L’URGENZA DI UN ALTRO MAZZURANA
Potrà apparire se vogliamo fuori luogo, anche esagerato visto cosa sta accadendo dentro la comunità trentina attraversata da una crisi profonda i cui risvolti non possono che sollevare preoccupazioni nelle famiglie come nel tessuto imprenditoriale, ma l’intenzione di andare a votare per il rinnovo di giunte e Consigli comunali tra fine settembre e i primi di ottobre assume i connotati di una buona notizia. Un’ottima notizia. Perché prima si uscirà da questa fase di precarietà politica e prima si riusciranno a mettere in campo interventi per curare le molte ferite provocate da una pandemia abbattutasi violentemente anche in Trentino. La necessità di assicurare alla città di Trento — ma ciò vale anche per tutte le realtà municipali chiamate alle urne — una stabilità amministrativa diventa passaggio urgente, non più differibile. L’auspicio, quindi, è che sia centrosinistra sia centrodestra tornino a occupare la scena —possibilmente in tempi rapidi — con programmi che inevitabilmente non potranno più essere quelli di centro giorni fa. Da febbraio ad oggi, il virus ha stravolto tutto e tutti. Se prima le urgenze si innestavano su un copione già scritto, adesso si dovrà procedere a ripensare in toto la città.
Eciò dovrà avvenire ridando forza a un tessuto economico sfinito e sostegno a una rete sociale che nella città capoluogo, in due mesi, ha visto quintuplicati i nuclei familiari seguiti dalla Caritas diocesana.
Un amico pochi giorni fa, commentando una pericolosa (a suo dire) involuzione in atto nel capoluogo, mi ha scritto che «Trento per risollevarsi dovrebbe puntare su una figura come quella di Oss Mazzurana». La provocazione è bella tosta, affascinante e ci sta tutta. Ma ci vorrebbe anche un’altra politica, più intraprendente, coraggiosa, meno legata agli interessi di bottega. Paolo Oss Mazzurana è stato podestà di Trento la prima volta fra il 1872 e il 1873, e in seguito per tre volte consecutive dal 1884 al 1895, anno della morte. Quelli da lui governati furono anni caratterizzati dal «risorgimento economico» e l’importanza del podestà Mazzurana fu tale da ricordare quel periodo come l’«età di Paolo Oss Mazzurana». Il programma di Mazzurana — a conferma che la storia può essere foriera di spunti interessanti anche per il presente — era ispirato a un liberalismo pragmatico e progressista e prevedeva il potenziamento dell’economia attraverso l’impulso del credito agrario e fondiario, lo sfruttamento idroelettrico a servizio dell’utenza privata e delle industrie, l’allacciamento delle valli al centro per mezzo della rete ferroviaria e tranviaria che avrebbe favorito anche il turismo, la regimentazione dell’Adige, la pianificazione edilizia del capoluogo. A tale programma si affiancava l’impulso dato alle istituzioni scolastiche e al rafforzamento dell’istruzione tecnica, nella sicurezza che gli investimenti nella cultura fossero altamente produttivi e non dovessero mai conoscere riduzioni in bilancio. Questo imprenditore prestato alla politica, seppe coniugare visione e concretezza. Un personaggio come Oss Mazzurana, insomma, andrebbe indagato in profondità, soltanto per prendere coscienza che se si vuole rialzare la testa si deve usare una buona dose di coraggio, innovazione, rischiando magari anche qualche passaggio a vuoto. Per fare ciò non basta però aggrapparsi alla politica degli slogan. Il virus ha lasciato dietro di sé molte macerie. Un deserto sul quale si sta provando a ricostruire, con grandi difficoltà. Perché le idee di alcuni mesi fa, per quanto buone fossero, adesso stridono. Prima ci si poteva sollazzare disquisendo se schierare l’esercito a protezione di piazza Dante o della Portela. Grasso che colava, insomma. Adesso ti trovi di fronte i volti segnati di chi ha perso il lavoro, di imprenditori impossibilitati ad alzare le serrande delle proprie attività. Di gente smarrita, impaurita.
Dopo la pandemia, insomma, anche Trento dovrà dare una risposta a un interrogativo basilare: a cosa serve davvero una città? A favorire la crescita? A migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti? A trovare il giusto mix tra entrambe le cose? Il punto di partenza è uno solo: le persone oggi, davanti a un futuro indecifrabile, chiedono di sentirsi sicuri. Come declinare un simile sentiment nella realtà è compito della classe politica che vuole impadronirsi delle chiavi di Palazzo Thun.
Ecco perché dall’imminente campagna elettorale, a prescindere dalle ideologie, la città si aspetta di intravedere un orizzonte piuttosto che inutili battaglie di retroguardia. Una sfida complicata, vero. Esattamente come quella giocata — e vinta — da Oss Mazzurana. Perché sono gli uomini a determinare l’evolversi delle cose, non viceversa.