La scuola è una priorità
Il ricco e partecipato dibattito di questo ultimi mesi — sulla stampa e non solo — ha portato la scuola in primo piano nell’opinione pubblica, dando vita a riflessioni sulla sua centralità nei sistemi culturali, sul suo ruolo nella crescita delle giovani generazioni, sulle esigenze sempre più urgenti di cambiamento, sulla necessità di innovarne programmi, metodologie e strumenti.
L’emergenza sanitaria ha fatto venire a galla i nodi critici del sistema scuola nazionale e trentino: dalla mancanza di spazi e di organico al sottodimensionamento delle dotazioni digitali, dalle priorità di investimento alle carenze strutturali, dalla mancanza di una linea direttiva e di indicazioni univoche all’inadeguatezza dell’intero sistema di governo. Ma, anche, della scuola ha messo in luce tutte le potenzialità, che hanno permesso ai docenti, ai dirigenti e al personale tutto di affrontare e sostenere nel tempo un cambiamento radicale e senza precedenti nelle forme e nei tempi della didattica, nelle modalità di relazione con gli studenti e con le loro famiglie, nelle prospettive e nel senso del proprio lavoro.
Spesso in autoformazione, con strumenti propri e reinventandosi il mestiere, tutti loro hanno voluto e saputo mettersi in gioco, guidati dalla professionalità e dalla passione che li caratterizza, dal rispetto per i ragazzi e per il loro diritto ad apprendere. La didattica si è trovata improvvisamente a fare i conti con la capacità di adattamento e le competenze necessarie, con una vision spesso abitudinaria e un’idea del proprio ruolo stanca e demotivata. In condizioni di estrema incertezza e precarietà, la Dad (Didattica a distanza) ha coperto l’assenza, con molto tempo e molta fatica da parte di tutti, degli studenti, delle loro famiglie, degli stessi docenti. Ed ha messo ancora di più in evidenza, se ma ce ne fosse bisogno, che per imparare serve potersi toccare, che quello della maieutica è esercizio difficile che richiede un dialogo costante e rapido anche tra pari, che per parlare alla mente bisogna guardarsi negli occhi e tradurre anche, quando serve, le parole in gesti significativi e responsabili.
A settembre si tornerà finalmente alla didattica in presenza. Nel frattempo però molto abbiamo imparato: la centralità della questione della formazione delle giovani generazioni, a garanzia di futuro; la necessità di trovare un equilibrio tra la tutela della nostra tradizione culturale e le esigenze del mondo del lavoro, delle professioni, della produzione; l’urgenza di ridefinire il ruolo sociale della scuola e di riconoscerne la funzione di traino per lo sviluppo; l’importanza di costruire con e per i ragazzi un orizzonte di senso per il loro sapere che li aiuti a comprendere il loro posto nel mondo. Soprattutto, abbiamo imparato che le nuove tecnologie sono strumento utile e necessario ma mai possono essere un fine e che device e strumentazioni digitali, da soli, non sono indicatori né di innovazione né di intelligenza.
Mai come ora la scuola si trova ad un bivio: è tempo di decidere se i ragazzi, la loro formazione, il loro diventare ed essere cittadini consapevoli e attivi valgano investimento di attenzione e di risorse; se la scuola pubblica, pegno di equità e di giustizia sociale, debba essere davvero una priorità; è tempo di costruire un rapporto tra autonomia delle singole istituzioni scolastiche e il sistema territoriale efficace e reciprocamente rispettoso delle diversi ruoli; di rivedere piani di studi, contenuti e profili di competenze; di circoscrivere curricoli dilaganti e parcellizzati e di ricompattare i saperi.
È tempo di ridare alla scuola la dignità che le necessità dei nostri giorni le assegnano. È tempo che il decisore politico la individui finalmente, dopo decenni di latitanza, come priorità di governo e deliberi di conseguenza assegnando le risorse necessarie, definendo con certezza le linee guida, dando univoche indicazioni operative, assegnando i servizi necessari.
Questo, in fondo, la scuola si attende: che la politica governi, che gli uffici tecnici amministrino, che dirigenti scolastici e docenti possano finalmente lavorare al meglio.
* Dirigente scolastica del liceo Marie Curie di Pergine e responsabile dei dirigenti scolastici della Uil