Covid-19, scarcerati oltre quaranta detenuti
Sono quarantacinque i detenuti scarcerati per l’emergenza coronavirus.
L’emergenza Covid detta nuove regole anche sulle scarcerazioni. Le violente polemiche sulla revoca della misura in carcere di alcuni boss della mafia, che ha fatto scricchiolare la poltrona del ministro della giustizia Alfonso Bonafede (il Parlamento ha respinto le due mozioni di sfiducia) e, allungando lo sguardo al solo Trentino, l’applicazione degli arresti domiciliari a Marco Manfrini, il cinquantenne di Rovereto accusato di aver brutalmente ucciso la moglie Eleonora Perraro, fotografano chiaramente un aspetto della giustizia ai tempi del coronavirus. Nell’immaginario collettivo la scarcerazione a causa della pandemia doveva essere riservata solo a detenuti con pene lievi, ma le valutazioni che vengono fatte sono diverse. Tanto che è tornato a casa anche Manfrini, decisione difficile da digerire per i genitori della povera Eleonora. «Questa non è giustizia», commenta, disperata, la mamma Mariangela.
Ma quanti sono i detenuti scarcerati dall’inizio della pandemia? Sono 45, di questi 5 per effetto dell’articolo 123 del decreto legge del 17 marzo che prevede la detenzione domiciliare al posto del carcere per chi ha una pena residua non sopra i 18 mesi. Gli altri 40, tra cui Manfrini, sono stati scarcerati sempre per effetto della pandemia ma per motivi di salute. A parte il cinquantenne di Rovereto si tratta perlopiù di persone accusate di furto, spaccio e truffa. Sono un centinaio le istanze analizzate dal Tribunale di sorveglianza e dalla Procura di Trento. Per molti detenuti le domande sono state respinte in quanto, soprattutto gli stranieri, non avevano un domicilio. La maggior parte sono infatti agli arresti domiciliari, per chi è in attesa di giudizio, o in regime di detenzione domiciliare.