Violenza di genere, la sofferenza diventa una mostra
Artiste e artisti interpretano gli abusi nella mostra a Trento allo Spazio FoyEr La sofferenza tradotta in opere digitali per fare riflettere e invitare all’azione
Violenza. Strisciante, subdola, nascosta dentro le mura di casa. Oppure evidente, annunciata da molti segnali, anche se si preferisce voltarsi dall’altra parte. Vuole squarciare ogni omertà e fare riflettere sulla violenza, la mostra Fil Rouge, allo Spazio FoyEr di Trento.
Sono diverse le sensibilità e le riflessioni che le artiste e gli artisti partecipanti a Fil Rouge, progetto multimediale sostenuto dalle Pari opportunità della Provincia di Trento e dalla Fondazione Caritro, hanno messo in campo per descrivere il tema della violenza di genere. A idearlo l’Associazione di promozione sociale Dismisura, perchè l’arte può aiutare a contrastare la violenza di genere. Illustratori, illustratrici, graphic designer hanno tradotto in opere digitali le sofferenze fisiche e psicologiche di chi subisce violenza.
Un’ottantina gli artisti e le artiste che hanno risposto: una giuria artistica ne ha selezionati trenta e le loro opere, stampate su carta fine art, si possono ammirare in mostra fino al 31 ottobre allo Spazio FoyEr di Trento.
Gli artisti e le artiste, chi esordiente e chi professionista, hanno affrontato il difficile argomento in modo non convenzionale, distinguendosi alcuni con un linguaggio più metaforico, altri più diretto. Ad esempio, Inganno di Federica Bordoni mostra un ragazzo rivolto alla ragazza con una maschera da innamorato, mentre un’espressione di cattiveria riempie il suo volto reale e un serpente gli si avvita al braccio. Oppure Fragile, di Davide Baroni, che recupera il tema della bellezza con una farfalla dall’ala spezzata che gronda sangue o, ancora, Indifesa di Guido Scarabottolo, dove un grosso piede ricopre la testa e i capelli di una donna vista di schiena.
Nella mostra, a fare riflettere sull’attualità del tema della violenza di genere, problema sociale e culturale che presenta numeri importanti anche in Trentino-Alto Adige, oltre alle immagini vi sono brevi testi, citazioni letterarie che spaziano dalla Divina Commedia ai fratelli Grimm, dal poeta Franz Kafka all’attrice Franca Rame al cantante Fabrizio De Andrè. Sono poste a fianco delle opere per spingere il visitatore a un dialogo coinvolgente, fatto di continui rimandi.
Le citazioni, prendendo spunto da fatti di cronaca realmente accaduti, suggeriscono al visitatore stimoli narrativi diversi che invitano a una riflessione personale in base alle singole esperienze.
«Perché è solo chi osserva che può riempire i vuoti che sono stati lasciati tra immagine e parola – scrive nell’introduzione al catalogo Emilia Bonomi, responsabile del progetto Fil Rouge –. Ed è proprio su questi vuoti che si concentra il discorso artistico, poetico e sociale della mostra: spesso la violenza nasce dove non c’è dialogo e confronto e lì, nel silenzio e nell’indifferenza, si radica». Una violenza che si può subire oppure infliggere. «La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato», si legge nella citazione di Èlie Wiesel, saggista e attivista per i diritti umani.
Nella cornice della mostra le immagini guardano alla violenza come privazione di dignità, rispetto, libertà, vita, ma sono presenti anche messaggi di speranza e positività. «A meno che gli uomini non siano alleati attivi, non porremo mai fine alla violenza contro donne e ragazze», riporta il testo della drammaturga statunitense Eve Ensler mentre fa da contraltare la stampa digitale Together we fight di Chiara Fedele, nella quale una giocosa piramide è fatta di giovani ragazzi che sostengono ragazze.
Al termine della mostra, uscendo dallo Spazio FoyEr, il visitatore si trova inconsciamente a volere e dovere ricostruire la narrazione, per ritrovare quel filo rosso che talvolta unisce piccole azioni quotidiane dove può annidarsi la violenza. E lo può fare nel suo intimo oppure lasciando una riflessione sul quaderno che trova a disposizione in galleria, un quaderno che, com’è negli intenti della mostra, rimarrà quale strumento per una sempre più attenta prevenzione. Ecco il significato di
Fil Rouge.