I baristi contro Ianeselli «Posti di lavoro a rischio»
Divieto di alcol al di fuori del locale e del plateatico dopo le 22. Questa la decisione del sindaco Ianeselli, su cui ora piovono le critiche dei gestori di bar che rientrano nel perimetro colpito dall’ordinanza. Gli esercenti sono su tutte le furie. «Non è stato aperto nessun confronto con noi — riferiscono — Non escludiamo il ricorso».
Gli esercenti dei bar che si affacciano sulla zona colpita dall’ordinanza del sindaco Ianeselli che impone il divieto di alcol al di fuori del locale e del plateatico sono su tutte le furie: «Questa parte di città sarà morta, si torna indietro di 20 anni». Il paradosso è che però altri esercenti — quelli al di fuori del quadrilatero tra via San Marco, via San Pietro, via Dietro le Mura e via Clesio e dei Ventuno — si assumono comunque la responsabilità di limitare l’afflusso di clienti che genera assembramenti «al costo di allontanare qualcuno che all’interno del locale o sui tavolini non trova posto».
«Vent’anni fa, quando i bar chiudevano subito dopo cena perché non c’era in giro anima viva, era così — spiega uno dei soci del Matrix, posto nella piazzetta in fondo a via Maria Maddalena — e così torniamo indietro. Questa ordinanza non ha nemmeno senso commentarla, è evidente che è soltanto punitiva, e soltanto per una zona della città». Per il barista, non è così che si evitano gli assembramenti: «Se non saranno qui, i clienti si ammasseranno da un’altra parte, è ovvio. Io però perdo soldi e meno soldi in cassa significa meno lavoro, in un anno già martoriato dall’emergenza Covid».
La pensano allo stesso modo i baristi della storica Scaletta: «Girano le foto scattate dall’alto degli assembramenti del weekend, ma della piazzetta, non del nostro vicolo. Noi abbiamo anche la security, osserviamo scrupolosamente le disposizioni anticontagio, puliamo addirittura la strada ad ogni chiusura». Sono arrabbiati anche loro, ma soprattutto delusi: «Il nuovo sindaco, anche per cambiare rispetto al passato, avrebbe potuto incontrarci, passare di qui, chiederci di metterci attorno a un tavolo per trovare insieme una soluzione». L’ordinanza, dicono, «l’abbiamo letta sui giornali», e sui giornali hanno letto che la disposizione di non poter vendere alcolici se non a chi è dentro il locale e a chi è seduto nel dehors vale fino al 31 gennaio: «Così chiudiamo, già c’è un calo di studenti universitari, già siamo fiaccati dall’anno del lockdown». Stessa opinione al Plan, locale di largo Carducci: «Se non ci sarà un ripensamento non potrò assicurare lavoro a tutti i collaboratori. Se il sindaco non ritira l’ordinanza — aggiunge il responsabile del bar — non è detto che assieme agli altri esercenti non si faccia ricorso».
Seppur non coinvolto dal provvedimento, il Gatto Gordo di via Cavour — altro locale del giro della «movida» — pubblica sulla propria pagina Facebook un post dal titolo «Sensibilizzare e responsabilizzare». «Da oggi vieteremo anche noi il consumo di bevande d’asporto al di fuori del locale e del nostro plateatico nonostante l’attuale provvedimento non ci obblighi farlo. Purtroppo nell’ultimo periodo i nostri sforzi nel distanziare le persone all’esterno e sensibilizzarle all’utilizzo della mascherina sono risultati spesso vani. Crediamo — si legge nel post— che solo attraverso responsabilizzazione e coscienza del singolo si possa prevenire in futuro un ulteriore punto di non ritorno. Nel frattempo continueremo i nostri propositi di dialogo con le forze politiche e la questura Di Trento, come già avvenuto finora con Franco Ianeselli e Roberto Stanchina (assessore alle attività economiche, ndr), per proporre soluzioni valide e alternative alla penalizzazione dei locali». Il post della Locanda del Gatto Gordo si augura che l’ordinanza possa essere in qualche modo «educativa»: «Ci auguriamo possa sensibilizzare gli avventori al rispetto delle norme di distanziamento e di utilizzo della mascherina».
Al Matrix
L’ordinanza di Ianeselli è solo punitiva: io però intanto perdo soldi e questo significa meno lavoro