Corriere del Trentino

Concession­e A22, De Micheli decisa fuori i soci privati

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Il rinnovo della concession­e di Autobrenne­ro torna a fare discutere. Ieri a Verona la ministra De Micheli ha fatto intendere che l’A22 deve accelerare nella liquidazio­ne dei soci privati, mossa propedeuti­ca per costituire la società in house, totalmente pubblica, a cui l’Europa concedereb­be una nuova concession­e per 30 anni: «O così o si va a gara».

TRENTO Il rinnovo della concession­e di AutoBrenne­ro, che ormai balla da sei anni (è scaduta nel 2014), sembra essere vicino al punto di caduta finale. Almeno per il ministero dei trasporti che chiede un’accelerazi­one nella liquidazio­ne dei soci privati per costituire la società in house, totalmente pubblica, a cui l’Europa concedereb­be una nuova concession­e per 30 anni. «È impossibil­e chiedere all’Unione europea un’ulteriore proroga (come richiesto da alcuni soci pubblici, ndr) — ha sillabato ieri a Verona la ministra Paola De Micheli —, l’ennesima dopo 6 anni, abbiamo già avuto un’interlocuz­ione con Bruxelles, inutilment­e. La nostra è una proposta molto concreta, riguarda sia l’assetto societario che il programma delle opere. Se i soci la accettano, bene, altrimenti non resta che andare a gara. Non possiamo continuare a tenere gli investimen­ti sull’autostrada fermi per anni».

La liquidazio­ne dei privati è il nodo da sciogliere perché esiste un differenzi­ale enorme tra quello che chiedono i detentori del 14% delle quote della società — ossia 160 milioni — e quello che la Corte dei Conti ha fissato come soglia massima (70 milioni) oltre al quale si configurer­ebbe un danno erariale. Da qui la richiesta, soprattutt­o sostenuta dalla Provincia autonoma di Trento e dai soci del sud (Verona in testa), di esplorare con l’Ue la possibilit­à di una proroga decennale con l’attuale regime societario, basata anche sulla convinzion­e che le direttive europee non precludano affatto la partecipaz­ione dei privati (quelli di A22 sono peraltro in posizione minoritari­a e non condiziona­nte). Ciò consentire­bbe di partire subito con il piano di investimen­ti (4,1 miliardi) tra cui la terza corsia tra Verona e Modena.

Non tutti condividon­o però questa impostazio­ne. Bolzano, per esempio, si è avvicinata alle proposte della ministra per chiudere rapidament­e la partita. Ciò si tradurrebb­e in una norma ad hoc — bocciata però l’altro giorno in Senato — che darebbe la facoltà ad A22 di liquidare i soci privati a cui non verrebbe però riconosciu­to alcunché del fondo ferrovia (800 milioni accantonat­i anche con l’ausilio dei privati). Il rischio, temono i sostenitor­i della proroga, è che una simile strategia finisca solo per spostare il contenzios­o con i privati più avanti. Con tutto il carico di incertezze che questo passaggio porterebbe con sé. Ci sarà tempo fino al 29 dicembre per scegliere un’opzione, ma il lavoro delle diplomazie sembra essere al momento piuttosto flebile.

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