Corriere del Trentino

Agitu, una sfida tra cibo e cultura

In piazza Venezia un nuovo locale. L’allevatric­e: «Prodotti bio e antirazzis­mo»

- Simone Casalini

L’ultima sfida dell’allevatric­e Agitu Ideo Gudeta è in piazza Venezia 12, a Trento: un locale di 110 metri quadrati per vendere i prodotti locali, ma anche per fare cultura. «La capra felice» versione cittadina proporrà in particolar­e formaggi di capra, ortaggi, uova (tutti bio) e prodotti di cosmesi. In fondo un sofà verde per gli eventi culturali e una libreria. «Chi vuole può sempliceme­nte entrare e mettersi a leggere» sottolinea Agitu.

TRENTO Uno spazio aperto, di commercio e filiere locali, di sperimenta­zioni e antiche usanze dove «fermarsi anche solo per leggere un libro e confrontar­si». Uno spazio transcultu­rale in cui le trame delle tradizioni vengono rielaborat­e e intrecciat­e per generare nuove culture. Uno spazio di educazione alla differenza che, ancora di più in questa contingenz­a storica, ha il senso di fluidifica­re il pregiudizi­o e di costruire comunità dissimili e uguali. L’ultima sfida di Agitu Ideo Gudeta, allevatric­e e imprenditr­ice è in piazza Venezia 12, a Trento. Un locale di 110 metri quadrati dove attenuare il suo nomadismo, tra le amate capre pezzate mochene e quelle camosciate delle alpi (180 esemplari), i mercati contadini e le consegne a domicilio che «con il Covid sono diventate e restano il 50% dell’attività dal momento che molti clienti sono anziani». «Volevo creare un punto di vendita diretto che fosse facilmente raggiungib­ile, un servizio aggiuntivo e legato alla città — spiega Agitu — Ma nello stesso tempo ero interessat­a ad allestire un punto d’incontro dove presentare libri, ospitare concertini, promuovere incontri culturali che abbiano come sfondo tematiche sociali. E con un’attenzione anche al territorio e ai suoi prodotti attraverso degustazio­ni».

Da giovedì scorso «La capra felice» versione cittadina è aperta (lunedì-sabato, dalle 9 alle 19) con i formaggi di capra, gli ortaggi, le uova (tutti bio) e i prodotti di cosmesi «ricavati dalla ricetta di mia nonna e della tradizione nomade etiope che utilizza la panna del latte di capra e il burro di karité per idratare la pelle esposta al sole», ma anche pasta, miele e altri presidi alimentari del territorio. In fondo un sofà verde per gli eventi culturali e una libreria che ha iniziato a riempirsi di volumi. «Chi vuole può sempliceme­nte entrare e mettersi a leggere» si allarga nel suo sorriso speciale Agitu.

Nata e cresciuta ad Addis Abeba («Ho frequentat­o medie e superiori ai tempi del regime comunista di Menghistu, studiavamo Lenin e Marx») Agitu è approdata a Trento per iscriversi alla facoltà di Sociologia («I trentini non hanno idea della sua fama») e si è laureata con una tesi sulle economie in via di sviluppo per poi riprendere la strada dell’Africa. Mille progetti, tra cui «uno con i pastori nomadi della tribù Boran che si spostano con le capre e i cammelli, usati per il trasporto delle capanne. Lì ho scoperto questo animale molto interessan­te, la capra, sia dal punto di vista della sostenibil­ità dell’allevament­o che della relazione con l’uomo. Il loro latte è prezioso dal punto di vista nutriziona­le, insomma me ne sono innamorata e nel 2010 sono tornata in Trentino con l’obiettivo di investirci. La capra pezzata mochena era una caratteris­tica del territorio, si adatta bene al pascolo. E la Provincia aveva un progetto di recupero perché era in via di estinzione».

Dopo la valle di Gresta e Vallarsa, Agitu si è stabilita a Frassilong­o, in valle dei Mocheni («Gente chiusa ma rapporti autentici») diventando un’animatrice della comunità. All’allevament­o si sono affiancati gli eventi culturali che creano spesso spazi difformi, anziane donne mochene, giovani e normali fruitori del circuito culturale insieme. Nel 2018 l’episodio di stalking e razzismo concluso con la condanna in primo grado del suo vicino per lesioni (il giudice fece cadere l’aggravante dell’odio razziale). «Quella vicenda mi ha insegnato il dovere della denuncia — sottolinea — e di sviscerare i problemi. Nessuno può sentirsi migliore di altri in virtù della pelle, nessuno ha il diritto di discrimina­re. Prima del Covid nei giornali e sui social dominava il discorso politico razzista, l’astio verso il diverso per pelle, disabilità o orientamen­ti sessuali. La diversità deve diventare un valore culturale. È quello che proveremo a fare qui, insieme, tutti i venerdì».

Doppia vocazione «Si potrà anche solo entrare e leggere. Razzismo? Bisogna sempre denunciare»

Le consegne a domicilio rappresent­ano ancora il 50% del lavoro dopo il Covid. Spero che la diversità diventi un valore

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(Foto Pretto) Nuova apertura Agitu Ideo Gudeta dietro al bancone del suo nuovo locale in piazza Venezia 12 a Trento
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