«Risolvere le disuguaglianze per vincere la pandemia»
TRENTO Costruire una rete di intelligenza e amore affinché le fasce più fragili della società non debbano essere ancora una volta lasciate indietro tra gli «umiliati e offesi».
È quanto è emerso dal seminario tenutosi ieri e organizzato dalla Diocesi di Trento in collaborazione con l’Azienda sanitaria dal titolo «Un nuovo cantiere per combattere la pandemia da Covid-19. La solidarietà sociale». «Il coronavirus non è una pandemia — ha chiarito Fabio Cembrani, direttore dell’Unità operativa di medicina legale — bensì una sindemia, secondo un neologismo forgiato per l’occasione e riferito alla sinergia di fattori che la determinano. Per combatterla non è necessario solo un approccio medico, ma una strategia in grado di risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche che intervengono nella malattia, aumentando la possibilità di ammalarsi e morire». Focus dell’incontro gli anziani, tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria anche a causa dello stigma di fragilità e alle maggiori restrizioni, e addirittura considerate persone «poco degne» di ricevere cure salvavita. L’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ha ricordato come nei primi giorni della pandemia si fosse universalmente risvegliata una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’interconnessione umana, condizione che ora ha lasciato il passo alla chiusura. «La grande sfida è tenere insieme i due soggetti maggiormente esposti all’emarginazione: giovani e anziani — ha dichiarato Tisi —. Non per un obbligo morale ma per necessità sociale. Serve un’operazione di sistema per uscire dalla prigione dell’autoreferenzialità». Ospite della serata il professor Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione italiana di psico-geriatria, che ha elencato le azioni necessarie per rispondere alla situazione di incertezza: costruire una cultura della dignità della persona indifferentemente dell’età.