Provinciali in piazza: «Non lavoriamo sabato». Fugatti: avanti
Protesta in Provincia. Ma Fugatti tira dritto: nuovi orari in vigore da lunedì prossimo
TRENTO «Siamo qui per respingere gli attacchi demagogici e pregiudiziali nei confronti dei dipendenti pubblici». Che ieri sono scesi in piazza assieme ai sindacati del Pubblico impiego – Cgil, Cisl, Uil e Fenalt – riunendosi in un presidio in piazza Dante, sotto al palazzo della Provincia. Erano un centinaio: «Arrabbiati ma ancor di più delusi da una giunta – spiegano i lavoratori – che ormai ha smesso da tempo di considerare il nostro valore». La goccia che ha fatto traboccare il vaso la riorganizzazione dell’orario di lavoro — «deciso unilateralmente» — che prevede turni più lunghi, anche nel weekend. Riorganizzazione che ieri la giunta ha confermato.
La protesta
«Dopo lo scippo delle risorse per il rinnovo del contratto di lavoro — sottolinea Marcella Tomasi della Uil-Fpl — ora la decisione di far tornare tutti al lavoro affossando la modalità in smart-working. Una decisione che ci è stata soltanto comunicata, perché ormai questa è la prassi e le negoziazioni con i sindacati non sono più nemmeno contemplate». Per i sindacati la decisione di far tornare in ufficio tutti i dipendenti pubblici è stata presa sull’onda della demagogia: «Perché si pensa che a casa in questi mesi si sia rimasti sul divano. Un ragionamento da bar, ma che l’amministrazione non può fare, perché se non ci fosse stata la capacità del pubblico impiego di riorganizzarsi in una settimana, predisponendo più di 3.000 postazioni in smart-working con pc e connessione propria, la stessa azione della giunta si sarebbe fermata. Si è continuato a lavorare, da casa, e questa nuova modalità viene ora affossata».
«Far credere che lo smartworking non sia una modalità di lavoro valida, che i dipendenti pubblici in questi mesi siano stati in ferie, è una narrazione che vogliamo rigettare con forza». Luigi Diasprio, della Fp-Cgil, sfida la giunta: «Lo smart-working che ora vogliono cancellare ha garantito alla Pubblica amministrazione di non fermarsi, un’esperienza che dovrebbe essere valorizzata, non denigrata. E su questo sfidiamo Fugatti ad aprire un tavolo di confronto, ad iniziare un percorso condiviso, e contemporaneamente chiediamo però di smetterla con la demagogia e il pregiudizio». Spiega che la scelta di «riportare i lavoratori in ufficio con turni fino alle 19.30 e la previsione dell’orario esteso al sabato e forse anche domenica» è motivata dalla giunta con la necessità di una presenza più diradata negli uffici a causa del divieto di assembramento anche sul luogo di lavoro: «Ma se non è possibile stare tutti in ufficio, piuttosto che allungare i turni sarebbe da incentivare uno strumento già usato con efficacia durante il lockdown, lo smart-working». Nessun commento sulle parole del consigliere leghista Alessandro Savoi che aveva descritto nei giorni scorsi i dipendenti pubblici come «parassiti»: «Non commento uscite così becere – afferma Diaspro – perché il livello della discussione dovrebbe essere più avanzato e perché vorrei una classe politica che non si limiti a ragionare per slogan o soltanto con lo sguardo rivolto al tornaconto elettorale».
Anche Maurizio Valentinotti della Fenalt parla di «goccia che ha fatto traboccare il vaso»: «Soprattutto, dopo il blocco del rinnovo del contratto che comunque prevedeva un terzo dello stanziamento di Bolzano, hanno cancellato le relazioni sindacali. Ora la disposizione assurda sugli orari, decisione immotivata che porta con sé il disprezzo per mesi di lavoro e disponibilità di tutti i dipendenti pubblici».
Per Giuseppe Pallanch, Cisl-Fp, «i 30 mila dipendenti della Pubblica amministrazione sono il fiore all’occhiello di questa Provincia, rappresentano la prima amministrazione pubblica per qualità» in Italia: «E nonostante questo non riusciamo a far capire a questa giunta il nostro valore, ci mettono lavoratori contro altri lavoratoti, e questo non è accettabile, perché noi siamo alleati dei cittadini, siamo al loro servizio». Al governatore i sindacati chiedono un confronto: «Noi abbiamo idee e proposte – conclude Pallanch – ma non vogliono incontrarci».
La giunta
Ma la giunta, ieri, ha tirato dritto. Varando il piano di rientro dei dipendenti pubblici che partirà dal 29 giugno e proseguirà fino al 30 settembre (ieri gli assessori Spinelli e Zanotelli hanno incontrato i sindacati). «Lo smart working — ha spiegato Fugatti — è stato positivo. Ma è giusto che si ritorni al lavoro in ufficio, a una sorta di normalità». E ha aggiunto: «Servono meno persone all’interno degli uffici, quindi abbiamo stabilito due turni su una giornata. Il monte ore è sempre 36, 25 saranno con presenza in ufficio, su due turni. Per colmare il monte ore è stato inserito il venerdì pomeriggio e il sabato mattina per determinate categorie che hanno apertura al pubblico. Una quota di ore sarà fatta comunque in smart working».
I sindacati Così si affossa l’esperienza positiva dello smart working