PERCHÉ DICO NO AI BOND
In queste ultime settimane, il dibattito su come finanziare la gestione dell’emergenza e della ripartenza, è stato vivace. Si sono lette varie prese di posizione, vari suggerimenti, alcuni percorribili, altri meno. Io stesso ebbi modo di evidenziare come il debito sano sia quello che «costa» meno e, in questo momento, la via dei bond provinciali da collocare presso i risparmiatori non è la via più efficiente, e forse nemmeno la più efficace, stante i dubbi sulla effettiva volontà dei risparmiatori trentini di sottoscrivere questi titoli e personalmente non mi piace l’espressione «utilizzare» i risparmi dei trentini, che rientrano nella massima discrezionalità dei legittimi proprietari. Si è poi sentita la proposta di usare come veicolo per l’eventuale emissione di questi titoli Mediocredito, anche se nessuno ha mai chiarito come una banca non investment grade (Moody’s Ba1 con outlook negativo), possa raccogliere risorse finanziarie a condizioni competitive. Mediocredito, pur avendo un ottimo management, paga anni di incertezze strategiche, sempre in mezzo al guado, tra interessi contrapposti degli azionisti pubblici e del credito cooperativo.
Econ un Cda che lavora per tutelare gli interessi delle Casse rurali e non per fare gli interessi di Mediocredito, con evidenti conflitti di interesse. In questo contesto, sarà già un buon risultato se questa banca avrà un futuro, quindi non penso proprio sia in grado di finanziare la Provincia di Trento emettendo titoli, da girare poi ai risparmiatori.
Si sono poi lette critiche e analisi dell’operato di Cassa del Trentino, realtà nata da un’intuizione di Ivano Dalmonego. Dato che la Provincia finanzia opere pubbliche in conto annualità (ad esempio, il Comune X riceve il contributo per la costruzione della scuola materna spalmato in dieci anni), in passato il singolo Comune si rivolgeva alla sua banca e otteneva, con la delibera del contributo, un mutuo che, di fatto, scontava le rate future del contributo. Con Cassa, il meccanismo cambia: la Provincia versa a Cassa del Trentino le annualità ed è Cassa che anticipa ai Comuni la liquidità per la realizzazione delle opere pubbliche. Questo consente di avere un unico soggetto che provvede alla raccolta, con la possibilità di accedere ad investitori istituzionali e la possibilità di esplorare forme di finanziamento alternative e integrabili: finanziamenti bancari, Banca europea degli investimenti, Cassa depositi e prestiti, mercato finanziario.
I rapporti finanziari tra Provincia a Cassa sono regolati da un tasso che la Provincia utilizza per calcolare le rate. In passato è successo che tale tasso sia stato spesso maggiore rispetto al tasso di finanziamento di Cassa e ciò le ha consentito di realizzare utili anche elevati, ma soprattutto avere margini di manovra per cogliere le opportunità o fronteggiare le avversità di mercato. Ad esempio questo ha consentito nel 2014 di effettuare due emissioni obbligazionarie in una settimana. Ricordiamoci i contesti nei quali le tensioni presenti sui mercati finanziari erano tali da non consentire operazioni di indebitamento a lunga scadenza, se non a scapito di tassi passivi elevati. In questi contesti la gestione dinamica del debito (e nel contempo della liquidità), ha consentito a Cassa, e quindi al sistema Provincia, di ottimizzare i costi dell’indebitamento ed avere, soprattutto negli anni tra il 2011 e il 2015, un rendimento interessante dalla gestione della liquidità. Questa gestione molto dinamica del debito e della liquidità, resa possibile dalle ottime professionalità che nel tempo sono cresciute in Cassa, ha consentito di distribuire alla Provincia dividendi per oltre 65 milioni di euro, senza considerare l’impatto in termini di minori oneri di indebitamento per l’intero sistema pubblico trentino.
Cassa del Trentino nel tempo è arrivata a rappresentare il vero laboratorio di supporto finanziario, anche come consulenza, non solo per la Provincia, ma anche per le altre società di sistema e per i comuni. È Cassa che ha fornito il supporto per il fondo strategico e molte delle operazioni di sistema che sono state effettuate in questi anni, compreso il partenariato pubblico privato. Nel tempo dal consiglio di Cassa sono passate figure di grandissimo spessore, con le quali ho avuto l’onore di lavorare, da Piero Giarda, il primo presidente, all’indimenticato Puccio Zadra, sino a Roberto Nicastro e molti altri. Ed è questa autorevolezza che in passato ha consentito a Cassa anche di opporsi a decisioni prese dalla politica: l’autorevolezza e la profonda conoscenza del contesto erano e sono la prima garanzia di autonomia.
Sbaglia quindi chi vede Cassa come lo strumento per fare finanza creativa o peggio. Certo, tutto può essere migliorato, ma penso che il Trentino, da quando Cassa è divenuta pienamente operativa nel 2007, ne abbia tratto un importante beneficio sia in termini di costo del debito, sia in termini di minori costi per attività di advisory e consulenza, sia infine per le professionalità che nel tempo sono cresciute e che rappresentano una risorsa molto importante per l’intero sistema pubblico trentino.