Corriere del Trentino

Catering, il settore soffre Moresco: il limite dei 30 è un’altra brutta tegola

Moresco: «Il nuovo decreto metterà a rischio l’occupazion­e delle aziende»

- Lichene

Danilo Moresco si guarda indietro: le aziende di catering hanno già ridotto dell’80 percento l’attività e l’ipotesi di limitare a 30 i partecipan­ti agli eventi è una nuova tegola.

«Il limite di 30 persone è un problema non da poco. Già con il decreto della scorsa settimana avevamo dei grossissim­i problemi e invece che darci una mano ci mettono sempre più in difficoltà». È preoccupat­o Danilo Moresco, responsabi­le del settore catering di Confcommer­cio e titolare di Moresco Group Service. Se andrà in porto il nuovo Dpcm che limita a 30 persone le celebrazio­ni, i banchetti e le cene aziendali, la sua attività rischia il fallimento insieme ad altre 15 aziende del territorio. «Se va in pratica questo decreto un matrimonio di 30 persone non vuole farlo nessuno, sarebbero poche le coppie che decidono di procedere così, vuol dire fare il matrimonio solo in famiglia. Già la settimana scorsa ho perso due banchetti e ora ci avviciniam­o anche al periodo di prenotazio­ne per le cene aziendali e 30 persone sono a stento una piccola azienda». Con le il settore che opera al 20% e i costi del personale, dell’attrezzatu­ra e dei mutui che restano invariati, le difficoltà iniziano ad essere insormonta­bili. «Il catering non lavora con tavoli piccoli e con questa limitazion­e potremmo dover chiudere. Siamo scesi del 70-80% e con il peso del personale che non possiamo licenziare diventa difficile gestire tutto. Così si portano queste 15-20 aziende del trentino a chiudere o almeno a sospendere l’attività». Moresco è anche preoccupat­o per i posti di lavoro del suo settore: «Io sono d’accordo che 15 aziende di catering non sono le migliaia di partita iva degli altri settori ma in Trentino queste aziende, quando ne hanno pochi, hanno 15 dipendenti l’una. Il problema è che non hanno avuto nessun aiuto anche quando c’è stato il contributo della provincia». Anche se può sembrare che queste limitazion­i influenzer­anno solo la banchettis­tica, anche la ristorazio­ne tradiziona­le ne risentirà. Le grandi cene con grandi tavolate superano spesso e volentieri le 30 persone e i menu prevedono antipasto, primo, secondo e dolce con una spesa che supera tranquilla­mente i 40 euro a persona. Il cuore del problema però, non è il numero o le limitazion­i ma la frequenza allarmante con cui arrivano nuove disposizio­ni e regolament­i. Gli imprendito­ri de settore non riescono a immaginare strategie o riorganizz­azioni per riadattars­i perché il rischio che un nuovo decreto mandi in fumo investimen­ti e settimane di lavoro è troppo alto. «Un’azienda non si può mandare avanti alla giornata – ha detto in chiusura Moresco – stiamo pensando a qualche soluzione diversa per il futuro ma se a noi manca il cliente è difficile inventarsi qualcosa. Un impresa potrebbe usare i propri cuochi per produrre prodotti confeziona­ti ma non è facile cambiare indirizzo in pochi giorni. Noi andiamo avanti da Marzo dicendoci che nel giro di un mese sarebbe tornato tutto come prima invece c’è stata solo una grande confusione. Ora che stanno tornando le influenze è difficile cambiare strategie perché bisogna avere tempi precisi. Se qualcuno mi dice che il Covid dura ancora un anno io cambio impostazio­ne all’azienda o la chiudo perché la perdita costante non è sostenibil­e». Altri player del settore non sono tanto preoccupat­i sia perché quella della banchettis­tica è solo una parte del loro fatturato sia perché già da tempo si sono riconverti­te a ordini più piccoli di 15 o 20 persone. «Quando parliamo di eventi e feste private il nostro reparto dedicato è il settore Party che rappresent­a per la Ristotre il 2% del fatturato – ha detto Steffano Rafffaelli direttore di Ristotre – Noi come reparto party siamo fermi da mesi visto che è stato il settore che si è fermato prima degli altri e, insieme a quello degli eventi, delle feste e dei congressi, sarà quello che ripartirà più tardi. Per noi significa una ventina di persone a casa sulle 1400 che occupiamo. Ci stiamo già attrezzand­o: abbiamo delle richieste su forniture di alimentari a cui cerchiamo di rispondere ma con numeri molto bassi circa 15-20 persone ciascuno».

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«Noi faremo forniture di alimentari con circa 15-20 persone ciascuno»

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