Oss Emer frena il Pd «Dico no a simboli nazionali, per il 2023 valuteremo»
Il sindaco di Pergine Valsugana Roberto Oss Emer ce l’ha fatta al primo turno, raggiungendo con le sue liste civiche oltre il 60% dei suffragi, senza bisogno di alleanze con i partiti, che ai civici come lui non sono mai piaciuti: «L’ho sempre detto, niente simboli nazionali nella mia squadra».
Lo diceva, con lei, anche il sindaco di Rovereto Francesco Valduga, che però in questa tornata si è alleato con il Pd. Oss Emer l’«ortodosso» e Valduga l’«eretico»?
«Ogni territorio è una cosa a sé. Non c’è una linea del partito delle civiche che dev’essere assolutamente rispettata. Anche perché il partito della civiche, come il partito dei sindaci, non esiste e non ha nemmeno senso che esista».
Ma ora la sua giunta sarà civica al 100%, quella di Valduga no. Non crede sia un atto un processo di contaminazione e in futuro un’alleanza organica tra mondo civico e centrosinistra autonomista?
«Non so. So che Valduga rimane un civico, anche se la sua giunta cambia perché l’alleanza era anche con altre forze. Non c’è una linea comune, ogni territorio ha le sue logiche che devono essere rispettate, le dinamiche locali sono diverse da comune a comune».
Sulle alleanze future?
«Leggo titoli sui giornali del Pd che vuole aprire alle civiche e agli autonomisti. Mi sembra che qui si torna indietro. Non è il Pd che apre alle civiche, semmai siamo noi che apriamo al Pd. A Pergine il Pd non ha nemmeno il 7%, cosa deve aprire?».
Tornando alla differenza tra lei e Valduga...
«Le nostre coalizioni, in questi cinque anni, erano già diverse, e Rovereto è una città con un’altra storia politica, anche con altri numeri. Lì il Pd ha un suo consenso, molto maggiore che a Pergine. E poi a Rovereto il sindaco uscente non era di solito mai confermato. Valduga ha fatto le sue scelte, io le mie, sicuro che con la stessa squadra avrei vinto al primo turno».
Ma nessuno le ha proposto alleanze per allargare così la compagine di governo e la base elettorale?
«Ma certo, sono venuti quelli del Patt, quelli del Pd. Ma perché cambiare? Io dal 2013 ho sempre aumentato i voti: ero al 26% nel 2013 al primo turno, rimontando su Marco Osler nel ballottaggio, poi ho vinto al primo turno con il 54% nel 2015 e alle ultime elezioni, sempre al primo turno, ho vinto con oltre il 60%. Gli elettori hanno votato per quello che abbiamo fatto, è evidente».
Ma dicevamo dei partiti che l’hanno contattata per allargare la squadra...
«Non posso negare che ci sia stato il tentativo di creare una coalizione allargata, con il Patt e il Pd. Il Pd era arrivato anche all’idea di presentarsi sotto forma di lista civica, ipotesi poi stoppata da qualche consigliere provinciale che ha dichiarato imprescindibile il simbolo nazionale. Ma io di simboli nazionali non ne voglio sapere, l’ho sempre detto».
E con il Patt?
«Il Patt mi sembra che abbia perso voti. La Lega nemmeno si è presentata...».
Era quindi i senza avversari, a differenza di Rovereto dove la campagna elettorale si è giocata fino in fondo.
«Ma come a Rovereto anche qui si sono scagliati contro di me, a volte con argomenti al limite, una campagna velenosa contro la giunta uscente, descrivendo Pergine come una città senza identità. Una campagna elettorale contro la città».
Nel 2023 ci saranno le elezioni provinciali. Cosa succederà?
«Ora il mio compito è quello di nominare la mia giunta, di riprendere il lavoro e di fare il bene di Pergine. Poi se c’è da fare qualche ragionamento per il 2023 vedremo. Ma niente dipende da me, e nemmeno da Valduga. Se qualcosa si muove, nel mondo civico, sarà oltre a noi, sarà oltre le persone. L’ho già detto, nessun partito dei sindaci, non ha alcun senso».
Né io ne Valduga decidiamo per i civici. A livello comunale tante linee differenti. Un partito dei sindaci? Non ha senso