«Lotta di retroguardia Per uscire dalla crisi bisogna darsi da fare»
Il presidente di Aquafil Bonazzi: siamo in emergenza
«Queste sono rivendicazioni di retroguardia». Le parole sono aspre. Ma Giulio Bonazzi le ripete più di una volta: le proteste dei dipendenti provinciali per la riorganizzazione degli orari e delle modalità di lavoro post-Covid (con l’allungamento dei turni anche nel weekend) sono lontane mille miglia dalla filosofia del presidente e amministratore delegato di Aquafil, azienda leader mondiale nella produzione di fibre sintetiche. «Per uscire da questa crisi — è la strada indicata dall’imprenditore — si deve lavorare per medicare le ferite».
Presidente Bonazzi, i dipendenti provinciali contestano soprattutto le nuove modalità di organizzazione dei turni di lavoro imposte dalla giunta provinciale «in modo unilaterale» sostengono. A queste oppongono un’altra visione: chiedono di poter usare ancora lo smart working e criticano i turni previsti anche nei fine settimana, al sabato e alla domenica. Cosa ne dice?
«Siamo in una situazione di emergenza mai vista, caratterizzata da problemi enormi. Queste, onestamente, mi sembrano rivendicazioni di retroguardia».
Rivendicazioni che non tengono conto del quadro d’insieme?
«Abbiamo un bilancio statale che fa acqua da tutte le parti, ci sono tanti annunci e pochi fatti in termini di misure di sostegno. Abbiamo una situazione del Pil bassissima. Ci sono settori in una condizione drammatica: penso all'automotive e al turismo, per citare anche un settore che ci tocca molto da vicino. In tutto questo, non mi pare un dramma se ai dipendenti provinciali viene chiesto di rientrare qualche volta al sabato per lavorare nel fine settimana, tenuto conto che per tre mesi si è lavorato da casa. Non mi sembra davvero un grosso problema».
Come affrontare dunque questo momento di difficoltà?
«O pensiamo che l’Europa ci dia soldi gratis ogni volta che ci fa comodo, oppure diventiamo finalmente un Paese serio e cerchiamo di reagire per cercare di risolvere da soli i nostri problemi».
Problemi che, come ha detto prima, sono molti: l’Italia è in una fase delicatissima. E anche il Trentino deve fare i conti con una situazione tutt’altro che rosea.
«È un dato di fatto: da questa pandemia siamo usciti tutti più poveri. Per questo dico: l’unica medicina per provare a curare questa situazione è il nostro lavoro».