ANZIANI, RIVEDERE IL SISTEMA
Riaprono le case di riposo domani, le Rsa per la precisione. Decine e decine sono state le vittime del virus entro le loro mura, anche nella nostra regione. Una generazione di genitori e a maggior ragione di nonni pesantemente decimata, spariti innumerevoli «vecioti» che in molti casi hanno avuto vita durissima segnata dai sacrifici compiuti in nome nostro, che siamo i loro figli e nipoti. Il riposo, cioè il tempo di protetta serenità che avrebbero dovuto trovare in quelle case, si è, invece, in troppi casi, rivelato eterno.
È successo dappertutto, e non soltanto nel nostro Paese, ma questo non ci può consolare: testimonia soltanto che una certa indifferenza nei confronti della vecchiaia è un atteggiamento tristemente comune. L’ansia di gioventù, l’obbligo, anzi, di gioventù che costringe a palestre, tinture, quando non anche a interventi più invadenti, che impone ai cinquantenni di vestirsi come ragazzini, ha relegato gli anziani in un recinto dal quale volentieri si tende a distogliere lo sguardo.
Accade perché, paradossalmente nessuno, a quanto pare nemmeno tra gli amministratori più attenti, riesce a immaginare di diventare a sua volta vecchio. Non a caso, quasi per allontanare il più possibile la fatale soglia d’ingresso a quel recinto, sono stati inventati termini come «giovani anziani» che dovrebbero servire a indorare la pillola amara dell’età matura.