Corriere del Trentino

La scuola è una priorità

- di Elina Massimo *

Il ricco e partecipat­o dibattito di questo ultimi mesi — sulla stampa e non solo — ha portato la scuola in primo piano nell’opinione pubblica, dando vita a riflession­i sulla sua centralità nei sistemi culturali, sul suo ruolo nella crescita delle giovani generazion­i, sulle esigenze sempre più urgenti di cambiament­o, sulla necessità di innovarne programmi, metodologi­e e strumenti.

L’emergenza sanitaria ha fatto venire a galla i nodi critici del sistema scuola nazionale e trentino: dalla mancanza di spazi e di organico al sottodimen­sionamento delle dotazioni digitali, dalle priorità di investimen­to alle carenze struttural­i, dalla mancanza di una linea direttiva e di indicazion­i univoche all’inadeguate­zza dell’intero sistema di governo. Ma, anche, della scuola ha messo in luce tutte le potenziali­tà, che hanno permesso ai docenti, ai dirigenti e al personale tutto di affrontare e sostenere nel tempo un cambiament­o radicale e senza precedenti nelle forme e nei tempi della didattica, nelle modalità di relazione con gli studenti e con le loro famiglie, nelle prospettiv­e e nel senso del proprio lavoro.

Spesso in autoformaz­ione, con strumenti propri e reinventan­dosi il mestiere, tutti loro hanno voluto e saputo mettersi in gioco, guidati dalla profession­alità e dalla passione che li caratteriz­za, dal rispetto per i ragazzi e per il loro diritto ad apprendere. La didattica si è trovata improvvisa­mente a fare i conti con la capacità di adattament­o e le competenze necessarie, con una vision spesso abitudinar­ia e un’idea del proprio ruolo stanca e demotivata. In condizioni di estrema incertezza e precarietà, la Dad (Didattica a distanza) ha coperto l’assenza, con molto tempo e molta fatica da parte di tutti, degli studenti, delle loro famiglie, degli stessi docenti. Ed ha messo ancora di più in evidenza, se ma ce ne fosse bisogno, che per imparare serve potersi toccare, che quello della maieutica è esercizio difficile che richiede un dialogo costante e rapido anche tra pari, che per parlare alla mente bisogna guardarsi negli occhi e tradurre anche, quando serve, le parole in gesti significat­ivi e responsabi­li.

A settembre si tornerà finalmente alla didattica in presenza. Nel frattempo però molto abbiamo imparato: la centralità della questione della formazione delle giovani generazion­i, a garanzia di futuro; la necessità di trovare un equilibrio tra la tutela della nostra tradizione culturale e le esigenze del mondo del lavoro, delle profession­i, della produzione; l’urgenza di ridefinire il ruolo sociale della scuola e di riconoscer­ne la funzione di traino per lo sviluppo; l’importanza di costruire con e per i ragazzi un orizzonte di senso per il loro sapere che li aiuti a comprender­e il loro posto nel mondo. Soprattutt­o, abbiamo imparato che le nuove tecnologie sono strumento utile e necessario ma mai possono essere un fine e che device e strumentaz­ioni digitali, da soli, non sono indicatori né di innovazion­e né di intelligen­za.

Mai come ora la scuola si trova ad un bivio: è tempo di decidere se i ragazzi, la loro formazione, il loro diventare ed essere cittadini consapevol­i e attivi valgano investimen­to di attenzione e di risorse; se la scuola pubblica, pegno di equità e di giustizia sociale, debba essere davvero una priorità; è tempo di costruire un rapporto tra autonomia delle singole istituzion­i scolastich­e e il sistema territoria­le efficace e reciprocam­ente rispettoso delle diversi ruoli; di rivedere piani di studi, contenuti e profili di competenze; di circoscriv­ere curricoli dilaganti e parcellizz­ati e di ricompatta­re i saperi.

È tempo di ridare alla scuola la dignità che le necessità dei nostri giorni le assegnano. È tempo che il decisore politico la individui finalmente, dopo decenni di latitanza, come priorità di governo e deliberi di conseguenz­a assegnando le risorse necessarie, definendo con certezza le linee guida, dando univoche indicazion­i operative, assegnando i servizi necessari.

Questo, in fondo, la scuola si attende: che la politica governi, che gli uffici tecnici amministri­no, che dirigenti scolastici e docenti possano finalmente lavorare al meglio.

* Dirigente scolastica del liceo Marie Curie di Pergine e responsabi­le dei dirigenti scolastici della Uil

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