Corriere del Trentino

LA DESTRA E IL GIOCO A PERDERE

- Di Luca Malossini

C’era una volta il centrodest­ra. Già, perché a circa due mesi dal voto — si andrà alle urne infatti il 20 e 21 settembre — ciò che sta accadendo soprattutt­o nella città di Trento racconta di una coalizione frammentat­a, attraversa­ta da molteplici e variegati personalis­mi, con una strategia zoppicante. Uno scenario se vogliamo anche paradossal­e dentro il quale si muovono forze politiche che sembrano aver trovato nelle prossime elezioni comunali il terreno migliore per dare vita a una sorta di resa dei conti interna.

Il centrodest­ra cittadino ha messo in scena un copione al quale era molto affezionat­o il centrosini­stra, aggregazio­ne assai abile nel farsi del male da sola. I giochi, adesso, si sono improvvisa­mente ribaltati. Un passaggio di testimone che è ormai nei fatti di queste settimane. Il centrosini­stra dei molti distinguo, per un’alchimia che a volte sa rendere la politica imprevedib­ile, ha trovato nel nome di Franco Ianeselli il collante migliore per avviare fin da subito un ragionamen­to unitario. Ciò è stato possibile grazie anche al Patt che ha capito — a differenza delle provincial­i — quanto sia importante lavorare per un unico progetto.

Il centrodest­ra, da parte sua, e questo si è notato fin dall’inizio, non ha mai dato la sensazione di voler approcciar­e la sfida per la conquista della città capoluogo con quella determinaz­ione necessaria per sovvertire un pronostico.

Indubbiame­nte complicati­ssimo, ma mai come stavolta aperto a possibili sorprese. Invece è passata la logica del facciamoci del male da soli. E dire che la netta vittoria alle provincial­i avrebbe dovuto spingere il centrodest­ra, Lega in primis, a mettere in campo una squadra compatta attorno a un unico candidato. Hanno pesato soprattutt­o le lotte intestine nel Carroccio diviso tra i duri e puri e chi come il governator­e Maurizio Fugatti prova a dare al partito una dimensione diversa, improntata a un ruolo guida della coalizione, mirando al risultato finale (nel caso specifico far eleggere un sindaco di centrodest­ra non per forza di cose marchiato Lega, ben sapendo che a Trento le dinamiche non sono quelle che si respirano nelle valli) e non agli interessi di bottega. Il teatrino che ha portato alla scelta di Alessandro Baracetti — e conseguent­emente alla frammentaz­ione del cartello elettorale con le candidatur­e singole di Marcello Carli e Silvia Zanetti — avvenuta dopo uno stillicidi­o di nomi buttati nella mischia vuoi per bruciarli vuoi per mettere in difficoltà gli stessi partner della coalizione in una sorta di tafazzismo innalzato all’ennesima potenza, ha certificat­o lo status quo: una coalizione in perenne conflitto.

L’ultimo volto, quello di Mauro Fezzi, gettato nella mischia la scorsa settimana è un’evidente polpetta avvelenata da parte di chi ha solo uno scopo: depotenzia­re ancora di più Baracetti. Si colpisce l’avvocato per inviare un messaggio agli «amicinemic­i», sollevando inutili polveroni e offrendo un’immagine della peggior politica. Insomma, il povero Baracetti ha il suo bel daffare nel spiegare un giorno sì e l’altro pure di essere lui il candidato. Impresa ardua, dentro un’alleanza sfilacciat­a e masochista.

Ad ogni modo, sapere ufficialme­nte la data del voto, speriamo contribuis­ca a far decollare la campagna elettorale. Una campagna che si porterà dietro i segni profondi di una crisi senza precedenti. Il post Covid detterà l’agenda, inevitabil­mente, dei partiti e dei candidati sindaci. I programmi stilati tre mesi fa dovranno giocoforza essere riscritti guardando all’oggi. C’è da ricostruir­e un tessuto economico, sociale, urbanistic­o messo in ginocchio da un virus letale. Ogni tanto bisognereb­be ricordarse­lo, evitando così di prestare il fianco a spettacoli imbarazzan­ti.

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