«Incarico illecito», l’ex giunta Valduga nel mirino dei giudici
La Procura della Corte dei Conti contesta alla scorsa giunta di Francesco Valduga e ad altri dirigenti per un totale di 13 persone un presunto danno erariale di 463mila euro per la nomina, ritenuta illecita, di Mauro Amadori come direttore generale. Ma Valduga non ci sta: «Dimostreremo la correttezza e la bontà del nostro operato» dice.
TRENTO Potrebbe costare salata all’amministrazione guidata da Francesco Valduga la decisione di nominare come direttore generale del Comune Mauro Amadori: la Procura della Corte dei Conti, guidata da Marcovalerio Pozzato, contesta infatti al sindaco, alla giunta ed altre figure amministrative (per un totale di 13 persone) un danno erariale di quasi mezzo milione. Per la Procura l’affidamento dell’incarico ad Amadori sarebbe «illecito nell’assenza di titoli e condizioni che potessero legittimare in alcun modo la sua nomina». Respinge tutte le accuse il sindaco Valduga: «Macché danno erariale, anzi dalla riorganizzazione il Comune ha tratto beneficio».
Il caso affonda le radici nell’ottobre del 2015, quando venne pubblicato un bando per l’assunzione di un direttore generale che si concluse nel gennaio del 2016 con l’idoneità, secondo la commissione giudicatrice, di 6 candidati tra cui lo stesso Amadori. Un mese dopo circa Amadori viene assunto dal Comune di Rovereto come funzionario a tempo determinato fino alla fine del gennaio 2018. Due giorni dopo con una delibera la giunta gli assegnava la qualifica di dirigente cui seguiva, per decreto del sindaco, l’attribuzione dell’incarico di direttore generale.
Incarichi che giunta e sindaco prorogheranno poi con propri atti.
Il caso era già stato sollevato a livello politico ancora nel 2016 dal consigliere di opposizione Marco Zenatti e nel 2018 dai consiglieri Pd Andrea Miorandi e Luisa Filippi. Per la Procura della Corte dei Conti sarebbe «dato incontrovertibile che Amadori non possedesse i requisiti previsti dalla legge per essere nominato direttore generale, non essendo segretario generale dell’Ente, nè dirigente di ruolo e non svolgendo, al momento della pubblicazione del bando di selezione, incarichi di dirigente a tempo determinato presso alcuna amministrazione come previsto dalla legge». Per la Procura l’amministrazione guidata da Valduga avrebbe allestito un procedimento amministrativo «al solo fine di realizzare un doppio passaggio cioè da funzionario a dirigente prima e da dirigente a tempo a direttore generale poi». Per questo la Procura cita a giudizio Valduga e tutta la sua giunta (Cristina Azzolini, Mauro Previdi, Giuseppe Graziola, Maurizio Tomazzoni, Mario Bortot, Carlo Plotegher e Ivo Chiesa, seppure quest’ultimo solo per la proroga dell’incarico perché in sede di votazione della prima delibera era assente giustificato), il segretario generale, la segretaria facente funzioni che firmò le due delibere, il capo del personale e i membri della commissione che valutò i partecipanti al bando per l’incarico di direttore generale. In totale la Procura chiedeva 576.673 euro, ossia la retribuzione percepita da Amadori dal 2016 a oggi. A cui però i magistrati sottraggono, come chiesto dagli accusati, 113.477 euro derivati dall’utilità dell’operato di Amadori nel periodo finito sotto la lente. Resterebbe quindi un presunto danno erariale di 463.195 euro diviso però in percentuali diverse tra le 13 persone citate a giudizio in base al grado di colpa attribuito dalla Corte dei Conti: la fetta più corposa, pari al 75 per cento del totale, viene imputata per un terzo ciascuno (115.798 euro) a sindaco, segretario generale titolare e dirigente del personale. A scalare tutti gli altri per importi minori. Ai membri della commissione e al dirigente del personale viene chiesto un extra di 2.555 euro totali per i costi della commissione, che secondo la Procura non avrebbe nemmeno esistere.
Tutti i citati hanno presentato le proprie controdeduzioni sostenendo la correttezza del proprio operato, il sindaco Valduga lo ribadisce: «Tutto nasce da una segnalazione di Zenatti di 4 anni fa, le controdeduzioni ci sono state chieste a marzo e solo il 18 settembre, due giorni prima del voto, ci è stato spedito questo atto. Prendo atto della coincidenza. Abbiamo documentato come la nostra azione sia stata a vantaggio dell’ente pubblico. Il dirigente aveva i requisiti per essere nominato e avrei potuto farlo direttamente ma abbiamo istituito una commissione per un surplus di trasparenza. Alla luce delle procedure svolte e dei qualificati supporti giuridici e tecnici forniti sono fiducioso che le ragioni della buona amministrazione saranno ampiamente dimostrate».
13
Sono le persone citate a giudizio, con gradi di responsabilità presunta diversi, dalla Corte dei Conti per il caso Amadori
75
È la percentuale del danno che la Corte dei Conti imputa a 3 dei 13 accusati, sindaco, segretario e capo del personale
La difesa
Il sindaco di Rovereto precisa: «Nomina corretta e non c’è danno erariale, dalla riorganizzazione il Comune ha beneficiato»