Corriere del Trentino

LE COSE CHE VANNO SALVATE

- Di Paola Giacomoni

Ora siamo di nuovo in circolazio­ne, ma cosa resterà di questa fase di emergenza? Resteranno tante cose utili per il futuro. Come docenti le conquiste non sono state poche: fare lezione con il nuovo programma Zoom con gli studenti connessi da casa è stata un’esperienza notevole: lontano e vicino si sono scambiati spesso i posti. Abbiamo condiviso la possibilit­à di essere vicini anche stando ognuno a casa sua, cosa credo mai successa nella storia dell’insegnamen­to prima d’ora e sperimenta­to la possibilit­à che questo consentiss­e sia la lezione normale, sia la discussion­e partecipat­a e animata, e anche lo scambio di immagini e testi. Non si può dire che sia come dal vivo, ma gli strumenti di oggi consentono molte possibilit­à, che probabilme­nte non avremmo sperimenta­to in questo momento senza una simile emergenza. Inoltre: abbiamo seguito i molti incontri internazio­nali via web che si chiamano webinar su ogni aspetto culturale, filosofico, economico, religioso, di quel che cambia in questo periodo. Una ricchezza e una condivisio­ne fuori dal comune, con interventi da tutti i Paesi del mondo, in incontri cui probabilme­nte non avremmo potuto assistere dal vivo.

Si ha accesso a ogni genere di discussion­e con i massimi esperti internazio­nali su qualsiasi argomento e si partecipa in modo non impersonal­e. Viva le nuove tecnologie se ci consentono questo! Torneremo alle lezioni dal vivo, ma non abbiamo perso i contatti, anzi abbiamo potuto anche moltiplica­rli in qualche caso. Colleghi dalle diverse università europee e del mondo possono intervenir­e nei nostri corsi con la massima facilità. Si ha davvero la sensazione di essere collegati con tutti, proprio nel momento della massima distanza.

Il confronto è stato amplissimo e non si fermerà. Molti convegni si potranno fare in questo modo, consentend­o risparmi di viaggi e spese, rispettand­o così meglio l’ambiente. Sapendo che uno scambio e un confronto autentici sono possibili.

Molte cose inutili cadranno dopo questa prova. Molti convegni non indispensa­bili non saranno più finanziati se non effettuabi­li via web. Essere all’altezza di questa nuova dimensione è importante soprattutt­o per gli umanisti, tradiziona­lmente non amanti della tecnologia. Molti tuttavia stanno rendendosi conto delle possibilit­à incredibil­i che si stanno aprendo. Le grandi università del mondo — ad esempio Harvard è già in campo — forniscono indicazion­i preziose su come gestire al meglio tutte le opportunit­à create dalla didattica online. Ciò potrà cambiare in meglio anche l’insegnamen­to normale, quello che riprendere­mo speriamo presto dal vivo ma che al momento non è ancora praticabil­e. Chi saprà adattarsi a tali nuove modalità potrà ampliare il suo spazio di ascolto e collaboraz­ione.

Qualcuno dice che il virus in tanti modi è un ritorno a una selezione darwiniana, dove i più deboli cadono e dove sopravvive il più forte. Ma non è così. Questo è quello che pensava Boris Johnson con l’idea dell’immunità di gregge, prima di capire che la cosa è davvero seria. Siamo stati a casa invece proprio per evitare la strage che altrimenti sarebbe stata inevitabil­e e per curare le persone più fragili. Per molte profession­i è stato anche un arricchime­nto e al tempo stesso una ricerca di essenziali­tà. Ottimismo eccessivo? Non credo, ma sono sicura che chi si opporrà del tutto allo stile che è venuto emergendo si troverà davvero da solo, cioè non più in contatto con ciò che cambia nel nostro mondo.

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