La quarantena dei bambini: irrequieti e tristi
Senza certezze, senza orari, senza contatti con il mondo esterno: così i bambini nella trincea della quarantena sono tra quelli che hanno sofferto e continuano a soffrire di più il forzato e improvviso distacco dalla normale quotidianità alla quale erano abituati. Una condizione che non ha mancato di lasciare segni anche pesanti sulla loro fragile emotività, e alla quale hanno cercato di porre rimedio alcune iniziative di supporto telefonico per i genitori attivate dal pubblico e dal privato.
«In un momento così delicato per famiglie e bambini abbiamo ritenuto importante creare uno spazio di confronto, anche a distanza» spiega Alessia Franch, coordinatrice pedagogica della cooperativa La coccinella, illustrando il progetto di colloqui telefonici prenotabili alla mail tempolibero.cles@lacoccinella.coop. «Sono stati molti i genitori che ci hanno contattato preoccupati — spiega l’esperta —. I bambini presentavano delle regressioni di autonomia, molti erano particolarmente irrequieti e avevano crisi di rabbia, i più piccoli avevano completamente perso i ritmi sonno/veglia o mettevano in atto comportamenti di autoconsolazione come l’uso intensivo del ciuccio. Bambini di tutte le età sono diventati molto tristi oppure sopraffatti dalla noia che, se in piccole dosi stimola la creatività, quando è prolungata affatica dal punto di vista emotivo sia i bambini che gli adulti». Con la tanto attesa fase due e le conseguenti aperture i problemi sono soltanto cambiati, senza scomparire del tutto. «Due mesi per un bambino piccolo sono un periodo lunghissimo, e la lunga separazione dal mondo esterno può causare paura e disorientamento — continua Alessia Franch —. Sappiamo di bambini che hanno avuto timore nel rivedere i nonni o che hanno sviluppato un attaccamento quasi morboso nei confronti dei genitori. Per i bambini più grandi pesa invece la lontananza da scuola e la mancanza di socialità con i pari: per i fratelli maggiori giocare sempre con il fratello più piccolo può essere limitante». Pochi i suggerimenti possibili per cercare di superare questa fase così delicata in attesa che i nidi e le scuole materne riaprano: «Il consiglio principale per superare le paura è accompagnare il bambino nell’affrontarle, con tempo e gradualità. L’obiettivo dell’adulto deve essere trasmettere fiducia e rassicurazione, dando al bambino il tempo per riprendere confidenza con persone e luoghi che non ha visto per molto tempo». E solo il tempo potrà dire se certi danni saranno permanenti: «Lo sconvolgimento è stato grande, ma nei bambini più piccoli spesso basta poco per ritornare alla normalità. Le fasce più a rischio sono invece gli adolescenti».
Anche il Comune di Trento ha attivato a fine marzo uno sportello di ascolto (0461 884013) gestito da quattro pedagogiste e coordinato da Magali Pladys: «I problemi sono cambiati nel corso delle settimane — illustra la specialista dei Servizi infanzia del Comune —. Inizialmente le famiglie chiedevano consigli su come impiegare il tanto tempo libero dei bambini, poi l’attenzione si è spostata sulla costruzione di un rapporto di qualità con i figli. Ora l’aspetto più importante è il bisogno di ritornare a una socialità: l’attenzione alla salute non può essere intesa in chiave esclusivamente sanitaria, perché comprende anche il benessere a tutto tondo. Dobbiamo trovare delle soluzioni organizzative che bilancino la sicurezza e il diritto dei bambini ad avere la propria socialità ed esperienze educative di qualità».
Magali Pladys
I problemi sono cambiati con le settimane: ora il tema è la socialità
Franch Dopo la riapertura sappiamo di bambini che hanno avuto paura nel rivedere i nonni o che hanno sviluppato un attaccamento quasi morboso ai genitori