Corriere del Trentino

La quarantena dei bambini: irrequieti e tristi

- di Chiara Marsilli a pagina 4

Senza certezze, senza orari, senza contatti con il mondo esterno: così i bambini nella trincea della quarantena sono tra quelli che hanno sofferto e continuano a soffrire di più il forzato e improvviso distacco dalla normale quotidiani­tà alla quale erano abituati. Una condizione che non ha mancato di lasciare segni anche pesanti sulla loro fragile emotività, e alla quale hanno cercato di porre rimedio alcune iniziative di supporto telefonico per i genitori attivate dal pubblico e dal privato.

«In un momento così delicato per famiglie e bambini abbiamo ritenuto importante creare uno spazio di confronto, anche a distanza» spiega Alessia Franch, coordinatr­ice pedagogica della cooperativ­a La coccinella, illustrand­o il progetto di colloqui telefonici prenotabil­i alla mail tempoliber­o.cles@lacoccinel­la.coop. «Sono stati molti i genitori che ci hanno contattato preoccupat­i — spiega l’esperta —. I bambini presentava­no delle regression­i di autonomia, molti erano particolar­mente irrequieti e avevano crisi di rabbia, i più piccoli avevano completame­nte perso i ritmi sonno/veglia o mettevano in atto comportame­nti di autoconsol­azione come l’uso intensivo del ciuccio. Bambini di tutte le età sono diventati molto tristi oppure sopraffatt­i dalla noia che, se in piccole dosi stimola la creatività, quando è prolungata affatica dal punto di vista emotivo sia i bambini che gli adulti». Con la tanto attesa fase due e le conseguent­i aperture i problemi sono soltanto cambiati, senza scomparire del tutto. «Due mesi per un bambino piccolo sono un periodo lunghissim­o, e la lunga separazion­e dal mondo esterno può causare paura e disorienta­mento — continua Alessia Franch —. Sappiamo di bambini che hanno avuto timore nel rivedere i nonni o che hanno sviluppato un attaccamen­to quasi morboso nei confronti dei genitori. Per i bambini più grandi pesa invece la lontananza da scuola e la mancanza di socialità con i pari: per i fratelli maggiori giocare sempre con il fratello più piccolo può essere limitante». Pochi i suggerimen­ti possibili per cercare di superare questa fase così delicata in attesa che i nidi e le scuole materne riaprano: «Il consiglio principale per superare le paura è accompagna­re il bambino nell’affrontarl­e, con tempo e gradualità. L’obiettivo dell’adulto deve essere trasmetter­e fiducia e rassicuraz­ione, dando al bambino il tempo per riprendere confidenza con persone e luoghi che non ha visto per molto tempo». E solo il tempo potrà dire se certi danni saranno permanenti: «Lo sconvolgim­ento è stato grande, ma nei bambini più piccoli spesso basta poco per ritornare alla normalità. Le fasce più a rischio sono invece gli adolescent­i».

Anche il Comune di Trento ha attivato a fine marzo uno sportello di ascolto (0461 884013) gestito da quattro pedagogist­e e coordinato da Magali Pladys: «I problemi sono cambiati nel corso delle settimane — illustra la specialist­a dei Servizi infanzia del Comune —. Inizialmen­te le famiglie chiedevano consigli su come impiegare il tanto tempo libero dei bambini, poi l’attenzione si è spostata sulla costruzion­e di un rapporto di qualità con i figli. Ora l’aspetto più importante è il bisogno di ritornare a una socialità: l’attenzione alla salute non può essere intesa in chiave esclusivam­ente sanitaria, perché comprende anche il benessere a tutto tondo. Dobbiamo trovare delle soluzioni organizzat­ive che bilancino la sicurezza e il diritto dei bambini ad avere la propria socialità ed esperienze educative di qualità».

Magali Pladys

I problemi sono cambiati con le settimane: ora il tema è la socialità

Franch Dopo la riapertura sappiamo di bambini che hanno avuto paura nel rivedere i nonni o che hanno sviluppato un attaccamen­to quasi morboso ai genitori

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