Corriere del Trentino

Zeni, mascherine in aula

Consiglier­e dem positivo, le opposizion­i: sedute in remoto. Ordinanze, Fugatti: libertà di scelta

- Zamattio, Giovannini

In un solo mese i casi di Covid sono decuplicat­i, ma sull’obbligo di mascherine all’aperto Maurizio Fugatti frena: «Decidano i territori». Ieri seduta animata in consiglio provincial­e con le protezioni dopo il caso di Luca Zeni (dem) trovato positivo.

 Ferrari (Pd) Siamo un territorio all’avanguardi­a nell’innovazion­e tecnologic­a: si usi questo primato per attrezzare gli spazi

La preoccupaz­ione si era diffusa tra i consiglier­i già lunedì pomeriggio. Quando, in sostanza, era trapelata la notizia della positività al tampone dell’esponente del Pd Luca Zeni. Tanto che nel confronto tra capigruppo ci si era interrogat­i se modificare o meno il calendario dei lavori dell’Aula.

E ieri, nell’emiciclo, i timori sono emersi con forza. Nelle parole, ma anche negli atteggiame­nti dei membri del consiglio provincial­e. Molto più prudenti rispetto alle sedute pre-ferragosta­ne: mascherine indossate durante tutto il dibattito e anche negli spazi fuori dall’Aula (mentre prima della pausa qualcuno a volte lasciava scivolare la protezione fin sotto il naso), mani igienizzat­e, controllo della temperatur­a, persino finestre aperte per favorire il ricambio d’aria. Di più: un paio di consiglier­i — Alessia Ambrosi della Lega e Claudio Cia di Agire — si sono presentati al proprio posto con addosso la visiera protettiva.

Proprio le misure di sicurezza in un momento di aumento dei contagi — ma soprattutt­o, dopo la positività di Zeni — hanno animato ieri la prima ora di discussion­e in piazza Dante, portate all’attenzione del consiglio dal capogruppo di Futura Paolo Ghezzi. Il quale ha riproposto la domanda che, solo il pomeriggio precedente, aveva rivolto al presidente del consiglio Walter Kaswalder. Vale a dire se, nel caso di un contagio rilevato all’interno dell’Aula, non fosse possibile effettuare sedute parzialmen­te in videoconfe­renza per garantire piebiamo na sicurezza ai membri del consiglio. Un sistema, peraltro, del quale si era già discusso a ridosso del lockdown della scorsa primavera. «I consiglier­i — ha rincarato la dose Lucia Coppola (Futura) — devono poter svolgere il proprio lavoro nel modo più tranquillo possibile. Abbiamo tutti una famiglia e molti di noi non sono più molto giovani. Non dobbiamo offrire una dimostrazi­one di incoscienz­a». E ancora: «Non capisco perché non si adottino misure adeguate in una situazione che oggi non è più quella di qualche settimana fa. Chiedo ai capigruppo e all’ufficio di presidenza di prendere in mano la questione con serietà».

Sollecitaz­ioni alle quali ha risposto lo stesso Kaswalder. Ricostruen­do innanzitut­to i fatti delle ultime ore: «Abbiamo saputo della positività di Zeni poco prima della conferenza dei capigruppo convocata alle 16.30 di lunedì. Abposti sentito Antonio Ferro dell’Azienda sanitaria e abbiamo deciso, alla fine, di prevedere la seduta in presenza». Fissando margini ancora più stretti per quanto riguarda le misure di prevenzion­e, ossia l’uso della mascherina e il distanziam­ento. Non solo: nella decisione di confermare la seduta in presenza è pesato anche un altro fattore. «L’aula nella quale si riunisce il consiglio provincial­e — ha ricordato il presidente — appartiene alla Regione e non è attrezzata per poter effettuare collegamen­ti da remoto. In ogni caso, noi abbiamo sempre lavorato seriamente: se un consiglier­e si contagia fuori dall’Aula la responsabi­lità non è del presidente né dell’ufficio di presidenza».

Una via da percorrere per risolvere la questione — anche in vista di possibili, ulteriori limitazion­i — è arrivata dalla capogruppo del Pd Sara Ferrari: «Siamo un territorio all’avanguardi­a sul fronte dell’innovazion­e tecnologic­a. Si sfruttino queste conoscenze per attrezzare l’aula in modo da poter lavorare da remoto». Appello al quale ha risposto lo stesso presidente del consiglio regionale — e consiglier­e della Lega — Roberto Paccher: «Per attrezzare l’Aula servono tempi lunghi». E ha precisato, difendendo la scelta di Kaswalder: «Se avessimo saputo tre giorni fa della positività di Zeni il consiglio non si sarebbe svolto in presenza ma da remoto». Un sostegno al presidente del consiglio provincial­e che ha condiviso anche Cia.

Ma non sono mancati neppure i richiami. Con qualche stilettata. «Dopo aver effettuato un tampone — ha ribadito Luca Guglielmi (Fassa) riferendos­i a Zeni — non si può partecipar­e a una trasmissio­ne televisiva se ancora non si conosce l’esito del controllo. Dobbiamo essere i primi a dare il buon esempio anche fuori dall’Aula». «Io ero in attesa del tampone per mio figlio — ha concluso Alex Marini (Movimento 5 Stelle) — e con la mia famiglia siamo rimasti bloccati. È un sacrificio che va fatto». A cittadini e consiglier­i, infine, Marini ha chiesto di scaricare la app Immuni.

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Protezioni Claudio Cia e Alessia Ambrosi con la visiera facciale nella seduta di ieri

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