In 8 nel garage e malpagati, denunciato un imprenditore
Titolare di un’azienda di Predaia nei guai per sfruttamento dei braccianti. I sindacati: grave
Il titolare di un’azienda agricola di Predaia è stato denunciato per lo sfruttamento di otto braccianti. I dipendenti, con contratto collettivo di lavoro, venivano pagati meno del dovuto e alloggiavano in un garage di proprietà dell’azienda in condizioni fatiscenti. L’indagine è partita dopo aver trovato gli uomini a chiedere l’elemosina.
TRENTO Sono stati due gli incontri decisivi. Il primo fuori dai supermercati della Vallagarina e della val d’Adige, mentre chiedevano l’elemosina. Il secondo in un meleto di Predaia, in val di Non, al termine di una lite con il loro datore di lavoro. Di qui il dubbio se le ristrettezze economiche avessero spinto gli otto braccianti ad accettare condizioni di sfruttamento. I carabinieri di Cles hanno cominciato a fare approfondimenti e dopo mesi di indagini hanno denunciato il titolare dell’impresa agricola per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro: in particolare, per l’alloggio degradante e le buste paga con meno ore destinate ai suoi dipendenti, arrivati in Italia dal continente africano, per lo più ghanesi e nigeriani, tutti in regola con il permesso di soggiorno.
Tuttora il loro ex datore di lavoro — titolare di un’azienda agricola a conduzione familiare a Predaia — dispone di un garage per riporre gli attrezzi e parcheggiare i mezzi agricoli. Uno stanzone con il pavimento in cemento grezzo. Le uniche piastrelle sono attaccate sulla porzione di parete su cui è fissato un vecchio specchio da bagno con due pensili. Per il resto, due finestre e un tubo luminoso a led appeso al soffitto. Nessun impianto di riscaldamento. Secondo gli investigatori questo stesso locale, nell’ultima stagione della raccolta delle mele, sarebbe stato riservato agli otto dipendenti di origine africane: via gli attrezzi e i mezzi agricoli e dentro i letti a castello, per un totale di tredici posti letto, allestiti con materassi e coperte logori. Un garage trasformato in alloggio, senza pavimentazione e riscaldamento.
La scoperta è avvenuta dopo che il 26 ottobre scorso i carabinieri erano intervenuti in uno dei meleti dell’azienda agricola per dirimere una lite tra il datore di lavoro e un operaio: il primo, contestando un certo lassismo al proprio dipendente, aveva scagliato contro di lui alcune mele. Il bracciante, che si trovava su una scala, per schivare i frutti, aveva perso l’equilibrio ed era caduto a terra, riportando fortunatamente soltanto delle lesioni lievi. A seguire c’era stata l’identificazione degli altri sette raccoglitori e dalla banca dati era emerso che alcuni di loro in passato erano stati controllati tra Trento e Rovereto nei pressi di centri commerciali e supermercati mentre chiedevano l’elemosina.
Da quel pomeriggio, così, anche a seguito delle testimonianze dei braccianti, sono partiti gli accertamenti da parte dei militari della compagnia di Cles in collaborazione con gli ispettori dell’Ufficio lavoro della Provincia. E dalle indagini è emerso che gli otto dipendenti avevano firmato un contratto collettivo di lavoro, ma l’imprenditore avrebbe riconosciuto ai suoi operai un numero di giorni/lavoro inferiore a quello reale e, per ognuno di esso, sistematicamente, un ridotto numero di ore (sei anziché nove). Ora l’uomo è stato denunciato all’autorità giudiziaria e chiamato a pagare una sanzione di 4 mila euro perché, oltre al salario ridimensionato e l’alloggio fatiscente, non avrebbe coperto con l’assicurazione due dei dipendenti. La reazione da parte delle tre confederazioni sindacali (Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil) è stata immediata: «Deve entrate nella logica di tutti che chi ricorre al lavoro irregolare non danneggia solo i lavoratori, fatto di per sé gravissimo, ma anche le imprese oneste che subiscono una concorrenza sleale. Per questa ragione la battaglia contro lo sfruttamento del lavoro è responsabilità di tutti gli attori del sistema. Di fronte ad episodi di questo tipo non si può arretrare di un millimetro».