fiume di colore bianco a carattere intermitte­nte. «È il Fiumelacci­o, il quale cade da alto più che braccia 100 dalla vena donde nasce, a piombo sul lago, con inistimabi­le strepitio e romore» annotava Leonardo nel Codice Atlantico. «Ho cercato di tratteggia­re in filigrana l’Inferno dantesco, nella descrizion­e di un paesaggio che è più metafisico che realistico. Anche se il Fiumelatte, la grotta di Gresta e la Ghiacciaia del Grignone esistono davvero e ci sono andato un sacco di volte» commenta l’autore.

Appendici storico-geografich­e completano i due racconti; realtà e fantasia si avvicendan­o fino alla conclusion­e con la scoperta di un misterioso manoscritt­o che recita: «L’Historia si può veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendol­i di mano gl’anni suoi prigionier­i, anzi già fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia».

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La grotta di Gresta e la ghiacciaia del Grignone sono raccontate nell’ultimo libro di Stefano Motta
Esplorazio­ni parallele La grotta di Gresta e la ghiacciaia del Grignone sono raccontate nell’ultimo libro di Stefano Motta

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