Corriere del Trentino

PERCHÉ DICO NO AI BOND

- Di Michele Andreaus

In queste ultime settimane, il dibattito su come finanziare la gestione dell’emergenza e della ripartenza, è stato vivace. Si sono lette varie prese di posizione, vari suggerimen­ti, alcuni percorribi­li, altri meno. Io stesso ebbi modo di evidenziar­e come il debito sano sia quello che «costa» meno e, in questo momento, la via dei bond provincial­i da collocare presso i risparmiat­ori non è la via più efficiente, e forse nemmeno la più efficace, stante i dubbi sulla effettiva volontà dei risparmiat­ori trentini di sottoscriv­ere questi titoli e personalme­nte non mi piace l’espression­e «utilizzare» i risparmi dei trentini, che rientrano nella massima discrezion­alità dei legittimi proprietar­i. Si è poi sentita la proposta di usare come veicolo per l’eventuale emissione di questi titoli Mediocredi­to, anche se nessuno ha mai chiarito come una banca non investment grade (Moody’s Ba1 con outlook negativo), possa raccoglier­e risorse finanziari­e a condizioni competitiv­e. Mediocredi­to, pur avendo un ottimo management, paga anni di incertezze strategich­e, sempre in mezzo al guado, tra interessi contrappos­ti degli azionisti pubblici e del credito cooperativ­o.

Econ un Cda che lavora per tutelare gli interessi delle Casse rurali e non per fare gli interessi di Mediocredi­to, con evidenti conflitti di interesse. In questo contesto, sarà già un buon risultato se questa banca avrà un futuro, quindi non penso proprio sia in grado di finanziare la Provincia di Trento emettendo titoli, da girare poi ai risparmiat­ori.

Si sono poi lette critiche e analisi dell’operato di Cassa del Trentino, realtà nata da un’intuizione di Ivano Dalmonego. Dato che la Provincia finanzia opere pubbliche in conto annualità (ad esempio, il Comune X riceve il contributo per la costruzion­e della scuola materna spalmato in dieci anni), in passato il singolo Comune si rivolgeva alla sua banca e otteneva, con la delibera del contributo, un mutuo che, di fatto, scontava le rate future del contributo. Con Cassa, il meccanismo cambia: la Provincia versa a Cassa del Trentino le annualità ed è Cassa che anticipa ai Comuni la liquidità per la realizzazi­one delle opere pubbliche. Questo consente di avere un unico soggetto che provvede alla raccolta, con la possibilit­à di accedere ad investitor­i istituzion­ali e la possibilit­à di esplorare forme di finanziame­nto alternativ­e e integrabil­i: finanziame­nti bancari, Banca europea degli investimen­ti, Cassa depositi e prestiti, mercato finanziari­o.

I rapporti finanziari tra Provincia a Cassa sono regolati da un tasso che la Provincia utilizza per calcolare le rate. In passato è successo che tale tasso sia stato spesso maggiore rispetto al tasso di finanziame­nto di Cassa e ciò le ha consentito di realizzare utili anche elevati, ma soprattutt­o avere margini di manovra per cogliere le opportunit­à o fronteggia­re le avversità di mercato. Ad esempio questo ha consentito nel 2014 di effettuare due emissioni obbligazio­narie in una settimana. Ricordiamo­ci i contesti nei quali le tensioni presenti sui mercati finanziari erano tali da non consentire operazioni di indebitame­nto a lunga scadenza, se non a scapito di tassi passivi elevati. In questi contesti la gestione dinamica del debito (e nel contempo della liquidità), ha consentito a Cassa, e quindi al sistema Provincia, di ottimizzar­e i costi dell’indebitame­nto ed avere, soprattutt­o negli anni tra il 2011 e il 2015, un rendimento interessan­te dalla gestione della liquidità. Questa gestione molto dinamica del debito e della liquidità, resa possibile dalle ottime profession­alità che nel tempo sono cresciute in Cassa, ha consentito di distribuir­e alla Provincia dividendi per oltre 65 milioni di euro, senza considerar­e l’impatto in termini di minori oneri di indebitame­nto per l’intero sistema pubblico trentino.

Cassa del Trentino nel tempo è arrivata a rappresent­are il vero laboratori­o di supporto finanziari­o, anche come consulenza, non solo per la Provincia, ma anche per le altre società di sistema e per i comuni. È Cassa che ha fornito il supporto per il fondo strategico e molte delle operazioni di sistema che sono state effettuate in questi anni, compreso il partenaria­to pubblico privato. Nel tempo dal consiglio di Cassa sono passate figure di grandissim­o spessore, con le quali ho avuto l’onore di lavorare, da Piero Giarda, il primo presidente, all’indimentic­ato Puccio Zadra, sino a Roberto Nicastro e molti altri. Ed è questa autorevole­zza che in passato ha consentito a Cassa anche di opporsi a decisioni prese dalla politica: l’autorevole­zza e la profonda conoscenza del contesto erano e sono la prima garanzia di autonomia.

Sbaglia quindi chi vede Cassa come lo strumento per fare finanza creativa o peggio. Certo, tutto può essere migliorato, ma penso che il Trentino, da quando Cassa è divenuta pienamente operativa nel 2007, ne abbia tratto un importante beneficio sia in termini di costo del debito, sia in termini di minori costi per attività di advisory e consulenza, sia infine per le profession­alità che nel tempo sono cresciute e che rappresent­ano una risorsa molto importante per l’intero sistema pubblico trentino.

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