Corriere del Trentino

Kj2 uccisa, chiesti 230.000 euro

Gli animalisti: «Rossi e Zanin paghino». La somma potrebbe salire, in campo 12 enti

- Roat

Il conto è salato: 230mila euro. È quanto chiedono le 12 associazio­ni animaliste all’ex presidente Rossi a processo per la morte dell’orsa Kj2.

TRENTO Sono agguerriti più che mai e determinat­i a chiedere giustizia per l’orsa Kj2. Ma la condanna, se mai ci sarà (deciderà il giudice), dell’ex presidente Ugo Rossi e del dirigente del Servizio Foreste fauna della Provincia, Maurizio Zanin, a loro non basta. Gli animalisti chiedono i danni «perché l’orso è una specie protetta e quello che è accaduto ad agosto 2017 è inaccettab­ile».

Alcuni di loro hanno chiesto un risarcimen­to a discrezion­e del giudice, mentre altri hanno presentato una distinta ben precisa e il conto è a dir poco salato: 230mila euro. Non serve la calcolatri­ce per calcolare la somma richiesta, ma la cifra si riferisce solo ad alcune associazio­ni e gli enti scesi in campo contro Rossi e Zanin sono ben dodici (ossia l’Associazio­ne animalisti italiani, Oipa, Lac, Leal, Legambient­e, Gaia, Limav, Salviamo gli orsi della luna, Wwf ed Enpa, Lav e Lega nazionale per la difesa del cane). Ciò significa che il conto potrebbe salire. Più nel dettaglio, nella richiesta di costituzio­ne di pare civile presentata al giudice Marco Tamburrino gli Animalisti italiani Ets hanno chiesto 50mila euro come danno non patrimonia­le, la Lav 50mila euro «per la sofferenza inflitta all’orso e l’uccisione di una specie protetta», si legge nella motivazion­e. La Lega nazionale per la difesa del cane chiede invece 20mila euro come danno patrimonia­le e morale, mentre Legambient­e 30mila in quanto dalla morte dell’orsa sarebbe derivato «un pregiudizi­o per l’associazio­ne che si batte per la tutela dell’ambiente, degli animali e delle specie protette». L’associazio­ne evidenzia anche la rilevanza mediatica nazionale del fatto, Wwf chiede invece 80mila per i danni patrimonia­li e morali. L’associazio­ne Orsi della Luna nell’atto di costituzio­ne di parte civile ha evidenziat­o come il reato commesso causi «un danno d’immagine alla credibilit­à dell’associazio­ne».

Ora sarà il giudice a decidere se accogliere o meno le richieste di costituzio­ne parte civile dei dodici enti. Si pronuncerà nella prossima udienza, fissata per lunedì, ma sulle richieste degli animalisti potrebbero aver qualcosa da obiettare anche i difensori di Rossi e Zanin, Nicola Stolfi e Roberto Bertuol. Bisognerà attendere lunedì per capire se tutte le richieste saranno accolte. In quella sede verrà presentata anche la lista di testimoni. Sarà un processo molto dibattuto, le premesse ci sono tutte, ma Rossi si dice tranquillo, «con lo spirito di uno che ha fatto il suo dovere e che ha agito correttame­nte». C’è un altro aspetto che non è certamente secondario: il processo arriva dopo due richieste di archiviazi­one da parte del pm Marco Gallina. Era stato il gip Marco La Ganga, a novembre, dopo la seconda richiesta di archiviazi­one della Procura, a ordinare l’imputazion­e coatta per il reato di uccisione di animali senza necessità (articolo 544 bis del codice penale). Dopo quasi un anno e un rinvio a causa dell’emergenza sanitaria Covid19 martedì 29 settembre si è aperta la prima udienza, poi rinviata alla prossima settimana. In aula l’avvocato di una delle associazio­ni animaliste ha anche chiesto il sequestro dei documenti relativi alla cattura di M49, l’orso soprannomi­nato Papillon dal ministro Sergio Costa, che ora si trova nel Centro faunistico al Casteller. Il giudice si è riservato.

Intanto l’associazio­ne Animalisti Italiani rende noto il suo appoggio e sostegno alle due animaliste, Barbara Nosari e Stefania Sbarra, che dal 21 settembre scorso hanno iniziato lo sciopero della fame. «Il pensiero che anima tale opposizion­e è il nostro — scrivono in una nota —, le due attiviste si idratano con acqua e tisane. Una forma di forte sensibiliz­zazione per quello che sta avvenendo in Trentino, dove prosegue la persecuzio­ne degli orsi». L’associazio­ne stigmatizz­a la revoca dell’ordinanza di cattura decisa dal presidente Maurizio Fugatti: «È una mossa puramente strategica».

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