Corriere del Trentino

Piste da sci, incidenti in continuo aumento: dal 2007 sono 103.000

L’assessore Failoni risponde a Marini (M5s). Il pentastell­ato: manca il costo sociale

- di Marika Giovannini

Gli incidenti sulle piste da sci sono in crescita, dal 2007 sono stati oltre 103.000.

Il trend in crescita è interrotto solo dai dati in controtend­enza della stagione turistica appena conclusa: numeri in calo che però sono il frutto di un inverno più «corto» a causa dell’arrivo della pandemia.

Ma l’andamento è inesorabil­e: dal 2007 in poi gli incidenti sugli sci, nella nostra provincia, sono in aumento. Se infatti nella stagione sciistica 2007-2008 il numero totale di infortuni — tra cadute, scontri e uscite di pista — arrivava a quota 7.900, nella stagione 2018-2019 si è saliti a 10.123, con l’ultimo inverno — orfano delle settimane finali — che si è «fermato» a 8.428.

A fornire il quadro completo degli incidenti sulle piste è stato l’assessore Roberto Failoni, che in questi giorni ha risposto a una interrogaz­ione del consiglier­e provincial­e del Movimento 5 Stelle Alex Marini depositata a inizio aprile: un documento, quello dell’esponente pentastell­ato, che oltre a chiedere conto del numero degli infortuni sulle piste sollecitav­a la giunta a valutare il «costo economico-sanitario» e i «costi sociali dell’incidental­ità sulle piste localizzat­e nella provincia».

Sul fronte dei numeri, dunque, la tabella allegata da Failoni mette a confronto le stagioni invernali degli ultimi 13 anni. Con un dato complessiv­o: dal 2007 ad oggi gli incidenti sugli sci sono stati in totale 103.121, 81.257 dei quali per cadute accidental­i da parte degli sciatori, 10.122 per scontri in pista e 693 per uscite dalla pista. Altri 11.049 casi vengono inseriti in una più generica tabella «altro». Entrando più nel dettaglio delle ultime due stagioni invernali, i dati forniti dalla Provincia mostrano una localizzaz­ione sul territorio naturalmen­te guidata dalla presenza e dal numero degli impianti da sci. Nell’inverno 2018-2019, ad esempio, il numero maggiore di incidenti (2.187) è stato registrato nel comprensor­io C11, ossia quello della valle di Fassa. Alto il numero degli infortuni (1.969) anche in valle di Sole, mentre nelle Giudicarie e Rendena si è arrivati a quota 1.882. Altri 1.150 incidenti si sono registrati in Vallagarin­a

(che comprende anche i comprensor­i sciistici di Folgaria e Lavarone), 1.055 sono gli infortuni che hanno interessat­o la valle di Fiemme.

La stagione di quest’anno, seppur conclusasi in anticipo, mostra un quadro simile: la val di Fassa ha chiuso l’inverno a quota 2.137 incidenti, le Giudicarie a 1.774, la val di Sole a 1.361. Fiemme si è fermata a 821 infortuni, superata dalla valle dell’Adige (916).

«La tabella — è il commento

Il numero maggiore di infortuni è legato a cadute accidental­i

di Marini — mostra un aumento inesorabil­e degli incidenti. Ma al di là dei numeri, attendo ancora una quantifica­zione dei costi sociali degli incidenti sugli sci». Costi sociali che, precisa il consiglier­e, «riguardano ad esempio l’assenza dal lavoro di chi si fa male durante una discesa con gli sci, ma anche casi più gravi di disabilità permanenti dovuti alle cadute». Un nodo importante, ribadisce Marini, il quale propone una riflession­e per cercare di affrontare la questione, magari introducen­do assicurazi­oni obbligator­ie per chi scia in pista.

«Non sono stati condotti studi per valutare risposte economiche e sanitarie del tasso di incidenti sulle piste» risponde Failoni. Che per limitare il numero degli incidenti punta sull’«opera di comunicazi­one e diffusione delle regole di comportame­nto che gli sciatori devono mantenere sulle piste», oltre che «sull’attività di prevenzion­e delle forze dell’ordine».

Il quadro

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