La Lega non sfonda ma prende Riva Pd: un sindaco nei 5 centri maggiori
Il secondo turno conferma il quadro emerso a fine settembre Al centrodestra non riesce il colpaccio a Rovereto e Arco
Le sfide, in totale, erano otto. Ma di fatto, domenica, l’attenzione dei partiti si è fermata sui tre ballottaggi più importanti: quelli che hanno impegnato Rovereto, Riva del Garda e Arco. Dopo un primo turno che aveva visto la Lega in flessione e un Pd in calo di consensi ma perno delle coalizioni, erano infatti i faccia a faccia nei centri più grandi del Trentino a interessare le forze politiche provinciali. Per capire quanto — e se — il passaggio di domenica potesse cambiare il volto della tornata elettorale autunnale. E, a scrutini fatti, il disegno complessivo non ha modificato i tratti distintivi.
Partendo dal centrodestra, la Lega non è riuscita nel colpaccio sperato di sfilare di mano al centrosinistra i tre Comuni maggiori finiti al secondo turno: un obiettivo che il Carroccio aveva tentato di raggiungere portando in Trentino anche il governatore veneto Luca Zaia. A Rovereto Andrea Zambelli si è dovuto inchinare a Francesco Valduga, in una sfida finita 64,6% a 35,4% che consegna al sindaco della città della Quercia anche un primato storico: quello di un bis mai spuntato finora dai suoi predecessori. Ad Arco Giacomo Bernardi, con il 39% dei consensi, non è riuscito a dare filo da torcere ad Alessandro Betta (61%) dopo un primo turno che aveva fatto presagire brividi maggiori. L’unico «centro» messo a bersaglio dalla coalizione a trazione leghista è quello di Riva del Garda, dove Cristina Santi ha «messo alla porta» il sindaco uscente Adalberto Mosaner. Una partita questa che, a onor del vero, già alla vigilia sembrava destinata a una vittoria in scioltezza, visto che Santi aveva stretto un patto con il candidato della coalizione civica e autonomista Mauro Malfer. Ma che alla fine si è risolta con un testa a testa: i 2.446 voti che sulla carta Malfer avrebbe dovuto portare in dote si sono in parte persi per strada, garantendo sì la vittoria a Santi. Ma davvero di misura: tra la neosindaca di Riva e l’ormai ex primo cittadino si sono contati 140 voti, con percentuali rispettivamente dal 50,98% e del 49,02%. Insieme a Riva, la Lega festeggia il successo ad Avio (Ivano Fracchetti, con il 53,31%, ha superato l’autonomista Marco Pilati, fermo al 46,69%), tenendosi stretta la vittoria al primo turno a Baselga di Pinè.
Per quanto riguarda il centrosinistra, è proprio l’esito del ballottaggio nel Comune in riva al lago di Garda a bruciare di più. Se infatti in molti avevano messo in conto un cambio della guardia, per il Pd la sconfitta di Riva porta con sé la perdita di un sindaco in uno dei cinque municipi
Genere Furlini e Wolf, successi in rosa a Volano e Caldonazzo
più grandi del Trentino. Lasciando ai dem una sola «bandierina»: quella di Arco con Betta, che si aggiunge alla vittoria a Lavis, Dro, Mori, Volano, con Trento e Rovereto dove si è lavorato per la costruzione di alleanze e coalizioni larghe.
La tornata elettorale appena conclusa ha mostrato però anche un Patt in doppio binario: a Trento pronto a far rinascere il centrosinistra autonomista (tanto da ottenere anche il prezioso ruolo di vicesindaco nella giunta del sindaco Franco Ianeselli), a Riva del Garda a braccetto con il centrodestra in un «patto» che è stato stigmatizzato dalla segreteria provin
ciale. Non solo: a Pergine Roberto Oss Emer ha vinto al primo turno rilanciando quel progetto civico che nel 2018 avrebbe dovuto sfociare in un polo provinciale (poi affossato dal candidato presidente Carlo Daldoss).
Tornando ai ballottaggi, a Volano la sfida al secondo turno ha visto la riconferma di Maria Furlini (contro Emanuele Volani). A Caldonazzo Elisabetta Wolf ha superato Riccardo Giacomelli, a Vallelaghi si è imposto Lorenzo Miori (su Federico Sommadossi), a Novella Donato Preti ha superato Alessandro Rigatti.