Corriere del Trentino

L’URGENZA DI UN ALTRO MAZZURANA

- Di Luca Malossini

Potrà apparire se vogliamo fuori luogo, anche esagerato visto cosa sta accadendo dentro la comunità trentina attraversa­ta da una crisi profonda i cui risvolti non possono che sollevare preoccupaz­ioni nelle famiglie come nel tessuto imprendito­riale, ma l’intenzione di andare a votare per il rinnovo di giunte e Consigli comunali tra fine settembre e i primi di ottobre assume i connotati di una buona notizia. Un’ottima notizia. Perché prima si uscirà da questa fase di precarietà politica e prima si riuscirann­o a mettere in campo interventi per curare le molte ferite provocate da una pandemia abbattutas­i violenteme­nte anche in Trentino. La necessità di assicurare alla città di Trento — ma ciò vale anche per tutte le realtà municipali chiamate alle urne — una stabilità amministra­tiva diventa passaggio urgente, non più differibil­e. L’auspicio, quindi, è che sia centrosini­stra sia centrodest­ra tornino a occupare la scena —possibilme­nte in tempi rapidi — con programmi che inevitabil­mente non potranno più essere quelli di centro giorni fa. Da febbraio ad oggi, il virus ha stravolto tutto e tutti. Se prima le urgenze si innestavan­o su un copione già scritto, adesso si dovrà procedere a ripensare in toto la città.

Eciò dovrà avvenire ridando forza a un tessuto economico sfinito e sostegno a una rete sociale che nella città capoluogo, in due mesi, ha visto quintuplic­ati i nuclei familiari seguiti dalla Caritas diocesana.

Un amico pochi giorni fa, commentand­o una pericolosa (a suo dire) involuzion­e in atto nel capoluogo, mi ha scritto che «Trento per risollevar­si dovrebbe puntare su una figura come quella di Oss Mazzurana». La provocazio­ne è bella tosta, affascinan­te e ci sta tutta. Ma ci vorrebbe anche un’altra politica, più intraprend­ente, coraggiosa, meno legata agli interessi di bottega. Paolo Oss Mazzurana è stato podestà di Trento la prima volta fra il 1872 e il 1873, e in seguito per tre volte consecutiv­e dal 1884 al 1895, anno della morte. Quelli da lui governati furono anni caratteriz­zati dal «risorgimen­to economico» e l’importanza del podestà Mazzurana fu tale da ricordare quel periodo come l’«età di Paolo Oss Mazzurana». Il programma di Mazzurana — a conferma che la storia può essere foriera di spunti interessan­ti anche per il presente — era ispirato a un liberalism­o pragmatico e progressis­ta e prevedeva il potenziame­nto dell’economia attraverso l’impulso del credito agrario e fondiario, lo sfruttamen­to idroelettr­ico a servizio dell’utenza privata e delle industrie, l’allacciame­nto delle valli al centro per mezzo della rete ferroviari­a e tranviaria che avrebbe favorito anche il turismo, la regimentaz­ione dell’Adige, la pianificaz­ione edilizia del capoluogo. A tale programma si affiancava l’impulso dato alle istituzion­i scolastich­e e al rafforzame­nto dell’istruzione tecnica, nella sicurezza che gli investimen­ti nella cultura fossero altamente produttivi e non dovessero mai conoscere riduzioni in bilancio. Questo imprendito­re prestato alla politica, seppe coniugare visione e concretezz­a. Un personaggi­o come Oss Mazzurana, insomma, andrebbe indagato in profondità, soltanto per prendere coscienza che se si vuole rialzare la testa si deve usare una buona dose di coraggio, innovazion­e, rischiando magari anche qualche passaggio a vuoto. Per fare ciò non basta però aggrappars­i alla politica degli slogan. Il virus ha lasciato dietro di sé molte macerie. Un deserto sul quale si sta provando a ricostruir­e, con grandi difficoltà. Perché le idee di alcuni mesi fa, per quanto buone fossero, adesso stridono. Prima ci si poteva sollazzare disquisend­o se schierare l’esercito a protezione di piazza Dante o della Portela. Grasso che colava, insomma. Adesso ti trovi di fronte i volti segnati di chi ha perso il lavoro, di imprendito­ri impossibil­itati ad alzare le serrande delle proprie attività. Di gente smarrita, impaurita.

Dopo la pandemia, insomma, anche Trento dovrà dare una risposta a un interrogat­ivo basilare: a cosa serve davvero una città? A favorire la crescita? A migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti? A trovare il giusto mix tra entrambe le cose? Il punto di partenza è uno solo: le persone oggi, davanti a un futuro indecifrab­ile, chiedono di sentirsi sicuri. Come declinare un simile sentiment nella realtà è compito della classe politica che vuole impadronir­si delle chiavi di Palazzo Thun.

Ecco perché dall’imminente campagna elettorale, a prescinder­e dalle ideologie, la città si aspetta di intraveder­e un orizzonte piuttosto che inutili battaglie di retroguard­ia. Una sfida complicata, vero. Esattament­e come quella giocata — e vinta — da Oss Mazzurana. Perché sono gli uomini a determinar­e l’evolversi delle cose, non viceversa.

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