LE COSE CHE VANNO SALVATE
Ora siamo di nuovo in circolazione, ma cosa resterà di questa fase di emergenza? Resteranno tante cose utili per il futuro. Come docenti le conquiste non sono state poche: fare lezione con il nuovo programma Zoom con gli studenti connessi da casa è stata un’esperienza notevole: lontano e vicino si sono scambiati spesso i posti. Abbiamo condiviso la possibilità di essere vicini anche stando ognuno a casa sua, cosa credo mai successa nella storia dell’insegnamento prima d’ora e sperimentato la possibilità che questo consentisse sia la lezione normale, sia la discussione partecipata e animata, e anche lo scambio di immagini e testi. Non si può dire che sia come dal vivo, ma gli strumenti di oggi consentono molte possibilità, che probabilmente non avremmo sperimentato in questo momento senza una simile emergenza. Inoltre: abbiamo seguito i molti incontri internazionali via web che si chiamano webinar su ogni aspetto culturale, filosofico, economico, religioso, di quel che cambia in questo periodo. Una ricchezza e una condivisione fuori dal comune, con interventi da tutti i Paesi del mondo, in incontri cui probabilmente non avremmo potuto assistere dal vivo.
Si ha accesso a ogni genere di discussione con i massimi esperti internazionali su qualsiasi argomento e si partecipa in modo non impersonale. Viva le nuove tecnologie se ci consentono questo! Torneremo alle lezioni dal vivo, ma non abbiamo perso i contatti, anzi abbiamo potuto anche moltiplicarli in qualche caso. Colleghi dalle diverse università europee e del mondo possono intervenire nei nostri corsi con la massima facilità. Si ha davvero la sensazione di essere collegati con tutti, proprio nel momento della massima distanza.
Il confronto è stato amplissimo e non si fermerà. Molti convegni si potranno fare in questo modo, consentendo risparmi di viaggi e spese, rispettando così meglio l’ambiente. Sapendo che uno scambio e un confronto autentici sono possibili.
Molte cose inutili cadranno dopo questa prova. Molti convegni non indispensabili non saranno più finanziati se non effettuabili via web. Essere all’altezza di questa nuova dimensione è importante soprattutto per gli umanisti, tradizionalmente non amanti della tecnologia. Molti tuttavia stanno rendendosi conto delle possibilità incredibili che si stanno aprendo. Le grandi università del mondo — ad esempio Harvard è già in campo — forniscono indicazioni preziose su come gestire al meglio tutte le opportunità create dalla didattica online. Ciò potrà cambiare in meglio anche l’insegnamento normale, quello che riprenderemo speriamo presto dal vivo ma che al momento non è ancora praticabile. Chi saprà adattarsi a tali nuove modalità potrà ampliare il suo spazio di ascolto e collaborazione.
Qualcuno dice che il virus in tanti modi è un ritorno a una selezione darwiniana, dove i più deboli cadono e dove sopravvive il più forte. Ma non è così. Questo è quello che pensava Boris Johnson con l’idea dell’immunità di gregge, prima di capire che la cosa è davvero seria. Siamo stati a casa invece proprio per evitare la strage che altrimenti sarebbe stata inevitabile e per curare le persone più fragili. Per molte professioni è stato anche un arricchimento e al tempo stesso una ricerca di essenzialità. Ottimismo eccessivo? Non credo, ma sono sicura che chi si opporrà del tutto allo stile che è venuto emergendo si troverà davvero da solo, cioè non più in contatto con ciò che cambia nel nostro mondo.