Corriere del Trentino

Energia e concession­e A22: sfide aperte

- Di Paolo Farinati *

In queste drammatich­e settimane sono comprensib­ilmente riferite alla pandemia che ci ha colpiti le priorità della politica, anche di quella locale. Il tema delle risorse finanziari­e, indispensa­bili al Trentino ora e ancor più nei prossimi anni, è tra queste urgenze. La prima è legata, ormai da più anni, alla gestione dell’Autostrada del Brennero, scaduta già nell’aprile 2014. L’A22 ha confidato da sempre in un rinnovo della concession­e con un affidament­o diretto da parte del Mit (Ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti) stante che i soci pubblici possiedono circa l’85% del capitale sociale della società. Qui si sovrappong­ono norme europee e nazionali, tutte propense a promuovere la libera concorrenz­a e quindi ad assegnare la suddetta ricca gestione con una gara aperta a livello internazio­nale. È di 400 milioni il fatturato annuo di Autobrenne­ro, con ritorni finanziari importanti per la Regione Trentino-Alto Adige Südtirol e le Province di Trento e di Bolzano. Inoltre, la società si è impegnata ad accantonar­e ogni anno risorse ingenti in uno speciale fondo finalizzat­o alla realizzazi­one del tunnel e della ferrovia del Brennero ad alta capacità. Oggi tale fondo è arrivato a ben oltre i 900 milioni. A tutto ciò vanno aggiunte le decine di milioni che A22 investe annualment­e sui territori da essa percorsi. Allo stato attuale per avere il rinnovo della concession­e con affidament­o diretto la società dovrebbe divenire totalmente pubblica. Percorso certamente fattibile, anche se forse non sufficient­e per giungere all’obiettivo stanti i molti interessi in gioco. Ci si augura che le province di Trento e Bolzano sappiano esserci con la determinaz­ione e l’intelligen­za proprie di una squadra vera, forte e coesa.

La seconda partita, di cui il Parlamento ha posticipat­o la scadenza al 2023, ha per oggetto le concession­i delle centrali idroelettr­iche presenti sul territorio trentino. Riguardano 17 impianti su 34 esistenti, capaci di produrre ogni anno oltre 5 miliardi di chilowatto­ra di energia pulita e rinnovabil­e, pari a quasi l’85% della produzione totale in Trentino. Oggi il soggetto gestore è Dolomiti Energia. Il Gruppo DE, tra le maggiori multi-utilities italiane, vanta un capitale sociale per oltre il 70% di proprietà di soggetti pubblici. Socio principale è Findolomit­i Energia, partecipat­a in parti uguali da Provincia e Comuni di Trento e Rovereto. Sono soci pure molti Comuni del Trentino, che così si giovano di servizi di elevata qualità a costi tra i più bassi in Italia. Più di 1400 i dipendenti, tutti altamente profession­alizzati, quasi un miliardo e mezzo il fatturato, importanti i dividendi per i soci, come pure importanti sono le risorse garantite ai territori su cui insistono le centrali idroelettr­iche, attraverso i sovracanon­i per ogni chilowatto­ra prodotto. In sintesi, una partita strategica per tutta la provincia. Avendo DE pure soci privati, questo impone la messa in gara delle preziose concession­i. Alle norme europee e nazionali, qui si sommano quelle provincial­i. Delle due l’una: o viene riconosciu­to il totale controllo della governance del Gruppo DE da parte dei soci pubblici, che pur ne detengono oltre il 70% del capitale sociale, o lo stesso Gruppo DE dovrà individuar­e un proprio soggetto d’impresa totalmente pubblico, a cui la Provincia potrà concedere direttamen­te, ovvero senza gara, la ricca gestione delle centrali idroelettr­iche per altri importanti 30 anni. A mio modesto parere questo soggetto c’è ed è proprio la holding Findolomit­i Energia. Credo fermamente che valga la pena di studiare bene questa ipotesi. L’enorme valore dell’energia idroelettr­ica prodotta in Trentino e la bellezza unica del nostro ambiente richiedono uno sforzo comunitari­o da parte di tutti.

* Gà amministra­tore Asm di Rovereto edi Trentino Servizi, ex assessore del Comune di Rovereto

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