La tavolozza dell’autunno Aceri, ornielli, lentischi e quell’impavido corbezzolo
Ilibri di giardinaggio parlano a volte di un tema che mi sta a cuore e che — da sempre — tento di mettere in pratica anche nel mio giardino: alcune volte con successo, altre perdendo clamorosamente la scommessa — in genere per via della siccità, del terreno calcareo o del freddo invernale. I miei sforzi mirerebbero a non far spegnere i colori in giardino, neppure nei mesi più freddi. Sono una delle tante aspirazioni in questi anni di apprendistato che mai finiscono.
La bellezza di alcuni arbusti e alberi spoglianti si rivela nelle stagioni cosiddette «morte». Non bastano i sempreverdi. Ippolito Pizzetti scriveva che gli italiani prediligono le aghifoglie e disprezzano le piante spoglianti, considerate povere, e le bandiscono dai giardini: «…quasi che la ricchezza dovesse consistere nel non essere nudi, mai,….senza trasformazione e metamorfosi».
Pensando al loro numero nei minuscoli giardinetti di città non ha tutti i torti…
Ho sempre presente quello che la natura riesce a fare, non dico in Sicilia, dove l’inverno è la stagione più bella, ma anche nelle Marche, dove passo un poco del mio tempo. Ho visto, per dire, i cisti, nello specifico il Cistus monspeliensis, che hanno colorazioni del fogliame vuoi rosso sangue fresco, vuoi giallo brillante, o con un «tono oleoso del rame» (non è farina del mio sacco). I cisti però, da me, non hanno mai voluto attecchire.
Per i colori tardo autunnali vorrei ricordare anche i terebinti, scoperta «marchigiana» come i cisti, ; certamente sfuggiti anche loro dai trasandati giardini delle vecchie ville vicino al mare.
I colori e la ricchezza dei toni delle loro foglie sono unici.
Da noi crescono bene gli ornielli, Fraxinus
ornus, se piantati a tre o cinque; si colorano di bronzo, giallo, rame a sfumature verdi. Anche l’Acer monsplessulanum, l’acero francese, proveniente dalle zone mediterranee della Francia, attecchisce senza difficoltà. Il suo fogliame, prima di cadere, è giallo acceso. Non vorrei dimenticare infine gli aceri campestri, contenuti nella crescita, adatti ai piccoli giardini: hanno intensi e brillanti colori tardo-autunnali. Teniamoli presenti.
Se un giardino ha lo spazio per accogliere un paio di questi arbusti o alberi, forse varrebbe la pena tentare, lo ripeto, per portarvi cromatismi insoliti.
Chi abita a Merano o ad Arco rivolga un pensiero ai lentischi, che riuniscono, sul medesimo ramo, brillanti bacche nere a bacche rosse e rosa, e color avorio lucido; oppure alla fillirea, carica di grappoli densi di bacche, minuscole olive blu; al terebinto con cento toni di colore, dal giallo al rosso fino al bruno.
E non dimentichi il corbezzolo che, incurante dei freddi invernali, inizia proprio a novembre i suoi giorni di gloria, fiorendo impavido.