Valentini, il pioniere delle bollicine Presto in Cantina Vivallis la riserva
TRENTO Il 1899 è l’anno delle prime bottiglie di metodo classico prodotto in Trentino, non a opera del famoso Giulio Ferrari, bensì di Arminio Valentini, pioniere della spumantistica della Vallagarina. Proprietaria terriera, fornitrice di vino alla Casa imperiale d’Austria, tanto da essere insignita nel 1760 del titolo nobiliare «di Weinfeld», la cantina era a Calliano e a testimoniare la sua produzione spumantistica di fine Ottocento c’è una pubblicità sulla strenna natalizia del quotidiano Alto Adige dove si diceva che lo «Champagne
Valentini», distribuito niente di meno che da Cesare Battisti, «venne giudicato da persone competenti uno dei migliori, superando quello di molte marche». Che il nome del celebre irredentista possa essere legato al mondo del commercio enologico è più che probabile visto che i genitori erano titolari della nota Drogheria Battisti di via Dordi a Trento. La stessa, peraltro, in cui lavorerà negli anni Venti anche Bruno Lunelli, capostipite della famiglia proprietaria di
Cantine Ferrari. Oggi è Vivallis la proprietaria del marchio Valentini e con orgoglio prosegue la filosofia di Arminio Valentini, ossia ricercare la massima qualità delle uve per produrre ottimo spumante. Le etichette che si possono trovare sul mercato sono due, ossia il Trentodoc Valentini di Weinfeld Brut millesimato, 100% Chardonnay, e il Trentodoc Rosè Valentini di Weinfeld Brut millesimato, perfetto assemblaggio tra Chardonnay e Pinot Nero. La zona di provenienza delle uve si estende sulle colline tra Volano e Rovereto, oltre i 400 metri di altitudine. L’affinamento sui lieviti, per entrambi i prodotti, è di quasi 26 mesi, periodo ideale per ottenere finezza ed eleganza nei profumi, oltre che perfetto equilibrio tra freschezza e mineralità, garantendo uno spumante di grande beva in puro stile Trentodoc. A fine anno, però, arriveranno due novità: un nuovo punto accoglienza Valentini nella nuova sede di Vivallis a Villalagarina e una Riserva che, assicurano dalla cantina, farà parlare molto di sé. Nell’attesa di poterla assaggiare, a colpire oggi è il Rosé (30 euro, 2.500 bottiglie prodotte ogni anno), annata 2016, dal bellissimo colore rosa tenue con leggeri riflessi ramati e dalla una spuma cremosa. Al naso, profumo di ribes, fragoline di bosco e un tocco di mela, fiori di rosa, glicine, arancia rossa e biscotti. Al palato è ricco, con un perlage abbastanza fine e persistente e piacevoli note di agrumi, corbezzolo, piccoli frutti e una punta di salinità.