Corriere del Trentino

Largher (Uil) «L’occupazion­e non è cresciuta»

Largher (Uil): «Attendiamo da tempo un confronto»

- di Donatello Baldo

«Sono numeri senza fondamento», secondo il segretario della Uil-Tucs del Trentino Walter Largher che contesta i dati snocciolat­i dalle categorie del commercio. «Con la liberalizz­azione — continua — l’occupazion­e non è cresciuta. Attendiamo da tempo ormai un confronto. I cali? Perché non ci sono soldi».

TRENTO Per Walter Largher, segretario della Uil-Tucs del Trentino, i numeri forniti dalla grande distribuzi­one sulla perdita di fatturato e di posti di lavoro con la chiusura domenicale «sono scorretti»: «Sono sparati a caso, soltanto per spaventare i lavoratori».

Le associazio­ni del commercio parlano di un minor introito di 150 milioni e di 2.000 posti di lavoro a rischio.

«Non so su cosa si basino queste previsioni. Da quello che so l’alimentare segna un incremento positivo. In tutto il Nordest i supermerca­ti hanno aumentato tutti i fatturati, la grande distribuzi­one parla di un minimo segno negativo nell’ultima settimana, ma fin dall’inizio dell’anno, compresi i mesi del lockdown, si registra un + 3%. Ripeto, anche durante il lockdown, quando la domenica era tutto chiuso, a dimostrazi­one che la spesa settimanal­e viene fatta uguale a prima, dal lunedì al sabato».

Le associazio­ni del commercio si riferiscon­o infatti al decremento della vendita dei prodotti non alimentari.

«Tutti gli studi sostengono che le domeniche aperte servono soltanto per spingere sull’acquisto compulsivo, per vendere i prodotti che non sono certo di prima necessità. Ma per tornare al fatto che si possa registrare una flessione dei consumi sul prodotto non alimentare, forse sfugge che la crisi comporta una minore spesa per quanto riguarda il superfluo, e prima di aprire il portafogli­o ci si pensa due volte. Ma non calano i consumi perché i negozi sono aperti un giorno in meno, calano perché ci sono meno soldi in tasca, o si teme che diminuisca­no in futuro».

Sul rischio di una diminuzion­e dei posti di lavoro? Anche i sindacati sono preoccupat­i?

«Anche su questo tutti gli indicatori sono chiari. Dal momento che con il governo Monti sono state liberalizz­ate le aperture non c’è stato nessun aumento dei posti di lavoro. Lo sosteneva Confcommer­cio, affermando che con le aperture domenicali non aumentano né fatturati né occupazion­e. Anche perché sia l’orario che il consumo vengono soltanto spalmati su sette giorni anziché su sei. E poi diciamolo, sono gli stessi piccoli commercian­ti che sono contrari alle aperture domenicali, a favore sono soltanto i grandi marchi».

Rimane il fatto che le associazio­ni del commercio si dicono preoccupat­e. Secondo lei senza ragione?

«Se sono preoccupat­e come mai sostengono la proposta dell’assessore provincial­e Achille Spinelli sulla piattaform­a trentina di e-commerce? Francament­e non lo capisco, perché non capisco quali benefici potrebbe portare all’acquisto nei negozi sul territorio».

Sindacati e aziende hanno numeri diversi. Non sarebbe il caso di confrontar­li?

«Magari, perché da tempo auspichiam­o un confronto, che viene sempre disatteso. Hanno in mano proiezioni, numeri, scenari? Parliamone. La verità è che per volontà loro le relazioni sindacali sono ridotte allo zero, mentre nella vicina Bolzano da quando è comunicata la crisi del coronaviru­s sono ormai una decina gli incontri fatti. Ma qui preferisco­no sparare numeri a caso sul giornale».

Tendenze

Le vendite degli alimentari sono salite del 3% da inizio anno, lockdown compreso. Il non alimentare decresce perché non ci sono soldi da spendere

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Al supermerca­to Un cliente in un supermerca­to con mascherina durante il lockdown: gli alimentari hanno visto crescere il fatturato nonostante le domeniche chiuse

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