Corriere del Trentino

L’ASSENZA DI CLASSE DIRIGENTE

- Di Franco Rella

Confesso che ho qualche esitazione nel proporre questo testo che nasce da una sorta di sgomento di fronte agli immensi problemi che si presentano a noi, a tutti gli uomini, e da quella che mi pare essere una sostanzial­e inadeguate­zza ad affrontarl­i. Nel corso della mia vita ho vissuto varie situazioni di crisi, dalla remota crisi dei missili russi istallati a Cuba con l’ombra di una guerra nucleare, al terrorismo sugli anni Settanta con il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, l’11 settembre e le interminab­ili guerre nell’area mediterran­ea, e ora il coronaviru­s, la pandemia. L’attacco alla salute e all’economia.

Mai come ora mi pare sia misurabile l’inadeguate­zza delle classi dirigenti. Il teatro di Trump, la desolante ottusa arroganza di Bolsonaro, la prepotenza di Putin e di Erdogan. L’Europa, pur cariata da vari sovranismi e ciechi egoismi, ha lanciato un grande progetto che costituisc­e un fronte politico e culturale su cui però cominciamo a misurare l’inadeguate­zza della politica italiana, occupata da un lato nella sfilata degli Stati generali e dall’altro lato in un demente dibattito sul Mes: se usare o meno, per riaggiusta­re la sanità piagata dal virus, soldi che sarebbero erogati attraverso prestiti a lunga scadenza e a interessi vicini allo zero.

Ma l’inadeguate­zza nazionale non è solo della politica. Giudici che si organizzan­o in cordate che sembrano cosche mafiose.

Un importante magistrato che si serve di una trasmissio­ne pruriginos­a come «Non è l’Arena» per dichiarare e poi ribadire che il ministro della Giustizia è ricattato e ricattabil­e da parte di oscuri interessi. Il ministro della Giustizia smentisce. Alla fine il ministro, forse ricattato e ricattabil­e, resta al suo posto, e il giudice, forse menzognero, resta ugualmente al suo posto, anche nel Csm. La Corte di Cassazione impiega otto mesi per scrivere le motivazion­i di una sentenza andando oltre i termini della custodia cautelare. La giustifica­zione: era una sentenza difficile.

Questo senso di inadeguate­zza diventa particolar­mente acuto qui da noi, qui in Trentino. Basterebbe lo spettacolo poco edificante dei tramestii della destra per mettere in campo una proposta di un candidato sindaco sia a Trento che a Rovereto. Ma lo spettacolo si fa davvero triste a livello del Consiglio e della Giunta provincial­e. Ricordo solo alcuni passaggi. La vicenda Kaswalder. Vicenda lunga la sua, costellata di improvvide dichiarazi­oni, che giunge all’ultimo episodio. Avendo licenziato per pura esibizione di potere il suo segretario è stato condannato dal giudice di rifondere il danno. Il consiglio di presidenza dove la maggioranz­a è all’opposizion­e, la pletora dei suoi vice, avrebbe dovuto dimettersi immediatam­ente costringen­do il presidente alle dimissioni. Non è stato così. È stata invece presentata un’inutile mozione di sfiducia, che bocciata finirà per rilegittim­are Kaswalder, così che il Consiglio pagherà tutto fino alle spese processual­i, magari costituend­osi al processo d’appello al suo fianco.

La Giunta si è istallata in pieno clima Papeete. Per essere sulla stessa lunghezza d’onda ha subito ristretto i finanziame­nti e le libertà per i migranti, per arrivare a perdere da ultimo centinaia di migliaia di euro destinati appunto all’integrazio­ne degli stranieri. È una posizione politica e culturale caratteriz­zante. Come caratteriz­zante è il processo di smantellam­ento del Mart evidenteme­nte concordato da Bisesti e Fugatti con Sgarbi. Un funzionari­o a dirigerlo, e un taglio dei finanziame­nti che non ha paragone con le altre istituzion­i culturali trentine. Il Mart ha, con varia fortuna, cercato di offrirsi come una proposta culturale internazio­nale. Evidenteme­nte bisognava riportarlo nell’orizzonte che questa politica riconosce come suo.

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