Corriere del Trentino

VOGLIA DI UTOPIE URBANE

- Di Luca Malossini

Al di là delle legittime posizioni ideologich­e che albergano dentro una comunità, la scelta del neosindaco Franco Ianeselli di presentare i nuovi assessori in piazza della Portela — simbolo di una parte di città in cui lamenti e paure sono diventati ormai una costante — va salutata con piacere.

Dal punto di vista dell’immagine una mossa indubbiame­nte azzeccata. Il motivo è facilmente spiegabile: Ianeselli sa bene che il tema sicurezza lo accompagne­rà lungo tutto il suo mandato e non importa se le classifich­e proiettano Trento da anni ai vertici della qualità della vita, se i dati delle forze dell’ordine parlano di fenomeni criminosi in continuo calo. A fare la differenza sarà sempre la percezione che gli abitanti avranno della loro città. Lo si è visto recentemen­te: nel mentre si certificav­a — numeri alla mano — una riduzione dei furti, di pari passo aumentava il senso di insicurezz­a da parte dei cittadini. Quindi, meglio anticipare i problemi piuttosto che inseguirli.

Il lamento attorno alle condizioni delle città, sia grandi sia piccole, appartiene alla quotidiani­tà. Del resto la vita nei luoghi urbani si è fatta sempre più complessa. L’architetto Vittorio Gregotti, qualche anno fa, fotografò in maniera lineare, il destino delle città «diventate progressiv­amente aggressive, sporche, estranee agli stessi cittadini, oltre che affollate di pessimi edifici. Città e cittadini sembrano oggi non più possedersi né amarsi reciprocam­ente».

Gregotti però non era pessimista, vedeva la salvezza: «La città — diceva— è probabilme­nte il più importante monumento costruito dall’uomo, la rappresent­azione fisica delle volontà, delle speranze e delle memorie di un’intera collettivi­tà». E su tale aspetto richiamava all’ordine l’architettu­ra, considerat­a strumento indispensa­bile per «costruire una città razionale, a misura d’uomo; una città dell’uguaglianz­a, immersa nel verde».

Il fatto allora che il sindaco abbia voluto inaugurare il suo cammino mettendo al centro la città, la sua bellezza che trasuda da palazzi, piazze, affreschi, ma anche le sue criticità e contraddiz­ioni, non è affatto un inizio di basso profilo. Emerge la consapevol­ezza — sicurament­e a parole vedremo nei fatti — che l’azione di governo dovrà seguire due linee: un’attenzione puntuale al giorno per giorno e uno sguardo al futuro. Il rendere Trento nell’immediato ancora più attraente e allo stesso tempo immaginarl­a tra dieci anni. L’oggi e il domani che si mescolano producendo nuove «utopie urbane», di cui si sente un grande bisogno.

Il compito è arduo, delicato, e dovrà vedere protagonis­ti tutti gli assessori in quel gioco di squadra che Ianeselli ha citato più volte nel post elezioni. Il concetto di «bellezza» non è una cosa astratta: una città bella e accoglient­e è prima di tutto una città sicura. Come raggiunger­e tale traguardo? Per prima cosa evitando di riproporre immagini di aree unicamente militarizz­ate. Il controllo, che è necessario, va accompagna­to con iniziative che regalino un’identità a un luogo lasciato solo, alla mercé dell’incuria, dell’indifferen­za. Ricucire e ricomporre i grandi vuoti rappresent­erà allora una delle partire urbanistic­he più importanti. L’assessora Baggia, nei saluti, ha già fatto intendere che una priorità sarà quella di «allargare il centro storico».

Anche i cittadini dovranno però fare la loro parte, rispettand­o le regole e recuperand­o quel senso civico che sembra essersi smarrito in qualche cassetto polveroso. Il fatto che a scuola si torni a studiare educazione civica, insomma, è cosa buona e giusta. Migliori saranno i cittadini, migliore diventerà la città.

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