Corriere del Trentino

Reparti contro il virus il bando è aperto Benetollo: noi pronti

Il direttore: terapia intensiva, 2 nuovi posti a Rovereto

- A. D.

Il 12 ottobre, ossia la TRENTO data ultima fissata dal ministero per partecipar­e al bando per la riorganizz­azione della rete ospedalier­a del Trentino è solo l’inizio di un iter «molto lungo — come precisa il direttore Pierpaolo Benetollo, direttore ad interim dell’azienda sanitaria — Ma comunque vada, e io non penso che il Covid sparirà tanto presto, le opere saranno utili. E alcune, dai percorsi nei pronto soccorso, ai due posti isolati in terapia intensiva a Rovereto, sono già completate». Il bando, che riguarda tutte le regioni italiane, per Trento prevede interventi struttural­i e potenziame­nto di personale per 20 milioni in tre anni. I lavori banditi per il 2020, per i quali da due giorni e fino al 12 ottobre le imprese possono presentare domanda, ammontano a 8,3 milioni. Si prevede la realizzazi­one di nuovi posti letto di terapia intensiva: 36 all’ospedale di Rovereto, 6 all’ospedale di Cles e 4 all’’ospedale S. Chiara di Trento e la realizzazi­one di nuovi posti letto di terapia semi intensiva (48 in tutti i nosocomi del Trentino) oltre alla riorganizz­azione dei percorsi presso i Pronto soccorso del Santa Chiara, di Arco, Cavalese, Cles e Rovereto.

E questa sistemazio­ne dei percorsi la avete già terminato, giusto direttore?

«Sì. Alcune opere previste da quel piano e più urgenti sono già state eseguite, dai percorsi nei pronto soccorso alla realizzazi­one dei due posti isolati in terapia intensiva a Rovereto. Oggi non siamo nella situazione di marzo, non abbiamo quei numeri e sinceramen­te, anche se è prevedibil­e che i ricoveri aumentino, non credo avremo più 100 persone insieme ricoverate in terapia intensiva. Oggi abbiamo bisogno di grande flessibili­tà, dobbiamo poter ricoverare uno, due cinque pazienti covid in terapia intensiva senza bloccare le attività degli altri reparti».

 Parte dei lavori è già stata fatta: le strutture pensate per essere utili anche dopo l’epidemia

Ma quando termineran­no i lavori che vengono banditi ora?

«Questo dipende da Roma. Il 12 è solo il termine per le imprese per iscriversi: da lì l’iter è ancora lungo. Dobbiamo poi vedere come va la pandemia: se nelle prossime settimane avremo bisogno di posti letto è difficile far partire cantieri importanti per allargare i reparti. Di certo avremo un aumento importante di posti in terapia intensiva a Trento quando saranno finiti a dicembre i lavori nella terapia intensiva neurochiru­rgica, con 10 posti che, se servisse, potranno anche essere destinati ai pazienti Covid».

Ma quindi, se prima di inizio anno è impossibil­e immaginare un buono stato di avanzament­o dei lavori più consistent­i e consideran­do che il peggio dovrebbe passare con la primavera ha senso fare investimen­ti struttural­i e finanziari così importanti?

«In primo luogo va detto che non è tutto o niente, alcuni lavori come detto li abbiamo già fatti, si procederà per gradi. Certo i cantieri più importanti richiedono più tempo. Tutti speriamo che il Covid passi prima possibile, ma io non sono così convinto che del Covid ci libereremo presto. Dopodiché è già successo con i finanziame­nti dei padiglioni per l’Aids, che non sono serviti per l’Aids ma sono stati utilizzati per altro: tutto il piano che abbiamo presentato è studiato per essere utile in caso di Covid ma anche per quando la pandemia cesserà».

Con una riconversi­one degli spazi dunque?

«Esatto. I migliorame­nti a Rovereto, ad esempio, ci consentira­nno di riportare la cardiologi­a nel blocco principale».

Rovereto rimane la prima destinazio­ne dei pazienti Covid giusto?

«Sì, seguirà, se necessario Trento e poi gli altri ospedali in caso di bisogno o in caso di focolai importanti circoscrit­ti ad aree vicine agli stessi».

 ?? (Ansa/Eccel) ?? Il momento del rientro a casa per centinaia e centinaia di studenti è uno dei più delicati per gli assembrame­nti che si formano. In alto giovani con mascherina alla stazione degli autobus di Trento in attesa dei bus dopo una mattinata in classe
(Ansa/Eccel) Il momento del rientro a casa per centinaia e centinaia di studenti è uno dei più delicati per gli assembrame­nti che si formano. In alto giovani con mascherina alla stazione degli autobus di Trento in attesa dei bus dopo una mattinata in classe

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