La madre di Eleonora: aspetto umano cancellato
Delitto Nago, Manfrini a casa in attesa di essere processato
Marco Manfrini, il cinquantenne di Rovereto accusato di aver picchiato e ucciso a morsi la moglie, Eleonora Perraro, nella notte tra il 4 e il 5 settembre 2019, a Nago Torbole, torna agli arresti domiciliari. Ci resterà fino al processo. Così hanno deciso i giudici del tribunale del riesame di Trento. L’ennesimo colpo da sopportare per la famiglia della vittima, che già in aprile aveva presentato un’istanza contro una misura analoga, che aveva allontanato l’uomo dal carcere per ragioni di salute.
TRENTO Marco Manfrini torna agli arresti domiciliari. L’ennesimo colpo da sopportare per la famiglia di Eleonora Perraro, che ora vede tornare a casa ( pur con la misura cautelare) l’uomo accusato di aver picchiato, morso e ucciso la moglie nella notte tra il 4 e il 5 settembre 2019, al bar «Sesto Grado» di Nago Torbole. Una decisione che di certo non alleggerisce l’attesa del giudizio, previsto a metà settembre. In aprile, quando a causa dell’emergenza Covid la condizione di detenzione era stata considerata pericolosa per la salute del cinquantenne roveretano, il Gip aveva disposto per lui gli arresti domiciliari. Il rischio di contagio negli ambienti del carcere, alla luce delle polmoniti a cui era soggetto l’indagato, aveva fatto optare la sua scarcerazione, e il momentaneo spostamento agli arresti domiciliari. Doveva essere una parentesi, definita dall’eccezionalità dell’emergenza sanitaria. Ma non è andata così.
La decisione, già allora, aveva indignato la famiglia della vittima. Tramite i legali (Andrea Tomasi, Claudio Losi e Luca Pontalti) era così stata presentata un’istanza per ripristinare la custodia cautelare in carcere, in attesa del processo. A luglio, l’uomo è quindi tornato a Spini di Gardolo. Ma la sua legale, Elena Cainelli, aveva contestato la decisione del Gip e richiesto i domiciliari. Martedì l’udienza presso il tribunale del riesame di Trento in formazione di appello e ieri la decisione: Manfrini, unico indagato per il delitto di Nago e ritenuto capace di intendere, torna a casa sua. Resterà agli arresti domiciliari. Il dolore della madre di Eleonora è quello di chi non riesce più a sopportare un’agonia giudiziaria durata fin troppo. «Certi argomenti di diritto non considerano l’aspetto umano della vicenda. Ora desidero solo che si lasci in pace mia figlia. Aspetto il processo», spiega la mamma. Nonostante la lunga memoria presentata dai legali della famiglia di Eleonora, in con cui veniva spiegato che la misura di detenzione era stata solo momentaneamente sospesa dal Gip di Rovereto, a causa del Covid, e non modificata. Tuttavia, visto che nei mesi precedenti il Gip di Rovereto aveva accolto la richiesta di arresti domiciliari, non c’era più compatibilità con una misura più grave, ossia il carcere. Inoltre, non essendosi verificati fatti nuovi, dato il rispetto delle limitazioni da parte di Manfrini nei mesi del lockdown, nessun passo indietro è stato concesso. Questo il ragionamento di dirittto che ha portato a rivalutare la misura cautelare. Nella mattinata di ieri l’uomo è uscito dal carcere e ora si trova nella sua abitazione di Rovereto. Nella casa in cui viveva con la moglie. Ci resterà fino al processo. Plausibilmente fino a metà settembre. Con la disposizione della fine delle indagini, infatti, il rinvio a giudizio da parte del Gup dovrebbe arrivare non più tardi di allora. La pena che spetterebbe all’uomo per l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato sarebbe l’ergastolo. Un reato da giudicare in corte di Assise a Trento.