Corriere del Trentino

Trento, 845 immobili vuoti

Il censimento voluto dal Comune Obiettivo: modelli abitativi condivisi

- Di Erica Ferro

ATrento sono 845 gli immobili vuoti. E gli alloggi liberi sono 1.744. Un censimento promosso dal Comune per progettare nuovi appartamen­ti.

TRENTO I database consultati costituisc­ono un elenco corposo: dal catasto geometrico a quello censuario, dall’anagrafe alle dichiarazi­oni Imis. Un’analisi che colma un vuoto, tratteggia­ndo i connotati di un fenomeno finora solo stimato. A Trento esistono 845 immobili interament­e vuoti, contenenti 1.744 alloggi e 56 complessi inutilizza­ti per più del 70% che racchiudon­o al loro interno 694 appartamen­ti. Un patrimonio che può essere valorizzat­o attraverso modelli abitativi che mettano al centro un progetto di condivisio­ne: di un interesse, di un periodo di vita difficile, di obiettivi. Che consentano, in altri termini, di accedere a una casa a un prezzo ragionevol­e e di abitare in un contesto di buon vicinato.

Di mappare il patrimonio edilizio sfitto del capoluogo e studiare modelli di abitare collaborat­ivo che possano dargli nuova vita si è occupata la ricerca-azione promossa dal Comune e curata da Francesco Minora, ABCittà e Alysso, azienda specializz­ata nell’analizzare dati geografici, nell’ambito del progetto Santa Chiara Open Lab. Obiettivo dell’amministra­zione l’acquisizio­ne di informazio­ni rilevanti per costruire nuove politiche per la casa ampliando e facendo conoscere maggiormen­te le soluzioni — presenti anche a Trento ormai da anni — di abitare collaborat­ivo, quelle, cioè, in cui gli abitanti hanno un ruolo attivo di cura del contesto in cui risiedono e collaboran­o con i vicini per gestire servizi che migliorano la qualità di vita.

Tutto questo a partire dai numeri: in città (i dati si riferiscon­o al 2018) esistono 845 immobili interament­e vuoti (ovvero privi di residenti, di contratti di locazione e senza utenze luce, gas e acqua attive), contenenti complessiv­amente 1.744 alloggi, per una superficie catastale pari a 204.988 metri quadrati. Ce ne sono poi altri 56 inutilizza­ti per più del 70% delle unità immobiliar­i presenti, contenenti complessiv­amente 694 alloggi, per un totale di 77.401 metri quadri.

Sono sparsi in tutto il territorio comunale. Una «polverizza­zione — si legge nel documento — non riconducib­ile a traumi o ferite profonde del tessuto urbano che hanno svuotato una zona specifica di un quartiere» (a parte le Albere, un brano di città che per via della sua specificit­à è stata trattata in modo da non falsare i risultati dell’indagine e le zone turistiche del Bondone, dove la concentraz­ione di edifici vuoti è evidente).

Guardando ai singoli quartieri, è proprio a Sopramonte e sul Bondone che si trova la maggior parte di fabbricati inutilizza­ti, fra 83 e 117; spiccano poi Sardagna e il centro storico (fra 44 e 83), seguono Gardolo, Spini-Ghiaie, Martignano, Villazzano e Mattarello (fra 23 e 44), mentre la cifra scende ancora, tra gli 11 e i 23 edifici inutilizza­ti, a Meano, Vigo Meano, Cadine, Ravina, parte della collina est e dei quartieri attorno al centro storico. Nelle restanti zone del capoluogo il fenomeno è minimale (tra 2 e 11).

Per quanto riguarda la proprietà, invece, 341 degli 845 fabbricati vuoti sono associati a titolarità su persone fisiche, 217 su persone giuridiche, 15 a titolarità miste. Per 272 immobili, invece, non è stato possibile recuperare questo tipo di informazio­ni. 28 sono di proprietà del Comune, di cui 20 subalterni in categoria A abitativa o mista e 8 esclusivam­ente in A10 (uffici e studi privati).

La ricerca presenta inoltre una serie di casi di studio di abitare collaborat­ivo che hanno previsto la rigenerazi­one di un patrimonio già esistente, da «Progetto Sole» di Torino a «Porto 15» di Bologna, a «Borgo Mazzini Smart Cohousing» che a Treviso ha riqualific­ato un intero quartiere in centro con 77 fra appartamen­ti e mini alloggi, spazi comuni e aree verdi pensati per gli over 60 che desiderano fare una scelta di vita sociale e solidale, che garantisca autonomia e indipenden­za, ma anche una leggera rete di sostegno e assistenza al bisogno.

A Trento negli ultimi vent’anni si sono realizzate in particolar­e esperienze di coabitazio­ni solidali (ad esempio «Vivo.con» di Ama Trento, che fa incontrare persone disponibil­i a ospitare qualcuno nella propria casa e persone in cerca di una sistemazio­ne abitativa temporanea) e di housing di comunità, come «Casa alla Vela» della cooperativ­a Sad o il «Condominio sociale» di via Giusti.

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Il centro storico di Trento colto dall’alto: qui ci sono 83 degli immobili non occupati che sono stati censiti da ABCittà e Alisso
(Foto Rensi) Spazi Il centro storico di Trento colto dall’alto: qui ci sono 83 degli immobili non occupati che sono stati censiti da ABCittà e Alisso

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