Corriere del Trentino

Kolja Blacher in scena con l’orchestra Haydn

- Giancarlo Riccio

Un pezzo d’Europa e un mattone della grande Berlino in musica approdano a Bolzano e a Trento la prossima settimana con Kolja Blacher, direttore e solista che sarà sul palco insieme all’orchestra Haydn. Martedì l’apppuntame­nto è a Bolzano e mercoledì a Trento nei due auditorium delle rispettive città, alle 20 e alle 20.30. In programma, Barber, Mozart e Haydn.

Nato a Berlino, Kolja Blacher a 15 anni si è trasferito a New York per studiare alla Juilliard School e seguire i corsi di Dorothy DeLay.

Dopo essersi perfeziona­to con Sándor Végh a Salisburgo, ha iniziato una brillante carriera solistica. Dal 1999 al 2009 è stato professore di violino e di musica da camera al Conservato­rio di Amburgo, per insegnare poi al Conservato­rio Hanns Eisler di Berlino.

Come solista ha collaborat­o con prestigios­e orchestre tra cui i Berliner Philharmon­iker,

La sua carriera è stata tutta un crescendo di conferme e di successi.

Kolja Blacher suona lo Stradivari «Tritton» del 1730, acquistato da Kimiko Powers e messo a disposizio­ne dell’artista.

Maestro Blacher, come ha scelto i brani che dirigerà con la Haydn?

«La sinfonia nr. 95 di Haydn è fantastica e anche poco eseguita come branoguida, cosa che è secondo me un vero peccato. Samuel Barber anche, soprattutt­o se pensiamo al dramma dell’attuale pandemia da coronaviru­s in tutto il mondo».

Che cosa ha scelto di suonare come violino solista e perchè?

«Inizialmen­te volevo fare un concerto di Brahms dopo che ho suonato Max Bruch con l’orchestra Haydn circa un anno e mezzo fa. Ora suoneremo il concerto di Mozart legato anche al dolore collettivo provocato dal Covid-19. Ma

Kolja Blacher di Berlino, direttore d’orchestra e raffinato solista del violino, sarà sul palco con l’orchestra Haydn, martedì a Bolzano e mercoledì a Trento per me è sempre un grande piacere fare musica con l’orchestra Haydn. Come poche settimane fa quando abbiamo interpreta­to insieme le Sinfonie 1 e 2 di Beethoven. Ormai ci conosciamo bene e la sintonia riusciamo a ritrovarla in fretta».

Lei ha sempre avuto un rapporto speciale con i prestigios­i Berliner Philarmoni­ker. Qual è il motivo?

«Di motivi ce ne sono molti, anche privati e tali devono rimanere. Ma posso ricordare che sono stato il primo violino lì per sei anni con il maestro Claudio Abaddo, dal 1993 al 1999. Con Abbado abbiamo lavorato in modo sublime, davvero indimentic­abile».

Quale orchestra le piace di più, in Europa?

«Ci sono molte buone orchestre, con le quali è bello lavorare e confrontar­si».

Ad esempio?

«Quelle di Amsterdam, Lipsia, la Staatsoper di Berlino e quelle di Parigi e di Londra… Come vede, non sono poche».

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