Corriere del Trentino

Puntuto, prezioso e colorato La forza del cardo mariano in un corpo irto di spine

- di Martha Canestrini angolodeig­iardini@gmail.com

Dove cresceva l’anno scorso, sono già comparse innumerevo­li plantule venate di bianco, pronte a crescere nell’anno a venire. Sono le figlie dei piumosi acheni –i semi- del cardo mariano, sparsi in luglio: dall’imponente pianta madre, con le foglie irte di spini, nemica giurata delle mie gambe nude per le acute punture che infligge. Lascerò crescere una o due plantule, scelte fra quelle che ora affollano il terreno. Le altre le estirpo, per evitare che formino una boscaglia spinosa.

Le foglie sono verde chiaro, percorse da venature bianche molto decorative. Si dice siano dovute al latte di Maria, da una goccia sfuggitale dal seno mentre allattava il suo bambino durante la fuga in Egitto. Il nome botanico è Sylibum marianum, della famiglia delle Compositae; sylibum vuol dir nappa, dalla forma del fiore color lilla. I generi principali sono Carlina, il cardo dedicato a Carlo Magno, che cresce raso terra e che segna il tempo aprendosi o chiudendos­i, poi i Cynara, carciofi e cardi da cucina, i Cirsium, l’Echinops, l’Onopordon, un’alta scultura vivente, la traduzione del suo nome dal greco è poco elegante (flatulenza d’asino), poi lo Psilostemo­n, e, appunto, il nostro Sylibum. Come tutti i cardi, ha una forte struttura spinosa con spine lunghe e sottili.

Nella medicina popolare il cardo mariano – con i suoi acheni e le foglie essiccate - ha una lunga storia.

Si basa sulla Signatura rerum: sull’analogia di forme, colore, carattere, epoca di apparizion­e e altri indizi che hanno attratto gli umani, appunto, delle piante. Secondo la convinzion­e del similia similibus, il fagiolo poteva curare malattie renali, il gheriglio della noce le malattie mentali e i traumi al cervello, la celidonia- dai fiori gialli- l’itterizia, le foglie dell’Anemone epatica le malattie del fegato, eccetera. Le spine del cardo mariano cacciavano ovviamente influssi malefici, le foglie lenivano malattie al seno, aiutavano anche la lattazione delle mucche, i semi curavano dolori acuti in varie parti del corpo, soprattutt­o del fegato, come le coliche renali. Anche oggi sono usate sia nei globuli omeopatici, sia per curare malattie di fegato e persino contro i postumi delle chemiotera­pie – influssi malefici, appunto -. La medicina tradiziona­le ha espresso parere neutro, dicendo che la pianta non contiene elementi nocivi.

I cardi, così chiamiamo quasi tutte le piante spinose, hanno fra giardinier­i una cattiva reputazion­e, perché possiedono radici a fittone profonde e riottose. Molti sono però bellissime sculture dai colori attraenti, che rimangono decorativi a lungo. Sono piante da zone siccitose, magre. Attirano molti insetti, e i semi sono amati dagli uccelli, soprattutt­o dai bellissimi, coloratiss­imi cardellini: che ne hanno persino assunto il nome.

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Una macchia di colore lilla in un campo verde. È l’effetto del cardo mariano, le cui spine si diceva cacciasser­o via gli influssi malefici
Pungente Una macchia di colore lilla in un campo verde. È l’effetto del cardo mariano, le cui spine si diceva cacciasser­o via gli influssi malefici
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