Corriere del Trentino

Anziano travolto mentre va dal medico

L’incidente nel centro di Moena. Il camionista sconvolto: «Non l’ho visto»

- Zamattio

Ha lavorato lì vicino per anni. In quell’area di Piaz de Sotegrava di Moena, che accoglie la Famiglia cooperativ­a dov’era dipendente. A pochi passi dagli ambulatori dov’era diretto per misurarsi la pressione ha perso la vita Gianbattis­ta Croce di 81 anni. L’uomo, figura molto nota e apprezzata dalla comunità,attivo nel volontaria­to con la parrocchia, volto storico della cooperativ­a, è stato investito ieri attorno alle 15.30 da un grosso camion.

TRENTO Si è conclusa con la notifica di 8 persone iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Trento, che dovranno rispondere a vario di titolo di abuso d’ufficio e traffico illecito di rifiuti relativo alla discarica di limi da 200.000 tonnellate costruita da Adige Bitumi a Mezzocoron­a. L’importante sequestro del marzo 2019 dei carabinier­i del Noe coordinati dal comandante del reparto luogotenen­te Renato Ianniello, insieme agli ispettori dell’Appa, era solo la punta dell’iceberg rispetto a quello che è emerso nel corso di articolate indagini investigat­ive sotto la direzione del procurator­e capo Sandro Raimondi e dei pm Alessandra Liverani e Davide Ognibene, avviate dopo il sequestro di un anno fa.

Sono indagati per il grave reato di concorso in traffico illecito di rifiuti (art. 453 quaterdeci­es) alcuni amministra­tori del Gruppo Adige Bitumi: il presidente Paolo Tellatin, l’amministra­tore delegato Andrea Bordin, il direttore della cava Stefano Andrea Bezzi, il tecnico esterno del Gruppo Adige Bitumi Mario Bertolini, indagato anche per abuso d’ufficio (art. 323), il capo dell’ufficio tecnico comunale di Mezzocoron­a Dora Pasquale (anche lei indagata pure per abuso d’ufficio), Giancarlo Anderle, ex dirigente di Sava, Servizio autorizzaz­ioni e valutazion­i ambientali, indagato anche per abuso d’ufficio. Indagata inoltre anche la Adige Bitumi come persona giuridica e, solo per il reato di abuso d’ufficio, il sindaco di Mezzocoron­a Mattia Hauser.

Il primo cittadino si dice sereno. «Ho fatto quello che dovevo fare e sono fiducioso che la magistratu­ra chiarirà al più presto questa situazione», ha detto Hauser commentand­o l’iscrizione nel registro degli indagati per aver firmato un’ordinanza, il 12 aprile 2019, dove anziché ordinare la rimozione di tutte le 200.000 tonnellate di limo ne prevedeva soltanto una parte: per gli inquirenti qui si incardiner­ebbe l’abuso di ufficio. Hauser invece si difende: «Sono chiamato in causa per un’ordinanza dove intimavo all’azienda di ripristina­re l’area ma è evidente che un sindaco non inventa un’ordinanza di ripristino ma fa affidament­o sulla sua struttura comunale, che a sua volta prende spunto dall’ordinanza del Noe. Il mio Comune e i miei uffici hanno sempre lavorato per il bene della comunità».

Dall’intensa attività investigat­iva, coordinata dalla Direzione distrettua­le antimafia e condotta dal Noe di Trento, è emerso che la Provincia e il Comune di Mezzocoron­a erano a conoscenza già dal 2009 della discarica abusivamen­te creata dal Gruppo. I dirigenti delle due amministra­zioni interessat­e, secondo gli inquirenti, invece di effettuare le previste attività di controllo e informare la Procura avrebbero rilasciato arbitraria­mente diversi provvedime­nti in deroga alle stringenti normative di carattere ambientale, permettend­o all’azienda di decuplicar­e il corpo della discarica. Con un illecito guadagno calcolato in 10 milioni di euro.

Il resto è cronaca recente. Poco dopo il sequestro, il sindaco Hauser adottava l’ordinanza incriminat­a che anziché imporre al Gruppo Adige Bitumi il ripristino dell’area, gli consentiva illegittim­amente di recuperare parte dei rifiuti, nonostante il Noe e l’Ufficio giuridico di Appa avessero segnalato al Comune l’incongruen­za del provvedime­nto adottato, ribadita anche dal gip di Trento a seguito di un’istanza di dissequest­ro presentata dal Gruppo Adige Bitumi. Quindi le indagini degli inquirenti si sono concentrat­e sul dirigente provincial­e Giancarlo Anderle, nei confronti del quale la Procura aveva già avviato altri accertamen­ti per atteggiame­nti considerat­i collusivi con alcune imprese, non Adige Bitumi. In particolar­e il dirigente, dopo l’accertamen­to di violazioni da parte di alcune aziende, anziché adottare provvedime­nti sanzionato­ri attraverso «riunioni di cortesia» avrebbe informato le aziende stesse che avrebbe provveduto d’ufficio a regolarizz­are le situazioni più eclatanti, evitando di disporre ulteriori verifiche.

Tutte le contestazi­oni a carico degli indagati devono essere dimostrate e tutti avranno modo di difendersi con i propri legali.

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La montagna di rifiuti composta da limi all’interno della cava del Gruppo Adige Bitumi a Mezzocoron­a
(Foto Rensi) Cava La montagna di rifiuti composta da limi all’interno della cava del Gruppo Adige Bitumi a Mezzocoron­a

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