Bus, 10 mila studenti senza posto
Molti potrebbero utilizzare il mezzo privato creando problemi di traffico e inquinamento. Tonina: «Ulteriori risorse per il bonus bici» Simulazione in vista di settembre. Il nodo delle linee extraurbane. Utenza occasionale, si valuta la prenotazione
A settembre diecimila studenti potrebbero rimanere a piedi, per effetto delle limitazioni di posto sui mezzi pubblici. L’analisi è al vaglio della giunta provinciale: sotto la lente in particolare le corse extraurbane.
Ci sono vincoli strutturali (il dimezzamento della capienza dei mezzi di trasporto pubblici, l’impossibilità di duplicazione della flotta) e restrizioni imposte dalla morfologia: il Trentino non è un’area metropolitana e l’80% degli studenti delle scuole superiori per frequentare le lezioni affronta percorrenze che superano anche l’ora. Un mix di fattori che a settembre potrebbe lasciare a piedi — letteralmente — quasi 10.000 studenti. Non solo: il massiccio ricorso all’utilizzo dell’auto privata potrebbe causare anche problemi al traffico e all’ambiente. Per questo «bisogna sforzarsi di pensare anche a una mobilità diversa» sottolinea il vicepresidente della Provincia Mario Tonina.
L’analisi su quale potrebbe essere la situazione di trasporto possibile a settembre, già approdata sulla scrivania dell’assessore Mirko Bisesti e del dirigente del dipartimento istruzione Roberto Ceccato, mette nero su bianco i numeri di una difficoltà oggettiva. Con la capacità di carico dei mezzi normativamente dimezzata (se il Ministero dovesse accogliere la modifica proposta dalle Regioni, un autobus da 13 metri con 78 posti potrà occuparne 33 rispetto agli attuali 25), l’impossibilità di raddoppiare la flotta (acquistare ulteriori 400 autobus, che potrebbero essere forniti da qui a due anni, costerebbe 80 milioni, assumere gli autisti per guidarli almeno 8 milioni all’anno) e con la morfologia del territorio che unita alla distanza dai poli scolastici rende impossibile dal punto di vista temporale duplicare l’offerta di corse a parità di mezzi, il contesto più delicato risulta quello extraurbano.
L’analisi dell’unità di missione strategica mobilità stima che a settembre, nella fascia di primo mattino, i posti disponibili sui 400 mezzi che effettueranno il servizio extraurbano saranno circa 18.000 a fronte di una domanda che in un tipico lunedì preCovid – la giornata normalmente più congestionata – raggiungeva le 22.000 unità (11.000 studenti delle superiori, altrettanti delle scuole medie).
Considerando di lasciare sui mezzi pubblici una quota residua del 30% circa a beneficio dei lavoratori pendolari, i posti disponibili per gli studenti scenderebbero a 13.000. Tradotto: circa 10.000 non troverebbero posto sulle corriere che li dovrebbero portare a scuola.«Per le superiori occorrerà cercare una soluzione legata alla rarefazione della domanda, dunque a una turnazione all’uso dei mezzi e quindi all’accesso a scuola — chiosa il mobility manager della Provincia Roberto Andreatta — ora inizieranno degli approfondimenti puntuali sul territorio per articolare le diverse situazioni». Calcolando gli studenti e i lavoratori pendolari abbonati, «la sensazione è che nelle ore di punta non ci sarà posto per l’utenza occasionale, che dovrà scegliere altri orari, oppure, ma è solo ancora un’ipotesi, prenotarsi».
Meno problematico si presenta il contesto per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione (11.000 alunni serviti da Trentino trasporti e 12.000 dai 400 vettori privati del Consorzio trentino autonoleggiatori). Secondo i dati dei trasporti 2019/2020 del comparto privato, sui mezzi sono saliti solo 3.000 bambini della scuola materna, mentre per quanto riguarda la scuola primaria e secondaria di primo grado il 60% delle 141.000 corse effettuate ha registrato un coefficiente di riempimento superiore al 60% e il 30% superiore all’80% (di conseguenza dovranno essere tutte duplicate).
«In questo caso però le criticità potrebbero essere parzialmente risolte “spalmando” su un arco orario di un’ora e mezza l’entrata e uscita da scuola per effettuare più rimesse dalle medesime località presso ogni plesso» chiosa Andreatta. Anche perché la presenza di istituti in questo caso è capillare e le distanze delle residenze rispetto al bacino d’utenza sono piuttosto contenute.
Di fronte a un simile scenario, il vicepresidente Tonina sottolinea la necessità di «pensare a una mobilità diversa, se non vogliamo, soprattutto nelle città più importanti, Trento in primis, trovarci in difficoltà perché tutti usano l’auto privata creando ulteriori complicazioni a chi vive nei territori ed è purtroppo obbligato a utilizzarla per arrivare in città». Per non parlare, naturalmente, dei problemi legati all’inquinamento. «L’iniziativa del bonus bici aveva questo significato — conclude — la nostra volontà è di trovare ulteriori risorse in assestamento di bilancio per estenderla a tutti i Comuni, una volta verificato l’impatto della misura nazionale. A beneficiarne sarebbe non solo la mobilità, ma anche ambiente, economia e sport».