Corriere del Trentino

Il popolo dello spritz mascherato: voglia di libertà

Aperitivo post quarantena tra distanziam­ento, amici, affetti stabili, controlli

- Di T. Di Giannanton­io

TRENTO I gesti, i luoghi, i drink sono più o meno sempre gli stessi: si alza il calice, si va dal bar di fiducia e si beve uno Spritz o un Hugo. Ma dopo due mesi in quarantena la patina emozionale che riveste il rito dell’aperitivo «mascherato» non è affatto «normale». Perché «adesso inizio a apprezzare di più le cose a cui magari prima non davo peso», perché banalmente «lo stare insieme è una cosa semplice, ma mi è mancato tantissimo». Parole che ieri pomeriggio sono rimbalzate da un tavolo e l’altro come bollicine di un cocktail nel centro storico di Trento, preso d’assalto da centinaia di persone, giovani e meno giovani.

Tra le vie quasi tutti indossano la mascherina. A prima vista, in lontananza, i plateatici sembrano pullulare di assembrame­nti. Sedie e tavolini però sono tutti distanziat­i tra loro secondo la normativa vigente. Certo, «i ragazzi sono quelli che forse fanno un po’ più fatica a rispettare il metro di distanza, ma tutto sommato la gente è rispettosa», annota Marco al bar Pasi. Sedute ai suoi tavolini in piazza Pasi ci sono Irene e Chiara, due giovani lavoratric­i del settore della ristorazio­ne, la prima di un paese dell’alta val di Non e la seconda di Lavis, in questo momento entrambe lasciate a casa a causa dei risvolti economici dell’emergenza sanitaria. «Ci voleva una boccata d’aria — dicono —. Siamo venute in città per goderci il gin tonic della libertà». Per loro così come per tante altre persone ieri è stato il primo aperitivo all’aria aperta e il primo giorno in cui si sono riviste. E alcuni ne hanno approfitta­to per festeggiar­e ricorrenze rimaste in sospeso. «Stiamo brindando ai compleanni di metà marzo e di metà aprile di due di noi — spiegano, sedute al bar TJ di via delle Orne, un attimo dopo aver scattato un selfie di gruppo, Cristina, Veronica, Isabel, tra i 25 e i 30 anni, arrivati dall’altopiano della Vigolana —. Avevamo bisogno di fare due passi fuori dai nostri paesi, anche per il gusto di andare in un posto diverso da quello in cui siamo rimasti chiusi per due mesi».

Così anche l’aperitivo assume un sapore diverso, meno scontato, perlomeno in questi primi giorni di riapertura. «Dopo due mesi sicurament­e è bello rivedere persone con cui hai passato magari dieci anni della tua vita — osservano Michele, Marco e Davide, studenti e lavoratori tra i 20 e i 25 anni —. Apprezzi di più le cose a cui magari prima non davi molto peso». Gli amici, o affetti stabili che siano, sono le persone che sono mancate di più e con le quali si decide di tornare a fare il rito dell’aperitivo, seppure indossando la mascherina. «Con tutte le precauzion­i che servono non si può rinunciare però allo stare insieme — afferma davanti a una birra chiara, al bar Caffè Italia di piazza Cesare Battisti, Natalie, commessa ventenne di un negozio di abbigliame­nto —. È una cosa semplice ma mi è mancato tantissimo. Forse anche perché io abito in montagna e non ho avuto mai la possibilit­à di vedere i miei amici». E sicurament­e le parole scambiate di persona hanno tutt’altra vita da quelle dette a uno schermo in videochiam­ata. «Ci sentivamo prima per telefono ma la profondità di conversazi­one è diversa quando hai una persona davanti — considera Furio, studente trentino di Scienze cognitive, in compagnia del suo amico Alberto al Golden Eagle di via Belenzani —. Ci voleva farsi un bicchiere insieme, è rinvigoren­te».

Confortant­e, ma sempre con la massima attenzione a rispettare le misure di sicurezza. Sono diverse infatti le pattuglie che girano tra le vie del centro storico. E su questo punto il comandante della polizia

 Irene e Chiara È la prima volta che ci rivediamo, boccata d’aria

Il gruppo Stiamo brindando ai compleanni di marzo e aprile

Natalie Con tutte le precauzion­i, ma non si può rinunciare alla vita

Marco (bar Pasi)

I ragazzi fanno più fatica ad osservare il metro di distanza, ma la gente è tutto sommato rispettosa

locale di Trento, Lino Giacomoni, fa un po’ di chiarezza. «In questi giorni abbiamo ricevuto alcune decine di segnalazio­ni, per noi molto utili per un controllo capillare. Per ora non abbiamo sanzionato nessuno, ma effettuato solo richiami — spiega —. Ma bisogna anche considerar­e che ci sono alcune eccezioni agli obblighi previsti dalla normativa: per esempio quando si è seduti ai tavolini si può non indossare la mascherina ». E conclude: «Fuori dal suolo pubblico occupato dal locale il gestore non ha nessuna responsabi­lità».

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Il centro storico di Trento ieri pomeriggio con i bar gremiti e gli aperitivi sui tavolini (Foto Pretto)
La ripresa Il centro storico di Trento ieri pomeriggio con i bar gremiti e gli aperitivi sui tavolini (Foto Pretto)
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