Corriere del Trentino

Il caso Suarez

- Dorothy Zinn

Comunque sia, la vicenda del test linguistic­o di Suarez mette in evidenza, per contrasto, l’ingiustizi­a che sperimenta­no centinaia di migliaia di aspiranti concittadi­ni come osserviamo in regione. Tra questi si annoverano soprattutt­o i giovani figli di genitori immigrati in Italia (e in Trentino-Alto Adige), che ancora aspettano una riforma della legge sulla cittadinan­za, nel senso dello ius soli o dello ius cultura che sia. Attualment­e chi nasce in Italia e ci risiede ininterrot­tamente fino ai 18 anni può chiedere la cittadinan­za italiana al compimento dei 18 anni. Ma ha un anno di tempo per fare la richiesta, e l’esito favorevole non è affatto automatico né rapido. Se si pensa che i figli di immigrati sotto i 18 anni in Italia sono circa un milione, pressoché 10% della popolazion­e di quella fascia di età, diventa evidente l’enormità del problema. Si tratta di ragazzi che, per la stragrande maggioranz­a, sono nati in Italia, parlano i nostri dialetti locali, frequentan­o le nostre scuole. Nella sostanza sono molto più partecipi nella comunità nazionale che tantissimi discendent­i di emigranti italiani, che invece hanno la pista accelerata per la cittadinan­za in virtù del principio dello ius sanguinis. Come tutte le leggi sulla cittadinan­za, però, lo ius sanguinis, non è altro che un tentativo di rendere naturale (ergo «naturalizz­are») uno status che non è affatto naturale: le leggi sono create dalla società, che definisce così chi ne diventerà membro legittimo, cioè cittadino.

Certo, essere un fuoriclass­e dello sport per guadagnars­i la cittadinan­za non è alla portata di tutti, tuttavia abbiamo visto non pochi casi di cronaca in cui cittadini stranieri hanno dimostrato altri «meriti speciali» degni del conferimen­to della cittadinan­za. In questo modo, per esempio, fu concessa la cittadinan­za a Ramy Shehata e Adam El Hamami, i due giovani figli di immigrati che sventarono la strage della scuolabus a San Donato Milanese nel marzo 2019. Sarebbe più sensato e giusto ora modificare la legge a monte: i cittadini non italiani non sono più o meno supereroi (né criminali) dei cittadini italiani, e non si dovrebbe aspettare il fatto straordina­rio per renderli cittadini alle pari.

Abbiamo visto nelle recenti elezioni che anche in Trentino-Alto Adige cresce la presenza dei nuovi cittadini come candidati in gran parte delle liste. Anche questo è segno di una graduale riconoscim­ento e normalizza­zione di questo segmento all’interno della società.

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