Ian Bostridge con l’Haydn «Canto i colori di Mahler»
Due concerti a Bolzano e a Trento diretti da Michele Mariotti
Il direttore d’orchestra Michele Mariotti e il tenore inglese Ian Bostridge sono i protagonisti, con l’orchestra Haydn, dei concerti di martedì 6 a Bolzano alle 20 e mercoledì 7 a Trento alle 20.30, nei due auditorium.
In programma musiche di Schubert, Mahler e Mozart. Ian Bostridge si è esibito in recital internazionali nelle più famose concert hall e ai festival di Salisburgo, di Edimburgo, di Vienna, di Aldeburgh e alla Schubertiade.
Bostridge, quali direttori d’orchestra italiani conosce?
«Primo fra tutti, conosco Fabio Biondi, una indimenticabile registrazione di Bach e un recente tour del Combattimento di Monteverdi. Molti concerti con Gianandrea Noseda, il War requiem di Britten, la sua Serenade ad Aix en Provence e un nuovo brano di James Mc Millan a Londra nel 2018. Ricordo anche un provino per il Don Giovanni a Ferrara con il maestro Claudio Abbado. Di recente ho registrato arie napoletane con Antonio Florio»
In quali teatri italiani ha cantato?
«Ho cantato alla Scala, al teatro Massimo di Palermo, al San Carlo di Napoli e molti altri. Compresa una lillipuziana casa dell’opera di Montecarotto, nelle Marche. Ho interpretato anche il Giro di vite di Britten alla Scala. Spero di cantare la Passione di Matteo al Regio di Parma».
Ha già incontrato il maestro Michele Mariotti, che dirigerà a Bolzano e a Trento?
«No, ma ho sentito pareri molto lusinghieri su di lui e mi auguro di conoscerlo molto presto»..
Quali pagine canterà nei concerti con l’orchestra Haydn?
«I famosi brani tratti dal Corno magico del fanciullo di Mahler, tre militari e una comica».
Che differenza c’è tra cantare con una orchestra e esibirsi in un recital da solo con accompagnamento?
«Minor voce con l’accompagnamento del solo pianoforte e forse più colori non cantati. In Mahler, c’è più colore con l’orchestra. Lui era un geniale orchestratore».
Molti tenori sono tedeschi. Qual è la sua opinione sui tenori inglesi, della sua terra?
«Esiste una lunga tradizione di tenori inglesi che cantano in molte lingue, sebbene io abbia felicemente registrato le canzoni di Respighi con un meraviglioso pianista proprio italiano, Saskia Giorgini. Poi ricordo i tenori Pears, Langridge, Rolfe Johnson, Padmore. Per me il Lied è al centro di quello che faccio ma la lingua italiana è molto, molto importante. Ti fa cantare meglio».
Come vede il futuro della musica operistica in Europa?
«Vedo una forte ripresa, una volta sconfitto il coronavirus. Insomma, una rinnovata necessità, molti cantanti meravigliosi e una serie di giovani compositori che si lasciano alle spalle i limiti del passato».