Lo scontro sui conti Il governo: è un anticipo
Fugatti pronto a resistere all’impugnativa «Premier centralista, blocca le innovazioni» E Paccher rincara: «Autonomie soffocate»
Qualcosa nei fragili equilibri tra il governo centrale e Piazza Dante si è rotto. La decisione del consiglio dei ministri di impugnare alcuni articoli in materia di appalti della legge provinciale del 23 marzo è solo l’ultimo atto. La vera partita si gioca sulle risorse. Fugatti: «Se vogliamo fare la guerra questa è la strada». Dal dipartimento affari regionali rassicurano: «È solo un anticipo».
L’irritazione ha preso il posto dei toni pacati e accondiscendenti iniziali. «Non voglio fare polemiche», aveva detto solo qualche settimana fa il governatore Maurizio Fugatti lasciando la porta aperta ad una trattativa con Roma. Ora è chiaro a tutti che qualcosa nei fragili equilibri tra il governo centrale e Piazza Dante si è rotto. La decisione del consiglio dei ministri di impugnare davanti alla Corte Costituzionale alcuni articoli in materia di appalti, contenuti nella legge provinciale 2 del 23 marzo per rilanciare l’economia trentina piegata dall’emergenza Covid, è solo l’ultimo atto. Ma la vera partita è quella finanziaria, l’esiguo miliardo e mezzo che il governo ha stanziato per le Regioni e le Province autonome (avevano chiesto 5,2 milioni) su cui ora interviene anche il presidente del consiglio regionale Roberto Paccher che parla di «risorse insufficienti». «Se vogliamo fare una guerra tra territori per carcere di tenere in mano il bastone del comando, questa è la strada», sbotta il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti. Ma dal Dipartimento affari regionali arrivano rassicurazioni: «Si tratta di un anticipo». I dati definitivi, fanno sapere, ci saranno a fine giugno e a quel un punto verrà fata nuova ripartizione.
Rassicurazioni che non convincono del tutto. «Il governo Conte si dimostra ancora una volta centralista, lontano dalle esigenze delle persone e rischia di soffocare le Regioni e le Province autonome», continua Paccher. E aggiunge: «Roma dimentica che attraverso le Province arrivano i finanziamenti ai Comuni, che sono la cellula fondamentale della democrazia e l’ente più vicino ai bisogni dei cittadini». Si parla di un miliardo destinato alle speciali. «Non sarà sufficiente e inoltre non credo proprio che le Regioni ordinarie siano contente di avere a disposizione solo 500 milioni da dividersi», precisa ancora il presidente della Provincia e promette battaglia anche davanti alla Corte Costituzionale.
«Resisteremo in giudizio, considerata l’urgenza di sostenere l’economia. In un momento in cui bisogna accelerare sul fronte degli appalti, è paradossale che il Governo assuma posizioni contrarie per il semplice fatto che a farlo non è lo stesso esecutivo nazionale, bensì una Provincia autonoma», afferma. Secondo il governo le disposizioni sono in contrasto con le normative statali in materia di appalti e violano l’articolo 117 secondo comma, lettera A, della Costituzione.
«È un atto contraddittorio rispetto alle enunciazioni in tema di sussidiarietà e flessibilità. Parliamo di snellire, sburocratizzare, noi facciamo norme innovative per accelerare l’assegnazione degli appalti e far ripartire l’economia e il Governo centrale le blocca», dice Fugatti. La Provincia di Trento è decisa più che mai a rivendicare la propria autonomia.
Secondo gli uffici tecnici Piazza Dante aveva facoltà di decidere in autonomia in materia di appalti, in quanto il Codice dei contratti dispone «che le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano possano adeguare la propria legislazione secondo le disposizioni contenute negli statuti e nelle relative norme di attuazione». Esiste una norma di attuazione, del settembre 2017, in materia di contratti pubblici, prevede che le Province autonome di Trento e di Bolzano possano disciplinare con legge provinciale, nel rispetto della normativa dell’Unione europea e delle norme legislative fondamentali di riforma economico-sociale, le procedure di aggiudicazione e i contratti pubblici. Ma c’è di più: la Commissione europea in una nota dello scorso aprile aveva evidenziato la necessità «di soluzioni rapide e intelligenti e agilità nella gestione dell’enorme aumento della domanda di beni e servizi», per affrontare la crisi sanitaria causata dall’emergenza Covid.
La Provincia è convinta di aver agito in modo corretto ed è pronta a far valere le proprie ragioni anche in sede di giudizio. «Abbiamo la nostra autonomia — ribadisce Fugatti
— chi lo spiegherà poi ai nostri imprenditori che al posto di diminuire il tempo per appalti, si allungano per effetto delle impugnazioni? È questo il modo di far ripartire l’economia? Impugnano le leggi e non ci danno riposte sui soldi, questo è il rapporto di Roma con i territori».
Intanto sulla diatriba Provincia e Governo centrale scendono in campo anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil che punzecchiano il presidente sulle strategie adottate.
«Inefficaci» secondo i tre segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. «Abbiamo condiviso la richiesta delle Province autonome di Trento e Bolzano di intervenire per garantire nuove risorse per il pieno esercizio delle competenze che gestiamo in forza dello statuto di autonomia. Ma — precisano in una nota — lanciare moniti o appelli con post sui social non serve a nulla». Anche le sinergie con gli altri governatori non sono la strada giusta.«Mettere insieme Regioni ordinarie e speciali non porta a nulla di buono». È positivo, invece, ad avviso dei sindacati, il decreto del governo che «stanzia risorse sufficienti per il Fondo di solidarietà trentino e per rifinanziare misure per il sostegno al reddito di famiglie e disoccupati».