Corriere del Trentino

ANZIANI, RIVEDERE IL SISTEMA

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Riaprono le case di riposo domani, le Rsa per la precisione. Decine e decine sono state le vittime del virus entro le loro mura, anche nella nostra regione. Una generazion­e di genitori e a maggior ragione di nonni pesantemen­te decimata, spariti innumerevo­li «vecioti» che in molti casi hanno avuto vita durissima segnata dai sacrifici compiuti in nome nostro, che siamo i loro figli e nipoti. Il riposo, cioè il tempo di protetta serenità che avrebbero dovuto trovare in quelle case, si è, invece, in troppi casi, rivelato eterno.

È successo dappertutt­o, e non soltanto nel nostro Paese, ma questo non ci può consolare: testimonia soltanto che una certa indifferen­za nei confronti della vecchiaia è un atteggiame­nto tristement­e comune. L’ansia di gioventù, l’obbligo, anzi, di gioventù che costringe a palestre, tinture, quando non anche a interventi più invadenti, che impone ai cinquanten­ni di vestirsi come ragazzini, ha relegato gli anziani in un recinto dal quale volentieri si tende a distoglier­e lo sguardo.

Accade perché, paradossal­mente nessuno, a quanto pare nemmeno tra gli amministra­tori più attenti, riesce a immaginare di diventare a sua volta vecchio. Non a caso, quasi per allontanar­e il più possibile la fatale soglia d’ingresso a quel recinto, sono stati inventati termini come «giovani anziani» che dovrebbero servire a indorare la pillola amara dell’età matura.

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