La rabbia delle discoteche
Molinari: noi discriminati. Sartori: situazione grave
«Presi in giro e arrabbiati».
TRENTO Così si sentono i professionisti della movida, delle discoteche e dell’intrattenimento trentino dopo la notizia, arrivata ieri, che i loro locali non potranno riaprire almeno fino al 14 luglio. Matteo Molinari è tra i nomi più noti del settore in provincia: «Stiamo stufi — ammette, parlando anche a nome dei colleghi — Abbiamo chiuso molto prima di tante altre attività, tanti di noi hanno annullato gli eventi quando ancora gli impianti sciistici erano aperti. Ora siamo messi davanti a questo continuo prorogare senza sicurezze, mentre in case private o fuori dai bar le persone si incontrano senza problemi: ci sentiamo discriminati».
La situazione è tanto grave che alcuni locali rischiano di non aprire più: «L’estate è la stagione in cui si raccoglie di più. Se veniamo fermati per cinque mesi bisogna pensare a dei finanziamenti a fondo perduto: non è possibile che per sopravvivere a una chiusura imposta si debba attingere ai propri risparmi o addirittura indebitarsi». Uno degli aspetti più spiacevoli, ammette Molinari, è quello di essere stati volontariamente messi in secondo piano: «Le amministrazioni e i politici sanno perfettamente che esistiamo. Addirittura in campagna elettorale siamo spesso corteggiati in quanto detentori di un gran numero di contatti, ma subito dopo le elezioni veniamo mal considerati».
La speranza che era circolata in queste ultime settimane tra gli addetti del settore, confessa Giovanni Sartori, gestore dell’Artè a Trento nord e di Shuttle e La Flaca ad Andalo, è che non arrivassero altri decreti: «Speravamo di arrivare al 15 giugno senza novità. A quel punto le regioni avrebbero potuto intervenire normando le questioni sanitarie, ma senza altri obblighi. C’è da capire se sarà responsabilità del gestore far rispettare il distanziamento oppure un’indicazione di autogestione delle persone. La prima ipotesi è quasi impraticabile, è impensabile obbligare al distanziamento in pista e già normalmente le nostre responsabilità legali sono altissime».
Sartori al momento può concedersi il lusso di aspettare, in quanto la stagione si attività dei suoi locale è prevalentemente invernale, ma la crisi si prospetta durissima: «Recentemente sono andato a Padova per partecipare “da infiltrato” alla riunione dei colleghi veneti: la situazione è grave, la chiusura è prolungata, siamo tutti fermi da mesi e nessuno ci considera».
Come nel resto d’Italia le discoteche del Trentino per il momento non possono far altro che aspettare: «Per noi l’ultima serata è stata il 22 febbraio — spiega il gestore — Abbiamo fatto una riapertura speciale il 29 febbraio dopo mezzanotte perché in quel momento scadevano le prime indicazioni di chiusura, che successivamente sono state prolungate. Da allora più niente». Con i locali sono fermi anche tutti i lavoratori atipici che a vario titolo — sicurezza, musicisti, dj, intrattenitori di diversa natura — partecipano e rendono possibili le serate del divertimento trentino: «È un lavoro stagionale, dalle tempistiche un po’ particolari — conclude Sartori — Ma solo noi nei mesi invernali abbiamo attivato 100 contratti».