Corriere del Trentino

Prima campanella, troppi abbracci: intervengo­no i vigili

Alessandro (Buonarroti): regole rigide, ma in classe è più facile Valentina e Vildane: «Adesso è più complicato fare amicizia»

- Di T. Di Giannanton­io

Dopo sei mesi è suonata la campanella per oltre settantami­la studenti trentini. Un ritorno a scuola tra baci e, troppi, abbracci. Molti ragazzi, emozionati, si sono dimenticat­i la mascherina e c’è chi si è avvicinato troppo ai compagni. Davanti al liceo Da Vinci arriva anche un agente della polizia locale che ricorda agli studenti le regole. Tutti in fila poi ad attendere l’ingresso e la misurazion­e della temperatur­a. «Le regole sono molto rigide, ma stando in classe è più facile seguire le lezioni», spiega uno studente.

Si riparte. Sono le sette

TRENTO e venti del mattino. Dopo la pausa estiva e lunghi mesi di didattica a distanza ricomincia la scuola in presenza. Per le strade della città — ieri mattina — è tornato il brulichio di studenti. Al Liceo scientific­o «da Vinci» — uno degli istituti più importanti di Trento con quasi mille e cinquecent­o iscritti — sono stati predispost­i ben otto ingressi per evitare la formazione di assembrame­nti e tenere a bada la diffusione del coronaviru­s. L’onda affettiva è però difficile da frenare tra i ragazzi.

Prima del suono della campanella si creano tanti piccoli gruppi fuori la scuola. Tre ragazze (una senza mascherina) si danno appuntamen­to a pochi passi dal portone principale del da Vinci, in via Cristoforo Madruzzo. Non appena si incontrano scatta in automatico l’abbraccio. Altre due studentess­e scendono dall’autobus, una di loro si libera immediatam­ente della mascherina e fa un respiro profondo. Poi si salutano alla fermata con due baci alla guancia e prendono due strade diverse. Nel frattempo un ragazzo dimentica di indossare la mascherina mentre chiacchera con gli amici vicino al portone in legno. Proprio in quel momento sta per entrare una docente. Il ragazzo viene subito richiamato dall’insegnante e rimedia all’errore sganciando la mascherina dal braccio.

Le maschere protettive dovrebbero essere indossate nel raggio di cinquanta metri da tutti gli accessi alla scuola, ma sono tanti i ragazzi che all’arrivo ne sono sprovvisti. Rappresent­ano una consistent­e minoranza. Alcuni di loro se ne rendono conto quando varcano la soglia del cancello. Fanno un passo indietro, tirano su la mascherina e fanno il loro ingresso a scuola. Le entrate sono state contingent­ate e gli orari sono stati diversific­ati a seconda delle classi. Nel cortile, in ogni punto di accesso, si formano delle file ordinate. Si entra uno alla volta e all’ingresso nell’edificio i ragazzi vengono sottoposti alla misurazion­e della temperatur­a del polso. Il passo successivo è l’igienizzaz­ione delle mani con il gel disinfetta­nte e poi finalmente si entra in classe.

«Non pensavamo di tornare a scuola — dicono Arianna e Michela mentre aspettano (mascherate) il turno della loro classe (una quinta) — pensavamo che avremmo continuato con la didattica a distanza. La scuola si è organizzat­a bene, ma vedremo all’uscita se si riuscirà a non creare assembrame­nti». E in effetti alle 13.15 — fuori la scuola — la situazione era completame­nte diversa. I mini gruppi che si erano formati all’entrata si sono accorpati in un unico assembrame­nto davanti all’ingresso principale. Gli studenti che non indossano la mascherina sono la maggioranz­a all’uscita. Abbracci e strette di mano sono una prassi per quasi tutti. La gioia non si contiene.

Un vigile urbano, appostato con la sua bicicletta davanti al punto di accesso di via Cristoforo Madruzzo, non può fare altro che osservare il formicolio e attendere l’arrivo di due colleghi in moto. Dopodiché, insieme, i tre agenti invitano i ragazzi ad allontanar­si. In pochi attimi la strada si svuota e molti degli studenti si dirigono verso la stazione degli autobus. «Sia all’orario di entrata che di uscita non ci sono stati problemi — spiega Mario, uno dei tre operatori del Cvn (corpo vigilanza notturna) deputati a far defluire gli studenti fuori dalla stazione non appena scendono dai mezzi — I ragazzi sono stati eccezional­i».

All’autostazio­ne parliamo anche con Alessandro (18 anni) e Davide (17 anni), due studenti dell’Istituto tecnico tecnologic­o «Buonarroti». «C’è stata un po’ di difficoltà per quanto riguarda gli orari sfasati, perché ci sono cinque minuti di aereazione ogni quarantaci­nque minuti — raccontano i due ragazzi, entrambi di Sarche (Comune di Calavino) — E poi ci hanno spostato la ricreazion­e dalle 10.20 alle 9.40 e per questo abbiamo un po’ discusso con i prof perché a quell’ora non abbiamo fame». Ma tra la didattica a distanza e la scuola in presenza non ci sono paragoni. «Le regole sono molto rigide, ma stando in classe è più facile capire le lezioni e ti senti a tuo agio a fare domande», aggiungono.

Per alcuni però le regole anti-Covid possono rappresent­are anche un ostacolo alle relazioni. «Con tutte le nuove limitazion­i è più difficile fare amicizia, anche perché si è distanti con i banchi», osservano Valentina e Vildane al termine del loro primo giorno alle scuole superiori. Alla scuola primaria «Clarina», invece, ieri mattina i bambini sono stati accolti dalle insegnanti che battevano le mani sotto le note di Imagine di John Lennon.

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(foto Alessandro Eccel) Nuovo inizio L’ingresso al mattino dopo la misurazion­e della febbre con il termoscann­er
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(Foto Eccel) Raggruppat­i Gli studenti davanti all’ingresso in attesa di entrare
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Controlli Un agente al liceo Leonardo da Vinci richiama i ragazzi (foto Eccel)

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