Ex Ici, un conto da due milioni per la centrale di S. Massenza
Corte dei Conti, nei guai due funzionari del Catasto
TRENTO «Consapevoli omissioni». Non errori dunque. Avrebbero calcolato al ribasso la rendita catastale della centrale idroelettrica di Santa Massenza, realizzata per utilizzare le risorse idriche del fiume Sarca e del lago di Molveno, causando un danno milionario alle casse dei Comuni Vallelaghi e Madruzzo.
Era accaduto anche per la centrale idroelettrica di Peio. Il presunto «disegno omissivo» sarebbe lo stesso e uguale il risultato per le amministrazioni comunali alle quali sarebbero stati sottratti molti soldi, risorse preziose per i bilanci dei Municipi, soprattutto per quelli più piccoli. Un calcolo errato che, secondo l’accusa, sarebbe stato fatto con l’obiettivo di favorire la concessionaria Hydro Dolomiti Energia srl, società a partecipazione pubblica. Questa la tesi della Procura della Corte dei Conti che dovrà essere provata in sede di giudizio. Ma in ballo ci sarebbe anche una nota dell’allora presidente della giunta provinciale, Lorenzo Dellai, con la quale avrebbe dato indicazioni di «segretare i dati relativi all’individuazione delle rendite catastali» invocando «il segreto industriale». Il motivo? I dati sarebbero serviti alle gare per le future concessioni idroelettriche. Un’azione, quella di Dellai, stigmatizzata dal procuratore regionale della Corte dei Conti, Marcovalerio Pozzato, nell’atto di citazione a giudizio inviato nei giorni scorsi a due dipendenti provinciali. Come era accaduto per le centrali di Peio e San Colombano nei guai sono finiti nuovamente due funzionari dell’ufficio Catasto della Provincia. Il conto anche questa volta è salato: 2 milioni e 214.462 euro che i due funzionari dovrebbero versare in solido. Una vera batosta per i due a cui viene contestato il dolo.
Secondo la ricostruzione degli investigatori del Nucleo di polizia finanziaria della guardia di finanza la Provincia nel 2006 aveva affidato a un’Ati una consulenza per il calcolo delle rendite catastali delle centrali idroelettriche, ma la consulenza sarebbe stata ignorata nel conteggio della rendita della centrale di Santa
Massenza. In realtà, ad avviso della difesa, rappresentata dagli avvocati Franco Busana e Lino Rosa, la famosa consulenza non sarebbe mai stata consegnata al Servizio catasto, quindi i due funzionari non l’avevano vista.
Inoltre i «documenti ricevuti nel dicembre 2010 — ha osservato la difesa in sede di controdeduzioni — contenevano dati del tutto generici e sommari che erano stati secretati dal presidente della giunta». Quindi quei dati sarebbeli ro stati inutilizzabili. Gli avvocati, che ribadiscono la correttezza del sistema di calcolo, ricordano che i prezzi adottati per conteggiare le rendite, se raffrontati con quelli elaborati dai periti nei giudizi tributari, presentano «differenze minimali». Nessun danno erariale, quindi, secondo la difesa che, peraltro, ricorda il giudizio tributario pendente davanti alla Commissione tributaria di secondo grado. I magistrati tributari si erano infatti già occupati del problema delle centraidroelettriche ed erano stati proprio loro a sollevare dubbi sulle stime per il versamento dell’ex Ici.
I giudici tributari di primo grado, nella sentenza del febbraio 2009, avevano stabilito la necessità di inserire nel calcolo della rendita catastale non solo i valori dei fabbricati e dei terreni, ma anche quello di impianti e macchinari. Ma non sarebbe stato fatto. Secondo la Procura i funzionari non avrebbero inserito in catasto manufatti o parti della centrale idroelettrica nonostante le sollecitazioni da parte dei Comuni di Vezzano e Calavino. L’accusa parla di «una volontaria sottostima dei valori», inoltre l’ufficio non avrebbe fatto neppure un sopralluogo per verificare le opere e i manufatti. Il Catasto non ha considerato alcune voci relative ai costi di costruzione favorendo in questo modo, ad avviso della Procura, l’ente gestore e causando, tra il 2004 e il 2014, minori entrate per oltre due milioni.