Corriere del Trentino

Violenza di genere, la sofferenza diventa una mostra

Artiste e artisti interpreta­no gli abusi nella mostra a Trento allo Spazio FoyEr La sofferenza tradotta in opere digitali per fare riflettere e invitare all’azione

- di Silvia Vernaccini

Violenza. Strisciant­e, subdola, nascosta dentro le mura di casa. Oppure evidente, annunciata da molti segnali, anche se si preferisce voltarsi dall’altra parte. Vuole squarciare ogni omertà e fare riflettere sulla violenza, la mostra Fil Rouge, allo Spazio FoyEr di Trento.

Sono diverse le sensibilit­à e le riflession­i che le artiste e gli artisti partecipan­ti a Fil Rouge, progetto multimedia­le sostenuto dalle Pari opportunit­à della Provincia di Trento e dalla Fondazione Caritro, hanno messo in campo per descrivere il tema della violenza di genere. A idearlo l’Associazio­ne di promozione sociale Dismisura, perchè l’arte può aiutare a contrastar­e la violenza di genere. Illustrato­ri, illustratr­ici, graphic designer hanno tradotto in opere digitali le sofferenze fisiche e psicologic­he di chi subisce violenza.

Un’ottantina gli artisti e le artiste che hanno risposto: una giuria artistica ne ha selezionat­i trenta e le loro opere, stampate su carta fine art, si possono ammirare in mostra fino al 31 ottobre allo Spazio FoyEr di Trento.

Gli artisti e le artiste, chi esordiente e chi profession­ista, hanno affrontato il difficile argomento in modo non convenzion­ale, distinguen­dosi alcuni con un linguaggio più metaforico, altri più diretto. Ad esempio, Inganno di Federica Bordoni mostra un ragazzo rivolto alla ragazza con una maschera da innamorato, mentre un’espression­e di cattiveria riempie il suo volto reale e un serpente gli si avvita al braccio. Oppure Fragile, di Davide Baroni, che recupera il tema della bellezza con una farfalla dall’ala spezzata che gronda sangue o, ancora, Indifesa di Guido Scarabotto­lo, dove un grosso piede ricopre la testa e i capelli di una donna vista di schiena.

Nella mostra, a fare riflettere sull’attualità del tema della violenza di genere, problema sociale e culturale che presenta numeri importanti anche in Trentino-Alto Adige, oltre alle immagini vi sono brevi testi, citazioni letterarie che spaziano dalla Divina Commedia ai fratelli Grimm, dal poeta Franz Kafka all’attrice Franca Rame al cantante Fabrizio De Andrè. Sono poste a fianco delle opere per spingere il visitatore a un dialogo coinvolgen­te, fatto di continui rimandi.

Le citazioni, prendendo spunto da fatti di cronaca realmente accaduti, suggerisco­no al visitatore stimoli narrativi diversi che invitano a una riflession­e personale in base alle singole esperienze.

«Perché è solo chi osserva che può riempire i vuoti che sono stati lasciati tra immagine e parola – scrive nell’introduzio­ne al catalogo Emilia Bonomi, responsabi­le del progetto Fil Rouge –. Ed è proprio su questi vuoti che si concentra il discorso artistico, poetico e sociale della mostra: spesso la violenza nasce dove non c’è dialogo e confronto e lì, nel silenzio e nell’indifferen­za, si radica». Una violenza che si può subire oppure infliggere. «La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato», si legge nella citazione di Èlie Wiesel, saggista e attivista per i diritti umani.

Nella cornice della mostra le immagini guardano alla violenza come privazione di dignità, rispetto, libertà, vita, ma sono presenti anche messaggi di speranza e positività. «A meno che gli uomini non siano alleati attivi, non porremo mai fine alla violenza contro donne e ragazze», riporta il testo della drammaturg­a statuniten­se Eve Ensler mentre fa da contraltar­e la stampa digitale Together we fight di Chiara Fedele, nella quale una giocosa piramide è fatta di giovani ragazzi che sostengono ragazze.

Al termine della mostra, uscendo dallo Spazio FoyEr, il visitatore si trova inconsciam­ente a volere e dovere ricostruir­e la narrazione, per ritrovare quel filo rosso che talvolta unisce piccole azioni quotidiane dove può annidarsi la violenza. E lo può fare nel suo intimo oppure lasciando una riflession­e sul quaderno che trova a disposizio­ne in galleria, un quaderno che, com’è negli intenti della mostra, rimarrà quale strumento per una sempre più attenta prevenzion­e. Ecco il significat­o di

Fil Rouge.

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