Serie D, la rivoluzione Trento su, Levico e Dro giù
Giacca: «Basta parole, servono impianti. Mi ero snaturato, ora ho capito»
Si attende solo l’ufficialità della Figc per poter finalmente festeggiare il ritorno in serie D dopo un solo anno di purgatorio in Eccellenza. Il presidente del Trento, Mauro Giacca, pensa a come costruire un futuro importante.
Presidente qual è la soddisfazione maggiore dopo un recente passato caratterizzato da numerose delusioni?
«Esser riuscito a reagire alla retrocessione di dodici mesi fa rilanciando e conquistando di nuovo la quarta categoria nazionale. È centrale anche per l’attività dell’intero settore giovanile del Trento, sapete che ci tengo molto. Ho avuto parecchio tempo per riflettere sui tanti errori che ho commesso in passato e mi sembra di essere cresciuto molto a 360 gradi».
A proposito di errori, con il senno di poi, quale ritiene sia stato il più grave?
«Volermi snaturare, mi spiego meglio. Nel settembre 2017 l’allora direttore sportivo Claudio Rastelli mi disse testualmente: “Ora siamo in serie D e dobbiamo cominciare ad essere professionisti. Basta avere rapporti diretti con i giocatori, lei è il presidente e deve fare il presidente”. Ho seguito il tutto alla lettera anche se non sono affatto così, nella mia azienda ad esempio collaboro attivamente con tutti perché credo che con un determinato clima i risultati siano sempre migliori. Ecco, non ho potuto contribuire attivamente alla creazione di quello che viene chiamato “spogliatoio”».
Non dev’essere stato semplice accettare l’ultimo posto della scorsa stagione quando
gli obiettivi prevedevano addirittura l’alta classifica.
«Ho vissuto mesi davvero complicati. Andavo in trasferta quasi sempre da solo e tornavo nella maggior parte dei casi dopo brutte sconfitte, ore
che mi parevano interminabili con lo sconforto totale che mi riempiva la testa. In ogni caso non ho mai pensato di mollare. Lasciatemi dire una cosa però...». Prego.
«Sono estremamente deluso dal comportamento della pubblica amministrazione comunale e provinciale. Da quattro anni sono capaci solo di parlare e promettere senza poi mantenere nulla, vorremo poter investire sulla costruzione un centro sportivo per il settore giovanile e l’area è già stata individuata (San Vincenzo a Trento sud, ndr)».
Come tutte le società di calcio italiane, ritiene fondamentali le infrastrutture?
«Senza infrastrutture crescere è ancora più difficile, lo sanno tutti che vorremo diventare il riferimento per il calcio trentino ma nessuno si muove nonostante si sia ricreata da zero una società storica».
Società che il prossimo anno festeggerà 100 anni di storia.
«Ho imparato a non lanciarmi più in proclami ma posso dire che il mio sogno sarebbe poter festeggiare a settembre 2021 con il Trento in Lega Pro, intanto però pensiamo alla prossima stagione. Cercheremo di costruire una squadra che non ci faccia troppo penare e che possa navigare quantomeno in acque tranquille». Che tipo di mercato è lecito attendersi?
«È tutto in mano ad Attilio Gementi, nostro direttore sportivo. Si punterà comunque su un allenatore che conosca bene la categoria e su almeno tre o quattro giocatori in grado di fare la differenza, questa piazza merita bel calcio e noi proveremo a soddisfarla».
Il mercato è in mano a Gementi La serie C? Vorrei festeggiare lì il nostro centenario, intanto facciamo una squadra che non ci faccia penare in D