Piccole lezioni «tech»
Il nuovo libro di Bucchi affronta l’uso quotidiano della tecnologia. Pericoli, rischi e opportunità
Viviamo immersi nella tecnologia, ma nessuno ci insegna a comprenderla. Siamo più o meno costantemente connessi, usiamo i social media «come l’acqua che esce dal rubinetto, senza chiederci però perché lo facciamo». Usare oggetti smart ci rende davvero più intelligenti? Quanto è importante maturare una maggiore consapevolezza nel nostro rapporto quotidiano con le tecnologie? Chiama a interrogarci su questi temi Io & Tech. Piccoli esercizi di tecnologia (Bompiani, 12 euro, 128 pagine), il nuovo libro di Massimiano Bucchi, studioso e saggista che vive a Vicenza e insegna a Trento. La prima presentazione del libro sarà giovedì 2 luglio, ore 18, alla libreria Galla-Libraccio di Vicenza e il 29 agosto in Trentino, a Levico.
Nessun rimpianto per il passato, l’autore prende le distanze dalla trappola del «si stava meglio prima», e sviluppa il suo manuale-saggio invitando a entrare nei molteplici sentieri in cui la tecnologia sa abilmente attrarci. Brillanti dialoghi, in cui il nostro interlocutore è «Tech» in persona – che assume di volta in volta i connotati di Google, Facebook, Airbnb, Amazon e così via – si alternano a brevi lezioni teoriche accompagnate da intuitivi e divertenti esercizi.
Massimiano Bucchi è professore di Scienza, Tecnologia e Società a Trento, direttore del master in Communication of Science and Innovation e collabora con il Corriere Della Sera e Superquark. Oltre a Per un pugno di idee, ha pubblicato altri libri sul nostro rapporto con la scienza e la tecnologia, usciti per editori come Einaudi, Guanda, Il Mulino, Rizzoli.
Professor Bucchi, come nasce «Io e Tech?»?
«Il libro nasce da una semplice constatazione: la presenza diffusa della tecnologia nelle nostre vite, quando nessuno ci insegna a comprenderla. Anche i bambini oggi sanno utilizzare, spesso meglio degli adulti, le tecnologie di uso più frequente, ma ciò non significa che le capiscano, e nessuno, neppure la scuola, ci fornisce gli strumenti per farlo. L’atteggiamento dei media oscilla invece tra due estremi: c’è chi esalta la tecnologia e chi la demonizza. Uno spunto importante è arrivato anche dalle domande sulla tecnologia ricevute da ragazze e ragazzi in questi anni».
Lei sottolinea più volte la duplice faccia della tecnologia.
«Non c’è rosa tecnologica senza spine. La tecnologia è sempre una medaglia a due facce, dà e toglie allo stesso tempo, crea e distrugge. Ci piacerebbe, ad esempio, avere la comodità delle automobili senza l’inquinamento, il traffico, gli incidenti, oppure disporre delle opportunità che la rete o gli smartphone ci offrono, evitando però l’intrusione nella privacy, le perdite di tempo, la dipendenza. Non è però possibile prendere solo un pezzo della tecnologia, magari quello che ci sembra più conveniente».
La sua non è un’esortazione a rifuggire le tecnologie.
«Credo che, con rarissime, eccezioni sarebbe insensato e persino impossibile farlo: come immaginare oggi un adolescente senza smartphone, o un’attività professionale senza internet? Il libro però non invita ad accettare in modo acritico l’impatto che le tecnologie hanno su di noi e il modo in cui ci cambiano. Nessuna di esse è mai intelligente o stupida, sta a noi affrontarla in modo intelligente, cioè consapevole».
Perché la tecnologia non è neutrale?
«Lo stereotipo di una tecnologia neutrale è una delle prime illusioni da sfatare. La vita di tutti i giorni ci offre più esempi di quanto questo luogo comune sia infondato, basti pensare al fastidioso allarme sonoro che non smette fino a che non allacciamo le cinture di sicurezza, per capire che le tecnologie richiedono all’utilizzatore un certo comportamento. La moralità di una tecnologia va sempre valutata nel contesto del suo uso».
Un tema che chiama in causa anche gli aspetti connessi alla privacy.
«Più una tecnologia acquista un ruolo pervasivo nella nostra vita, più cresce la sua capacità di rendersi necessaria e data per scontata. Per gli utilizzatori, ciò contribuisce a rendere molto difficile la messa a fuoco delle implicazioni in termini di privacy e condivisione dei dati. Le tecnologie sono ormai infrastrutture delle nostre vite morali e politiche».
Perchè dietro il successo dei social media c’è il narcisismo?
«Ogni tecnologia, alla fine, ci parla di noi, di quello che desideriamo e temiamo. Come Narciso, ci specchiamo nella tecnologia dimenticando che riflette questi desideri, aspettative, ansie. Più diventiamo assuefatti a una tecnologia, più siamo anestetizzati rispetto alle ragioni per cui la utilizziamo e alla maniera in cui cambia il nostro modo di fare e di pensare. Più è diffusa e pervasiva, più la tecnologia ha la capacità di diventare la giustificazione di se stessa».